DOOM 64 – Recensione
Nel 1997, anno di rilascio di DOOM 64, le musicassette stavano lasciando lentamente e inesorabilmente il passo ai compact disc e, in maniera analoga, anche in ambito videoludico si assisteva al declino della cartuccia a favore del moderno CD. Erano gli anni in cui la console war era una lotta a due in cui PlayStation e Sega Saturn si contendevano quella fetta di mercato di appassionati che, dopo anni di sprite a 16-bit, cercavano strumenti più moderni e avveniristici per addentrarsi tra le miriadi di mondi da sogno che i videogiochi potevano offrire.
Nintendo, con il successo ancora vivo dello SNES, puntò a mettersi in mezzo a questo dualismo facendo forse il suo più grande azzardo: realizzare una console a 64-bit, più potente degli avversari, ma che non riusciva a staccarsi dal passato — utilizzando la giustificazione della lotta alla pirateria — e rimanendo ancorata alle ormai superate cartucce.
Nintendo 64 arrivò così sul mercato e tutta una serie di franchise vennero traslati su questa nuova potenza, sorte toccata anche a DOOM con DOOM 64, diretto successore dei primi due storici capitoli ammirati sui PC dell’epoca. Id Software affidò a Midway l’arduo compito di portare l’inferno su Nintendo 64 e i risultati sono tutt’ora apprezzabili, a distanza di 22 anni. Ammettiamolo però, DOOM 64 rimase per molto tempo un oggetto un po’ misterioso su console, in parte perché apparteneva a un genere apprezzato per lo più su PC (anche se poi su N64 ci furono tanti altri FPS di successo), in parte perché molti lo ritennero una sorta di rivisitazione dei famosi titoli Id ma a 64-bit e, infine, semplicemente perché molti giocatori non ebbero la fortuna di mettere le mani sulla console Nintendo.
Come dicevamo, DOOM 64 è il sequel diretto di DOOM II, tecnicamente superiore al suo predecessore grazie alla potenza della macchina Nintendo e che oggi diventa fruibile per tutti, grazie all’operazione scelta da Bethesda di affiancare un pezzo del passato al nuovo capitolo della serie, DOOM Eternal. Questo porting HD, perché di questo si tratta, è stato affidato a Nightdive Studios che è riuscito nell’intento di integrare alla perfezione le risoluzioni moderne a una fluidità già eccezionale per l’epoca. Il nostro amato marine viene qui inviato in un’installazione UAC con lo scopo di sradicare le forze demoniache che stanno proliferando all’interno della base abbandonata. Come al solito saremo soli di fronte a un esercito infernale, armati fino ai denti e pronti a scatenare l’inferno contro le stesse creature che da esso provengono.
Il Doom Guy può contare su un arsenale importante che parte da pugni e pistola e che arriva, passando per l’immancabile doppietta, all’armamentario più pesante che viene glorificato dal distruttivo BFG-9000. In aggiunta a tutte queste armi di stampo classico troviamo la nuova Unmaker, arma interessante, dall’aspetto demoniaco e in grado di emettere un singolo raggio e che, senza fare troppi azzardi, risulta essere un antenato della railgun ammirata nella serie Quake e del Gauss Cannon di Doom (2016).
DOOM 64 risulta ancora oggi godibile e fluido, oltre che dannatamente difficile e divertente, e presenta innovazioni tecniche per l’epoca (pensiamo ad esempio al cielo animato) non indifferenti. Impazzire per trovare la classica chiave colorata, nel dedalo di pareti che sembrano tutte uguali, sarà all’ordine del giorno con un mostro dietro l’angolo, pronto a coglierci di sorpresa, e che sarà quasi sempre annunciato dai classici grugniti e sbuffi tipici di questi bestiali nemici. Ci troviamo a un passo dall’Inferno ma ci troviamo anche in quella via di mezzo dell’industria videoludica che dagli sprite, qui decisamente migliorati, si avviava verso texture più complesse che avrebbero portato nelle produzioni successive ai poligoni tridimensionali che avrebbero fatto la storia degli FPS e non solo.
Accompagnati da una buona colonna sonora e da tutti quegli effetti come esplosioni, spari e gemiti tipici della serie, troveremo un vasto corollario di nemici (quasi tutti quelli presenti in Doom II: Hell on Earth) che vanno dai deboli ma sempre ostici Imp per arrivare ai più pesanti Mancubus e Baroni Infernali. Insomma, questa operazione nostalgia risulta appagante, ostica e longeva grazie agli oltre 30 livelli fatti di chiavi e nemici nascosti, appostamenti, agguati e così via e farà la gioia sia di chi è cresciuto negli anni Novanta ma anche di chi ama le sfide più complesse e ambisce a soddisfazioni di più alta portata nello scoprire ogni minimo segreto utile al completamente al 100% del titolo.
DOOM 64 è un porting HD di buona fattura senza infamia e senza lode. Le sensazioni e le atmosfere apprezzatae oltre 20 anni fa vengono riproposte senza alcun ritocco o quasi. Bethesda poteva spingere Nightdive Studios a osare di più? Probabilmente sì, ma questo Doom risulta ancora fluido, divertente e impervio così com’è, cioè come’era quello uscito nel 1997 su Nintendo 64 e tanto apprezzato dai fan. Questa release dal sapore amarcord risulta ancora più apprezzabile se accostata al pre-order del nuovissimo DOOM Eternal e che completa così un pacchetto in grado di garantire svariate ore di intrattenimento videoludico. Ancora una volta il Doom Guy, qui ancora alle prese col passaggio dalle 2 alle 3 dimensioni che decreteranno il successo degli sparatutto negli anni successivi, è pronto a lacerare e squarciare l’Inferno.
Pro
- Operazione nostalgia in HD riuscitissima
- Dannatamente difficile
- Feeling incredibile
Contro
- Grafica e texture sono invariate