Devil’s Hunt – Recensione
La lotta fra il bene e il male è eterna e spesso, nel panorama videoludico, confrontare queste due forze dell’universo significa tirare in ballo demoni e forze angeliche. È proprio quello che fa Devil’s Hunt, titolo sviluppato da Layopi Games e pubblicato da 1C Company e 1C Entertainment, che prendendo spunto dal romanzo di Paweł Leśniak, Equilibrium, ci lancia proprio nel bel mezzo della guerra fra Lucifero e l’arcangelo Gabriele. Devil’s Hunt si propone come una sorta di erede di Devil May Cry, prendendo spunto da questi sia come genere che ambientazione, ma cercando, a modo suo, di distinguersi dalle avventure di Dante e Nero.
Salvatore e Distruttore, Distruttore e Salvatore
Desmond Pearce è il classico figlio di papà cresciuto fra gli agi, palestrato, con un lavoro nell’azienda di famiglia dove sostanzialmente fa quello che gli pare. Nel tempo libero, contro la volontà del padre e della sua ragazza, si diletta partecipando a degli incontri di lotta libera e, a quanto sembra, il suo sogno è proprio quello di ergersi a campione assoluto di Miami. È proprio durante la finale del torneo che Desmond prende una marea di pugni sul grugno finendo al tappeto, oltre che deriso e respinto dal padre. Dopo la sonora sconfitta, ritirandosi a casa, scopre anche che la sua ragazza è stata a letto con il suo migliore amico. Sconvolto, in preda alla rabbia e allo sconforto, Desmond si suicida, buttandosi giù da un ponte con la sua auto. Una volta morto fa la conoscenza di Sawyer e Lucifero, i quali gli propongono un accordo: Desmond può tornare in vita ma solo se obbedirà al Signore degli Inferi, entrando nella schiera degli Esecutori, esseri dai poteri sovrannaturali il cui compito è quello di mietere anime.
Il ragazzo accetta e, venuto a contatto con la Morte in persona, dona il suo sangue per tornare sulla Terra. Da qui in poi partirà un susseguirsi di incarichi ed eventi (a volte abbastanza confusi) che porterà Desmond a trovarsi proprio nel bel mezzo di due schieramenti, ossia quello degli Angeli e quello dei Demoni, in qualità di Salvatore e Distruttore, una carica che gli è stata affibbiata da un giorno all’altro, senza sapere nemmeno perché. Il comparto narrativo di Devil’s Hunt, nonostante sia pregno di molti clichè, è dotato di elementi che potrebbero fargli compiere un salto di qualità: setting interessante, trama non scontatissima e personaggi che si potrebbero approfondire moltissimo. Questi però vengono sfruttati molto male, tanto che la trama di Devil’s Hunt risulta interessante solo a tratti, complice una stesura dei dialoghi abbastanza pietosa che rende i personaggi molto stereotipati e a volte anche contraddittori, scalfendo solo in superficie la loro caratterizzazione quando invece, in merito al contesto in cui questi vengono calati, sarebbe potuta essere realizzata in maniera molto più attenta e mirata. Da un action ovviamente non ci si aspetta una trama con miriadi di plot twist, profonda e introspettiva ma, trattandosi di un titolo tratto da un romanzo, è lecito aspettarsi qualcosina in più rispetto agli standard, quando invece non vengono rispettati neanche quest’ultimi nelle 6 ore di gioco che serviranno per giungere al finale aperto (anzi apertissimo) di Devil’s Hunt.
Calando agli inferi, calano i frame
Dopo aver avviato Devil’s Hunt sarà solo questione di tempo prima che cadiate nei primi cali di frame rate, almeno su PC. Durante le fasi di combattimento più concitate o nelle cutscenes più elaborate succede spesso che il motore di gioco tiri qualche brutto scherzo. Per alcune fasi tra l’altro il drop di frame è abbastanza duraturo: non si rivela mai troppo fastidioso nel gameplay, data anche la relativa facilità dei combattimenti, ma di sicuro non è qualcosa che aiuta ad apprezzare il titolo. Tra l’altro anche il comparto grafico non è di certo uno dei migliori: si parla sempre di un indie quindi è lecito non aspettarsi risultati da urlo ma la resa di Devil’s Hunt può a stento rivaleggiare con gli standard odierni. La cosa più strana è che ci è parso che il modello di Desmond fosse quello meno curato rispetto a quelli di tutti gli altri personaggi, comprimari e non. Anche le ambientazioni non sono molto ispirate, nonostante si passi fra Miami e l’Inferno più e più volte, avendo quindi materiale per sfogare fantasie più malate, ispirate o assurde che si possano concretizzare, non si concretizza poi molto. Non che l’Inferno sia scialbo ma la sensazione che si potesse fare di più è palese: gli scenari sono molto ripetitivi e poco ispirati, sia sulla Terra che nel mondo dei morti.
A proposito di morti: Desmond per affrontare Esecutori e demoni si avvarrà solo ed esclusivamente dei suoi poteri demoniaci creando fasci di energia, lame, fuoco e chi più ne ha più ne metta. Il moveset su cui l’antieroe potrà contare sarà molto vario, considerando che potrà usare ben tre diversi stili in combattimento, switchando fra questi anche a lotta in corso. Le combo saranno abbastanza diversificate, così come le abilità. Queste ultime verranno apprese dai tre skill tree (uno per stile di combattimento) grazie alle anime di cui Desmond si ciberà sconfiggendo i nemici o raccogliendole strada facendo, da monoliti o da terra (sì, da terra). Durante gli scontri, soprattutto quando si usufruisce delle abilità a distanza, si sente la mancanza della possibilità di lockare su un obiettivo: se non direzionerete Desmond a dovere le vostre lance/onde di energia andranno dritte nel bel mezzo del nulla. A disposizione di Desmond invece vi sarà anche la trasformazione totale in Esecutore: riempiendo l’apposita barra potremo trasformarci in un demone praticamente invincibile che potrà solo ed esclusivamente attaccare un obiettivo per volta, senza altre soluzioni. La varietà delle combo e la versatilità degli stili cozza però contro l’intelligenza tattica dei nemici: per avere la meglio su Desmond conteranno più sulla quantità che sulla strategia. Alcuni ovviamente saranno più tosti da buttar giù rispetto ad altri, ma il livello di sfida non sarà mai insormontabile o impegnativo, boss compresi.
Fra uno scontro e l’altro avremo il tempo di gironzolare per le location ma l’esplorazione lascia abbastanza a desiderare: girando per le mappe verremo ricompensati con le anime che abbiamo già citato e nuove abilità per la scuola del Vuoto (per un totale di 5/6). Tutto si tradurrà a camminare e premere un tasto per interagire con l’ambiente, saltando o arrampicandosi. Niente di troppo emozionante, insomma.
Devil’s Hunt è dotato di materia prima ma non la sfrutta. Pur basandosi a grandi linee su un capolavoro come Devil May Cry, non si avvicina neanche lontanamente al titolo di Capcom. Complice una scrittura approssimativa e un gameplay non di certo privo di pecche, nonostante dei buoni punti di vantaggio. Limitato anche dal punto di vista tecnico, non tanto per il comparto grafico un po’ datato, quanto invece per i cali di frame neanche tanto rari. Determinati elementi potranno sicuramente essere migliorati, rivisti e corretti tramite qualche patch ma non saranno in grado di rendere giustizia a un titolo dotato di molto più potenziale. Chance sprecata per Devil’s Hunt: chi aveva speranze farebbe meglio a riporle nell’eventuale secondo capitolo.
Pro
- Trama a tratti interessante
- Moveset vario
Contro
- Non è possibile lockare sui nemici
- Esplorazione inesistente
- Dialoghi per niente ispirati
- Combattimenti poco impegnativi