Desperados III – Recensione
Desperados III non è un capitolo di una saga qualunque, tuttavia dopo quasi 2 anni dal capolavoro western Red Dead Redemption 2, che ha segnato indelebilmente l’attuale generazione videoludica, erano in molti a credere che sarebbe stato arduo tentare di nuovo questa ambientazione. Il paragone con il titolo di Rockstar è infatti ormai un tarlo per chiunque voglia solo pensare di narrare storie di cavalli, duelli e polverosa rudezza. A meno che non si abbia la giusta nomea da spendere, perché nel mondo delle taglie e dei bounty killers, il nome è tutto. John Cooper e la sua banda di Desperados avevano di certo il nome che serviva per farsi strada, e THQ Nordic ha deciso di dare a Mimimi Games il compito di rinnovarne i fasti di casata. Lucidate gli speroni e caricate i revolver: vediamo come ci sono riusciti.
5 personaggi in cerca d’autore
Potremmo dilungarci, anche con piacere, nell’introspezione dei cinque personaggi che compongono la banda di Desperados III, alcuni già noti ai fan della serie, altri nuovi. Potremmo descrivervi il perché e il come siano arrivati in quella banda e con quali motivazioni di sorta vi siano rimasti, di volta in volta. A cominciare naturalmente dal pistolero Cooper, di cui si raccontano in questo capitolo anche le gesta da enfant-prodige dell’outlaw, per finire alle due donzelle tanto fascinose quanto letali O’Hara e Moreau, o al gigante simil-orso Mendoza (ci piace pensare al nostro compianto Bud Spencer, quanto gli vogliamo ancora bene!). Ovviamente senza dimenticare l’immancabile doc-cecchino McCoy. Dicevamo che potremmo raccontarvi molto di loro, ma crediamo onestamente che sia davvero molto più gradevole e apprezzabile per voi imparare a conoscere i personaggi missione dopo missione, scoprendone sfumature personali e capacità innate. Persino l’assurdità di un’enorme trappola per orsi usata come fosse un congegno di precisione a distanza, dopo qualche ora passata in Desperados III, vi sembrerà naturale. L’incipit migliore per questa novella in salsa del Colorado potrebbe essere: c’erano una volta 5 scappati di casa più spiantati di una radice di patata, che misero a soqquadro un bel po’ di stati facendo più danni della peste… solo perché odiavano le ingiustizie. Davvero vi serve altro?
Squadra che vince non si cambia
Il vecchio adagio non è certo di origine western, ma calza perfettamente per la nuova storia di Cooper & co. I ragazzi di Mimimi Games, infatti, hanno fatto tesoro delle dinamiche già sperimentate nel loro precedente Shadow Tactics: Blades of the Shogun, cercando di migliorare, senza stravolgerlo, un RTS di ottimo livello e successo di critica. Desperados III racconta le sue vicende del vecchio west utilizzando un gameplay isometrico tipico, molto somigliante al gioco ambientato nel Giappone dello Shogun pubblicato 3 anni or sono. La versione provata su console non ha in nessun caso fatto sentire la nostalgia del mouse, anzi. In taluni casi l’uso delle levette analogiche si rivela più immediato e intuitivo rispetto alle selezioni necessarie su tastiera da PC, soprattutto quando, per errore, ci si trova a fronteggiare situazioni non pianificate e bisogna reagire in tempo reale quasi fosse un gioco con visuale da terza persona. Ovviamente è tutto personalizzabile, ma abbiamo trovato le impostazioni di default più che rispondenti al set di maggiore comodità.
Complice un tutorial approfondito e godibile, nonché una serie di consigli illustrati nel corso delle varie missioni, il feeling con i comandi, sia del fov (field of view) che della esecuzione pratica degli ordini, è immediato. In Desperados III potrete condurre i vostri protagonisti singolarmente, in piccoli gruppi o tutti assieme, senza alcuna limitazione di sorta, anche se è caldamente sconsigliato fare qualsiasi cosa non fosse precedentemente pianificata. Già dalle prime battute infatti sarete portati a tradurre il pensiero in materia, non prima di averne approfonditamente studiato le conseguenze potenzialmente letali. Tutto ciò avviene con una progressione assolutamente naturale che vi immerge nel vero spirito di uno strategico real time, senza creare la minima frustrazione.
Subito nei meccanismi
Gli strumenti a disposizione per analizzare la situazione sono ampi e accurati, e vanno dalla possibilità di verificare le routine di movimento dei nemici all’analisi dei possibili rumori che potranno fare le vostre attività. Indispensabile e utilissima la verifica del ‘punto di osservazione’ di un particolare preciso della mappa, rispetto alle ronde e alle sentinelle. Punta di diamante di ogni pianificazione complessa sarà poi la modalità ‘resa dei conti’, di cui tratteremo più a fondo in seguito.
Ognuno dei cinque protagonisti della banda possiede due abilità di base disponibili subito e altre quattro che verranno acquisite nel corso della storia. Senza entrare nel dettaglio dei singoli, vi basti sapere che queste skill vi consentiranno, alla bisogna, di interdire, distrarre, inibire o se necessario eliminare fisicamente uno o più nemici di sorta. Le stesse possibilità potranno essere coordinate fra due o più componenti della banda, in maniera sequenziale o contemporanea. Guardare i vostri eroi mettere in atto il più diabolico dei piani da voi studiato nei minimi dettagli, semplicemente non avrà prezzo! Il gioco consente (anzi consiglia, insistendo parecchio) salvataggi frequentissimi senza compromessi, cosa che alla fine si rivela molto utile. Non solo per evitare di ripartire in maniera frustrante dopo eventi fatali, ma anche per permettersi il lusso di sperimentare tattiche ardite e/o spregiudicate. I comandi a schermo sono chiari e permanenti, anche se in certi casi affollano lo schermo, ma in particolare all’inizio li abbiamo trovati utilissimi.
Tieni la testa bassa, ragazzo!
Un Mr. Cooper senior consegna con questo consiglio, essenziale ma vitale, il figlio John alla carriera da futuro capo-banda. Senza fronzoli, come si confà a un vero duro del West. Un prototipo a cui tutti, volenti o nolenti, siamo affezionati, che si tratti di luoghi comuni o meno. Desperados III non evidenzia alcuna intenzione di sovvertire il classico fil-rouge che lega ogni opera western per palati appassionati, al contrario ammicca spesso con piacere alla filmografia di riferimento. Troviamo il cinico modo di agire e l’ostilità delle ambientazioni selvagge a ribadire, capitolo dopo capitolo, che quello raccontato non è un paese per vecchi. Cooper (padre) lo sa, e con quella frase porge anche al giocatore la chiave di volta delle successive numerose ore che lo condurranno ai titoli di coda.
Il titolo di Mimimi Games infatti è fortemente improntato alla conduzione stealth. Ogni approccio superficiale ed eccessivamente arcade sarà inevitabilmente lavato con sangue virtuale: il vostro. Ogni qualvolta vi allontanerete dal joypad, non potrete fare a meno di pensare già alla pianificazione della prossima fase di missione: quale protagonista scegliere, su quali caratteristiche puntare, che approccio preferire. In questo riteniamo che sull’affabilità e sulla longevità del gioco gli sviluppatori abbiano costruito un piccolo capolavoro (sottolineando che chi vi scrive non è un fanatico di videogame strategici).
Last but not least: tutti i completisti ameranno alla follia l’universo di distintivi e trofei che sta dietro ad ogni missione, peraltro analizzabile, una volta terminata, di mossa in mossa. La modalità Sfide del Barone vi chiamerà inoltre a rigiocarne alcune con obiettivi e tattiche diversificati.
Lo splendore dei 70mm nelle gesta dei reietti
Nelle cutscenes che aprono e chiudono ogni missione si trova tutto ciò che, di fatto, il gioco non può darvi in azione: la morale di eroi senza paura ma anche senza cavallo, a volte. È lì che la storia si dipana e ci offre l’anima dei personaggi che abbiamo appena condotto o che ci apprestiamo a conoscere per la prima volta. In questi filmati introduttivi o conclusivi apprezziamo la curiosità di nuovi arrivi o ci godiamo l’agognata liberazione: sempre e comunque rigorosamente nel formato 70mm! Tarantino non lo aveva rispolverato a caso per il suo capolavoro The hateful height.
In generale, a parte gli effetti scenici ad enfatizzare giustamente le transizioni narrative, Desperados III ha un comparto grafico di tutto rispetto. La mappa è curata nei dettagli, le texture di qualità e l’illuminazione esemplare. L’engine Unity fa il suo dovere senza alcuna esitazione o sbavatura, aiutato dal fatto che il livello di zoom non arriva a mostrare dettagli minuziosi oltremodo superflui in questa tipologia di gioco. Il campo visivo del giocatore è in fin dei conti sempre denso di NPC in movimento browniano, e non presenta mai imperfezioni degne di nota. Piccola nota di biasimo per le animazioni di nuoto dei personaggi: alquanto bruttine e fuori dal coro.
Valido il sound della produzione, che mira a non essere troppo invadente nelle fasi di attesa e preparazione, sottolineando invece perfettamente i momenti concitati (ottimi i blues nelle paludi del Mississippi e il jazz di New Orleans). Gli effetti sonori sembrano tirati fuori da un cartoon di Lucky Luke, e pertanto calzano a pennello. Medaglia d’oro assoluta per il cazzotto sulla testa, abilità primaria di Hector Mendoza: anche stavolta redivivo Bud! (lacrimuccia, pelle d’oca, sipario).
La Resa dei conti: “Non un avvertimento, non una domanda. Una pallottola!”
Certe persone impiegano decenni a capire le conseguenze delle proprie azioni nella vita reale. In Desperados III, al primo avvio della funzione Resa dei conti, avrete invece immediatamente la dimostrazione di quale macchina da guerra spietata e letale possa essere una qualsiasi combinazione di componenti della banda ai vostri ordini. Ma sfortunatamente anche quanto repentinamente irreparabile può essere una pianificazione scellerata o raffazzonata. Santi salvataggi.
In Resa dei conti, funzione attivabile in qualsiasi momento della partita tramite il tasto digitale up, il gioco si congela e consente al giocatore di assemblare una serie di azioni dei personaggi a sua disposizione in quel momento, decidendo poi se e quando attivare la sequenza intera o per singolo eroe. I risultati non sono sempre quelli sperati, l’imprevisto è dietro l’angolo. Scoprirete strada facendo se siete degli accurati strateghi a tavolino, o se l’improvvisazione è il vostro punto di forza. Una sola limitazione: alla massima difficoltà di gioco, la modalità non ferma il loop del gioco. Ciò significa che avrete poco tempo per pensare e meno per agire: non avevate giurato di essere campioni di real-time strategy? Un consiglio prima di tuffarvi a capofitto nel polveroso Colorado o nelle paludi del Mississippi: sfruttate il più possibile la modalità visuale per capire le zone d’osservazione e il timing dei percorsi nemici. In caso contrario non riceverete un avvertimento, (né) una domanda, ma una pallottola! [cit.]
Il riscatto degli outsiders non è mai stato così divertente
Il team di Mimimi Games con questo terzo capitolo della saga ha messo nelle mani di THQ Nordic tutte le carte in regola per sdoganare definitivamente al grande pubblico il genere RTS, da sempre considerato comunque una nicchia. Desperados III è un gioco divertente e molto gradevole a prescindere. La storia non brilla per originalità, ma in decenni di iconografia western non possono tutti ambire a Tarantino. Del resto il legame dichiarato con il primo capitolo Wanted: Dead or Alive ne vincolava in qualche modo il plot. Forse una localizzazione italiana dei dialoghi, con i doppiatori giusti, avrebbe conferito molto più charme alla produzione, ma su questo il budget, come sappiamo, può incidere notevolmente. Le ore passate con la banda di Cooper saranno ad ogni modo tante e con inevitabile empatia verso i vostri piccoli protagonisti, dunque la missione di Desperados III può dirsi sostanzialmente compiuta alla grande.
Pro
- Sistema di controllo friendly e salvataggi provvidenziali
- Level design ordinato e mappe disegnate con cura
- Scanzonato e appassionante
Contro
- Alcune fasi di missione decisamente ostiche anche a livello principiante
- In situazioni concitate il campo visivo diventa troppo affollato
- Ai livelli più alti di difficoltà diventa stremante