Destiny 2: Oltre la Luce – Recensione

Paura e amore. Scrivere la recensione di Destiny 2: Oltre la Luce potrebbe sembrare compito arduo e in effetti, soprattutto per un videogiocatore di lunga data, lo è.

Il cuore, devastato da anni di Destiny e dai consueti saliscendi cui il giocatore è abituato, fatica ad inchiostrare le parole: l’alternanza tra periodi trascorsi a godere delle sfide proposte e a gioire per i successi ottenuti e mesi di estrema carestia contenutistica inchiodano il game as a service targato Bungie alle proprie responsabilità.

Quello a cui ci troviamo dinnanzi, anche stavolta, è qualcosa che punta a scrivere una nuova pagina nell’universo di Destiny in continuità con quanto offerto nel recente passato, successivamente al benservito offerto da Bungie nei confronti di Activision.

Ed è così che l’esaltazione per quanto offerto sia attualmente parecchia, risultando tuttavia essere tanto forte quasi quanto il timore derivante dal fatto che, tra un mese, la community tutta possa trovarsi come già successo con un pugno di mosche in mano, senza alcuna attività core da spolpare, limitandosi a grindare con contenuti triti e ritriti. Eppure Oltre la Luce è Destiny nella sua essenza più pura, nel bene e nel male, e quanto messo in campo da Bungie nel corso di questo mese scarso fa sperare.

Europa, innanzitutto, offre terreno fertile all’esplorazione di nuove meccaniche. Contraddistinto da una abbacinante distesa ghiacciata, il satellite di Giove è infatti molto più di quel che appare. Sebbene l’area esterna esplorabile sia considerevolmente superiore alla media di quanto rintracciabile in altri casi, è quel che si cela sotto la superficie a guadagnarsi meritevolmente le attenzioni del videogiocatore.

La campagna dell’espansione, decisamente gradevole nella struttura, sebbene non impressioni per quanto narrato riesce facilmente a veicolare buone sensazioni nell’animo dell’audace guardiano. Ed è quando le quest della main story si intrecciano a doppio filo con le missioni secondarie e le tantissime subquest che si spalancano con l’endgame, che il PvE di Destiny 2: Oltre la Luce spicca il volo.

Assieme con la nuova classe proposta da questa espansione, la ghiacciatissima stasi, il fruitore dovrà effettivamente barcamenarsi tra un’attività e l’altra, avendo come unico, grande obiettivo quello di sbloccare ogni centimetro quadrato della lore di Destiny 2 e guadagnare l’accesso ad esclusivi drop esotici che, nella maggior parte dei casi, rappresentano quanto di meglio sia possibile acquisire. Le armi e i pezzi di armatura esotici rilasciati sino ad ora, infatti, non deludono le aspettative tanto dal punto di vista estetico, quanto dal punto di vista di impatto nel gameplay.

In questo senso, le ricompense migliori vengono offerte dalla Cripta di Pietrafonda, il nuovo raid appositamente creato per Destiny 2: Oltre la Luce. Questo nuovo dungeon, abbastanza interessante a livello di meccaniche di gioco, mette in condizione un gruppo di sei persone di cooperare per la vittoria finale. In questa recensione spoiler free, sappiate che l’unica delusione derivante dalla fruizione del raid è sintetizzabile nel boss finale, decisamente sottotono.

Probabilmente contraddistinto da una difficoltà lorda leggermente inferiore rispetto ad esperienze similari passate, alla fine della fiera il raid della Cripta di Pietrafonda risulta comunque essere interessante quanto basta per poter essere annoverato tra i più interessanti tout court.

Il lancio di Destiny 2: Oltre la Luce è coinciso anche con un leggero revamp del motore grafico, che ha portato benefici soprattutto in fatto di credibilità e qualità delle routine di illuminazione proposte.

Il day one di questa ultima espansione ha anche sancito il momentaneo commiato a tutta una serie di contenuti che Bungie ha ritenuto corretto inserire nell’ambito della Destiny Content Vault, una vera e propria cassaforte all’interno della quale vengono momentaneamente riposte quelle ambientazioni e quelle missioni poco rilevanti nell’attuale economia del gioco.

Una scelta soltanto parzialmente condivisibile: sebbene da un lato lo spazio occupato dall’installazione del gioco stava veramente raggiungendo dimensioni rilevantissime, dall’altro fa male sapere di non poter godere di tutta una serie di contenuti per cui il player ha elargito preziosi eurozzi sonanti.

Altra nota dolente, cui Bungie sta provando a porre rimedio reinserendo le armi e le armature del Settimo Serafino, è la mancanza di un loot pool consistente e variegato. Il sunsetting di buona parte dell’equipaggiamento ottenuto in passato, pur essendo comprensibile nell’ambito di un videogioco dinamico quale Destiny 2, limita ancor di più le scelte performabili in gran parte delle attività preposte, ottenendo paradossalmente un effetto contrario a quello per cui lo stesso sunsetting è stato introdotto.

Invece di incentivare alla sperimentazione, il minor numero di armi a disposizione costringe il giocatore a ricorrere a soluzioni di attacco abbastanza standardizzate e invarianti nel tempo.

Altro punto decisamente contrariante è la totale mancanza di nuove mappe per Crogiolo e Azzardo. Davvero un peccato, considerando che potenzialmente, grazie al Destiny Content Vault si sarebbe potuto perlomeno ponderare la possibilità di recuperare qualche vecchia conoscenza.

Destiny 2: Oltre la Luce è un’espansione complessivamente solida e ben riuscita, che punta soprattutto a soddisfare le pretese PvE della community. La totale assenza di sensibili novità dal punto di vista del PvP, in particolar modo del Crogiolo, insieme ad alcuni dubbi relativi al loot pool e al peso che la rimozione di parecchi dei contenuti più vecchi potrà avere sull’economia futura del titolo Bungie, non consentono al DLC di spiccare il volo e rappresentare quello che, in passato, furono The Taken King e Forsaken.