Dead or Alive 6 – Recensione
Dead or Alive 6 giunge dieci anni dopo l’abbandono – o meglio, la cacciata da Team Ninja – di Tomonobu Itagaki. Da quel momento il calo qualitativo della serie e di Ninja Gaiden si è accentuato, specialmente per quanto attiene a quest’ultima, sparita dai radar dopo il pessimo Yaiba: Ninja Gaiden Z. Dead or Alive, invece, negli ultimi anni è decisamente più vivo che morto: con il quinto capitolo (non proprio il migliore, va detto…, N.d.R.), infatti, Koei Tecmo è tornata al multipiattaforma e ha adottato, per la prima volta, il modello tanto caro a Capcom delle uscite plurime, superando così il milione e mezzo di copie vendute.
Dead or Alive 6 è il primo capitolo della serie pienamente current gen, considerato che il predecessore era uscito su Xbox One e PlayStation 4 solo nella sua versione definitiva. Per l’occasione, Koei Tecmo e Team Ninja hanno realizzato un nuovo motore grafico, che non sarà utilizzato solo per Dead or Alive. L’obiettivo dichiarato è quello di muoversi verso un maggior realismo, e dobbiamo ammettere che in parte è stato raggiunto: oltre a una più imponente mole poligonale – ovvio, considerati gli oltre sei anni che ci separano da Dead or Alive 5 – si possono notare vari dettagli come la resa dei tessuti, il movimento dei vestiti e il loro danneggiamento (implementato per il costume principale di ciascun personaggio). Il tutto senza sacrificare la fluidità, che rimane ottima; inoltre, è stata inserita un’opzione per privilegiare il dettaglio a discapito della fluidità, anche se chi scrive non ha notato differenze particolarmente significative.
Nel complesso, comunque, non ci troviamo dinnanzi a un prodigio tecnico, e ciò emerge soprattutto dai particolari, che potete mettere sotto la lente di ingrandimento nelle modalità replay e spettatore (in cui si osserva uno scontro fra due lottatori guidati dalla CPU): oltre ad alcuni elementi degli scenari realizzati con minore attenzione (come avevamo già osservato nel nostro ultimo hands-on), si possono notare una gestione dei capelli deludente (come potete notare nello screenshot sotto) e compenetrazioni poligonali, che peraltro non incidono sul gameplay.
Sul piano stilistico, Dead or Alive 6 prosegue sul percorso iniziato dal predecessore verso un minor focus sulla sessualizzazione delle sue lottatrici, in ossequio alla maggior sensibilità sull’argomento sviluppata nell’ultimo decennio dal pubblico occidentale, come dimostra la scelta da parte di Team Ninja di non localizzare Dead or Alive Xtreme 3. Persino la fisica dei seni che ha da sempre contraddistinto la serie – attivabile dal menu delle opzioni, assieme a sporcizia, sudore e acqua (introdotti nel precedente episodio) e alla limitazione della violenza – pare aver perso parte della sua… “magia”, guadagnandone in morigeratezza e realismo.
Il roster iniziale conta 24 personaggi (nessuno dei quali da sbloccare), in linea con i predecessori più recenti. A questi si aggiungono Nyotengu (bonus per il pre-order), Phase 4 (Digital Deluxe Edition) e due guest di SNK, di cui uno è Mai Shiranui. Immaginando che saranno annunciati nuovi DLC o, addirittura, nuove edizioni del gioco, va notato che mancano all’appello Gen Fu, Leon, Momiji, Tengu e qualche clone di Kasumi. Le new entry sono lo street fighter Diego e la scienziata finlandese NiCO, esperta nell’esotica disciplina del Pencak Silat. Il roster non è troppo squilibrato in relazione al rapporto tra femmine e maschi (che sono undici), mentre il discorso è molto diverso sul versante costumi: gli uomini ne hanno sei, le donne quindici. Tali numeri potrebbero sembrarvi enormi rispetto a quelli del passato, ma vanno divisi per tre, in quanto ogni set di abbigliamento è declinato in tre varianti cromatiche. Anche i costumi, in ogni caso, si rivelano piuttosto castigati: gli unici un po’ “audaci” sono mutuati dai precedenti capitoli di Dead or Alive. Probabilmente buona parte delle cose più “stuzzicanti” sarà inclusa nei DLC…
Il gioco punta a far conoscere tutti i suoi lottatori, dedicando a ciascuno il suo spazio nelle due principali modalità single player, la Storia e le Missione DOA. La prima va a sviluppare le vicende partendo, sostanzialmente, dalla conclusione di Dead or Alive 5, e, ancora una volta, vede protagonisti Kasumi, Ayane e Hayate, ma riserva almeno uno scontro a tutti i lottatori (escluso Raidou, per motivi di trama), ciascuno dei quali ha una propria time-line nel menu delle missioni della Storia, suddivisa in capitoli. Di fatto, considerate la brevità e la facilità, costituisce una sorta di antipasto, nemmeno troppo saporito: entrambe le storyline – una relativa al torneo, una ai nefandi piani di M.I.S.T. – sono portate avanti senza grandi slanci, specialmente quella dedicata alla sesta edizione del Dead or Alive, appena abbozzata.
La modalità Missione DOA, invece, vi terrà impegnati più a lungo. Consta di 104 missioni, ciascuna delle quali si compone di tre obiettivi, che possono essere dei più vari: eseguire un determinato numero di prese (o proiezioni, contromosse, ecc.), non perdere alcun round, sconfiggere un avversario entro un tempo limite, e così via. Il raggiungimento di un obiettivo vale un premio, che può essere un titolo, un documento dell’Enciclopedia DOA (che svela qualche retroscena o antefatto della trama) o, più semplicemente, valuta in-game, utile per acquistare titoli, tracce musicali, acconciature, accessori e costumi. A proposito di costumi, questi, prima di essere acquistabili, vanno sbloccati completando i tre obiettivi delle missioni (o salendo di livello col personaggio) secondo un meccanismo che al sottoscritto appare – dopo quasi venti ore di gioco – oscuro e iniquo.
Troviamo poi le solite modalità a completamento del corredo, private purtroppo della tradizionale Tag Mode: versus, arcade, survival, time attack e allenamento. Quest’ultimo è ricco di sotto-modalità specifiche, oltre che ben realizzato, e si coordina con Missione DOA: ad esempio, se uno degli obiettivi è realizzare 5 contromosse+, premendo Triangolo potrete passare alla corrispondente sezione del tutorial. Ciò è in linea con l’obiettivo di Team Ninja di imporsi a livello di eSports (discorso su cui torneremo presto) sicché tutto l’impianto single player va letto nell’ottica di preparare il giocatore a essere competitivo, non solo insegnandogli tutte le meccaniche del combat system, ma anche facendogli provare tutti i lottatori, con la possibilità, poi, di studiare accuratamente tutti i moveset.
Per quanto attiene al gameplay, in questa sede non possiamo che riconfermare quanto osservato già in fase di prova della beta: Dead or Alive 6 non va a sconvolgere il sistema di controllo che si è consolidato negli anni, ma rende il combat system ancor più accessibile, con l’introduzione dell’Assalto Fatale, una super mossa che si attiva con semplici combinazioni che includono il tasto R1 (comando S, cioè Special) quando la relativa barra è piena (almeno uno dei due segmenti, a seconda della mossa). Il problema principale di questa novità non risiede tanto nella possibilità di realizzare agevolmente mosse devastanti, quanto nello sconvolgimento del sistema di counter: premendo ←R1, infatti, è possibile effettuare una contro presa “universale”, che non tiene conto, cioè, della consueta differenza fra pugni e calci né dell’altezza del colpo; in questo modo, il giocatore incalzato dalle combo dell’avversario può decidere di sacrificare un segmento della barra per levarsi da una situazione altrimenti molto difficile da gestire. Farà piacere ai casual gamer, un po’ meno a tutti gli altri; a tal proposito, va osservato che nonostante le aspirazioni dichiarate da Team Ninja, Dead or Alive 6 non sarà incluso nell’EVO 2019.
Ciò detto, gli scontri risultano molto rapidi e pirotecnici, grazie non solo alle scelte di cui sopra, ma anche all’interattività di buona parte delle arene, alcune delle quali si sviluppano su due livelli e possono rivelarsi molto “fantasiose” (pterodattili? Kraken?!). Come al solito, la tecnica pura passa in secondo piano dinnanzi al tempismo: le combo non richiedono combinazioni molto complesse, bensì il giusto “ritmo”, fondamentale anche per realizzare le contromosse, da sempre al centro del combat system. Rispetto al passato, però, gli scontri sono più violenti, in virtù della maggior enfasi posta sul realismo e la fisicità dei combattenti, ma, come abbiamo già detto, esiste un filtro per limitare la violenza.
Dead or Alive 6 è un picchiaduro tridimensionale di buona fattura, che privilegia il tempismo e la rapidità rispetto ai tecnicismi. Il gioco rispecchia in tutto e per tutto la volontà di Koei Tecmo e Team Ninja di avere un prodotto più realistico e meno “lascivo”, ma non abbandona le sue radici, cercando di accontentare fan e nuove leve. Ci riesce? A nostro avviso saranno i casual gamer a restare maggiormente soddisfatti.
Pro
- Nuovo motore grafico
- Alcuni scenari interattivi e su più livelli
- Tutorial di ottima fattura
- Gameplay fluido e avvincente...
Contro
- ... ma più mirato ai casual gamer
- Rimossa la Tag Mode
- Modalità Storia deludente
- Sistema di sbloccaggio dei costumi da rivedere