Dragon Ball: Revenge of King Piccolo – Recensione Dragon Ball: La vendetta del Re Piccolo
Dragon Ball, anime e manga famosissimo, ha avuto, nel corso degli anni, una quantità enorme di videogiochi a esso dedicati. Ma quasi la totalità di questi sono incentrati su Dragon Ball Z, mentre le origini di Goku, nella saga di Dragon Ball di lui da bambino, sono spesso state snobbate. Ultimamente per Nintendo DS è uscito Dragon Ball Origins, che ha portato una ventata di aria fresca nei titoli proposti della serie, e adesso, nonostante siano su piattaforme e di sviluppatori diversi, continua la nostra avventura con La Vendetta del Re Piccolo, che continua la storia esattamente dove si era fermato Origins. Andiamo a vedere di cosa si tratta.
Sette sfere per un desiderio…già sentito?
La storia di questo gioco parte dal momento in cui Goku va alla ricerca della sua sfera del drago, quella a 4 stelle, dopo il primo Torneo Tenkaichi al quale prende parte. Davanti a sè trova però la minaccia del più potente esercito del mondo, il Red Ribbon, anch’esso alla ricerca dei globi. Son Goku dovrà quindi sfidarli in vari luoghi del mondo: il generale Silver in una prateria, il generale White nella Muscle Tower a Nord, il Generale Blue in una base sottomarina dei pirati, il Killer Taobaibai nei pressi del Santuario di Karin, e infine il grosso dell’esercito, assieme al segretario Black e al comandante Red, nel loro quartier generale.
Al termine di questa lunga saga prende luogo un nuovo torneo Tenkaichi, dove facciamo la conoscenza di Tenshinhan e Jiaozi, ma conclusa la competizione i nostri eroi trovano Crilin morto, e l’elenco dei partecipanti rubato. L’artefice di tutto ciò è il risorto Grande Re Demone Piccolo (giusta traduzione di Piccolo Daimaoh, erroneamente chiamato qui in Italia Grande Mago Piccolo, dalla Star Comics) che vuole uccidere tutti gli esperti di Arti Marziali per non rischiare di venire sigillato nuovamente, e radurare le sfere del drago per tornare giovane e invincibile come un tempo. Riuscirà Goku a fermare questa minaccia per il mondo?
Kamehameha!
Questo titolo di Dragon Ball non è il solito picchiaduro. Diversamente dallo standard, abbiamo di fronte un bel platform a due dimensioni e mezzo, con sessioni da picchiaduro a scorrimento.
Gli stage si percorrono proseguendo in linea retta, ma c’è possibilità di utilizzare un pelo di profondità, così come si poteva fare in vecchi giochi dello stile di Final Fight. I comandi sono molto semplici: A serve per sferrare attacchi con Goku, B è necessario per saltare, C è utilizzato per pararsi (o per gettarsi in una capriola se siamo in movimento), Z per cimentarci in varie azioni a seconda della situazione e se ci viene permesso usarlo (come afferrare oggetti volanti per saltare più in alto, o colpire nemici a terra). Lo stick analogico serve per spostarci, mentre la pressione di un qualunque pulsante direzionale attiverà la mossa speciale (nel caso di Goku la Kamehameha) a patto che la barra del Ki sia sufficientemente carica.
Il Gameplay è piuttosto semplice e intuitivo: in ogni stage ci basterà proseguire per la nostra strada, sconfiggere i nemici che ci capitano davanti (usando le poche combo a nostra disposizione), cercare di non morire nelle sezioni platform, e infine sfidare l’eventuale boss di fine livello. Per quanto riguarda gli oggetti che troviamo, sono molto spesso casse che, rompendole, sveleranno Zenie od oggetti bonus per ripristinare la barra della vita perduta, o il Ki (che normalmente si ottiene facendo combo sui nemici). Esplorando gli stage in maniera più approfondita, è possibile trovare anche delle scatole speciali che contengono oggetti segreti collezionabili. Sono presenti 8 di essi in ogni Saga, per un totale di 48 oggetti segreti. Ottenere tutti gli oggetti di una saga sbloccherà nella nostra partita interessanti contenuti extra, come lottatori nella modalità torneo.
Questa modalità è un vero e proprio VS mode: prende luogo al Torneo Tenkaichi e potremo scegliere il personaggio da utilizzare. Inizialmente ne sono disponibili solo sei: Goku, Crilin, Yamcha, Jackie Chan, Tenshinhan e Jiaozi, e i comandi sono esattamente gli stessi della modalità avventura, anche se ognuno di loro differisce nei colpi, combo e mosse speciali.
Abbiamo poi la modalità negozio, dove la vecchia Sibilla Baba ci venderà articoli interessanti, pagando gli Zenie trovati nella modalità avventura. Qui potremo comprare potenziamenti per la vita di Goku, ma anche i modelli dei personaggi da rivederci quando vogliamo, le voci, e i filmati del gioco. Infine le opzioni, dove potremo decidere le solite impostazioni audio e video, ma soprattutto grazie al cielo, abbiamo l’opportunità di utilizzare il doppiaggio originale invece di quello inglese.
Alti e bassi
Questo capitolo di Dragon Ball è molto interessante in termini di qualità tecnica. Ha alti da una parte e bassi da un’altra, mantenendosi però sempre costante e coerente con se stesso. La grafica si attesta su buoni livelli, dando l’impressione voluta dell’anime, ma su alcuni filmati dà un fastidioso senso di inadeguatezza a vedere i volti dei personaggi cambiare di texture in texture in malo modo e spesso vederli parlare senza che muovano le loro bocche. Le musiche sono tutte molto carine ed orecchiabili, ma si sentono fin troppo spesso due temi ricorrenti. La longevità della sola avventura non è certo enorme, parliamo di poche ore di gioco e di una difficoltà piuttosto bassa, ma la rigiocabilità si fa sentire grazie agli oggetti collezionabili e alla possibilità di migliorarsi, grazie al sistema di votazione presente alla fine di ogni stage, che tiene conto del tempo impiegato e della vita rimasta.
In definitiva
La vendetta del Re Piccolo non fa gridare al miracolo, nè per tecnica nè per gameplay. Il gioco in generale si attesta comunque su buoni livelli, ed è molto divertente da giocare. Le conclusioni sono quindi le solite per questo tipo di titoli: compratelo se siete dei fan di Dragon Ball, difficilmente ne sarete delusi. E per i fan stufi della solita brodaglia , c’è da dire che almeno questo si distoglie dai titoli standard Dragon Balliani.