Dead Island Riptide – Dead Island Riptide
Quando si supera un grande ostacolo, quando si esce da una situazione critica a cui sembra non ci sia mai stato fine è logico e naturale rilassarsi e credere di essersene ormai liberati e poter finalmente guardare avanti, senza più dover ritornare a quello che magari era un vero e proprio incubo. Nel sequel di Dead Island le cose non stanno così: una volta che il peggio è passato e ormai tutta la combriccola crede di essersi lasciata l’incubo zombie alle spalle, questo si ripresenta ancora una volta di fronte a loro, facendoli ritrovare ancora una volta a “zombieland” e a dover difendersi in tutti i modi per portare davvero la pelle a casa anzichè lasciarla in pasto alle putrefascenti ed affamate mandibole dei non morti che li perseguitano dovunque.
Bentornati all’inferno
Nel contesto delle invasioni zombie l’elicottero è sempre stato sinonimo di salvezza ed i nostri eroi si trovano proprio su uno di essi, quello che li aveva ospitati subito dopo la conclusione del primo Dead Island. Il mezzo li conduce poco dopo in salvo su un’imbarcazione, per la precisione una nave dove l’equipaggio accoglie i sopravvissuti, ma non come ci si aspettava: più che dar appoggio ai nuovi arrivati questi sembrano invece interessati a controllare il loro stato fisico ed alla loro immunità al virus zombie, sbattendoli in quarantena. Sarà proprio lì dove faranno conoscenza di John Morgan, ex marine addestrato nella rianimazione e nella lotta.
Tuttavia non vi sarà il tempo di approfondire questa nuova amicizia in quanto il virus zombie farà nuovamente la sua comparsa, proprio sulla nave che ospita l’intero gruppo ed inizia ad infettare l’intero equipaggio, facendo precipitare la situazione. Il peggio deve comunque arrivare: infatti l’imbarcazione, priva quindi di ogni guida, va alla deriva. E quale destinazione si poteva desiderare se non un’isola tropicale farcita di zombie? Palanai sarà infatti il nuovo inferno per il gruppo ormai esperto nell’affrontare orde di non morti.
Una volta sbarcati, o meglio, naufragati sull’isola ci catapulteremo subito nell’azione improvvisandoci spazzini della spiaggia ripulendola dai simpatici amici zombie che insieme a noi sono arrivati sulle coste di Palanai. Dopo esserci liberati dalla prima ondata di avversari, contando anche sull’aiuto di Morgan, il nostro obiettivo sarà ovviamente lo stesso del capitolo precedente: trovare una via di fuga dall’inferno zombie e stavolta in modo definitivo.
Prendersela con chi è già morto
Già dai primi minuti, sulla caratteristica spiaggia di Palanai, potremo familiarizzare con il sistema di combattimento che è davvero molto simile a quello del capitolo precedente, tanto che è infatti possibile, se si è in possesso di un salvataggio di Dead Island a gioco completo, importare nel sequel le abilità e le potenzialità che avevamo sbloccato in precedenza. Si nota sin da subito che gli scontri vengono incentrati più sul corpo a corpo che sul confronto armato, anche se non risulta sempre facilissimo colpire i nostri avversari con le armi da mischia in quanto a volte la telecamera non è posizionata nel modo più congeniale all’azione. Mancando il colpo infatti ci ritroveremo in una netta situazione di svantaggio, con le difese abbassate di fronte al prossimo attacco nemico e sarà proprio quello il momento di far fronte all’avversario sfruttando al massimo le abilità apprese. Abilità che andremo ad apprendere man mano nel proseguo della storia, andando a massacrare zombie su zombie. Per dare una seria lezione ai nostri putrefascenti amici nel modo che preferiamo basta sviluppare le skill attraverso la struttura ad albero messa a disposizione: grazie a questa componente GDR personalizzeremo così i nostri eroi e le strategie da adottare durante gli scontri in modo da sfruttare i punti di forza di ogni componente del gruppo ed avere così la meglio sugli infetti.
Altra importante caratteristica da tenere in conto, per quanto riguarda la giocabilità, è il divertente sistema di crafting delle armi che è praticamente rimasto uguale a quello del capitolo precedente, senza nessuna innovazione particolare, ma che resta comunque un elemento che da quel pizzico di pepe in più all’azione: se un semplice tirapugni non ci basta e vogliamo renderlo davvero letale basta fare un buon uso dei banchi di lavoro per piantarci su dei bei chiodi per strappar via la faccia a chi oserà intralciare il nostro cammino, in special modo ai nuovi nemici introdotti in questo secondo capitolo. Un esempio è costituito dagli zombie detti Annegati, la cui specialità sarà quella di far saltare il cuore in gola mentre ci si muove sui corsi d’acqua. Essi non si faranno infatti scrupoli a sbucare dal pelo dell’acqua per azzannarvi sfruttando la loro velocità e far di voi un sol boccone.
Altri zombie invece preferiranno un approccio molto più subdolo ma già conosciuto ai giocatori che hanno già esperienza sugli scontri contro i non morti, ossia la morte simulata: capiterà che durante le nostre scorribande si possa trovare quello che solo in apparenza è uno zombie già mandato all’altro mondo ma, non appena gli saremo vicini quanto basta, questi ci salterà addosso per darci il suo fetido benvenuto. Ma qui vi è una parentesi da aprire: capiterà a volte che proprio mentre questi zombie vi attaccheranno o meglio, proveranno a farlo, si manifesti un bug che li scaraventerà nuovamente a terra…morti. Ma questa è solo una delle numerose varianti in quanto potrete invece incappare, proprio nel frangente in cui dovrete reagire, in fastidiosi cali di frame rate che manderanno il vostro tempismo a farsi friggere, favorendo così gli avversari.
Sebbene Riptide non sia esente dai bug e dalle imperfezioni, dal punto di vista della giocabilità ha sicuramente un punto di forza nel multiplayer cooperativo. Vivere l’inferno di Palanai insieme ad un amico lo renderà molto meno frustrante e più divertente, magari passando allegramente sopra alcune pecche che affliggono questo titolo, rendendo anche il ritmo di gioco più scorrevole e meno frammentato dalle morti del nostro alter ego prescelto durante la campagna in single player.
Dead Island Riptide, giocato in compagnia o meno, vi terrà comunque impegnati per almeno una ventina di ore di gioco che potranno comunque prolungarsi nel caso in cui decidiate di provare tutti i personaggi giocabili disponibili, diversi approcci agli scontri ed affrontando le orde di zombie ogni volta in maniera differente.
L’aspetto non è tutto, ma anche lo zombie vuole la sua parte
Inizialmente Riptide sembra esser superiore al prequel dal punto di vista grafico ed, effettivamente, lo è. Basta una semplice occhiata per rendersi conto di tutto ciò, facendoci innamorare istantaneamente dell’ambientazione tropicale che, almeno visivamente, è veramente un paradiso. Paradiso però che viene trasformato in purgatorio non appena entreranno in scena le sequenze di combattimento: come avevamo accennato in precedenza infatti non sarà raro imbattersi in fastidiose inquadrature e cali di fps ai quali si andranno a sommare anche fastidiose penetrazioni di poligoni. Tutto ciò dispiace in quanto poteva essere evitato con un pò più di accortezza da parte degli sviluppatori, liberando il titolo da pecche che ledono l’esperienza di gioco abbastanza significativamente.
Per quanto invece riguarda il comparto sonoro non ci si può lamentare. Sia i dialoghi che gli effetti sonori, compresi gli incomprensibili brontolii degli zombie, sono stati realizzati abbastanza bene, anche se non potremo udire Xian, Logan e compagni parlare in italiano ma soltanto in inglese, accontentandoci dei sottotitoli.
Fuga dalla morte
Il concept di Dead Island Riptide aveva le carte per diventare un vero gioiellino per il suo genere, un must have per tutti gli appassionati del genere che avrebbe potuto dare nuova linfa vitale al brand. Tuttavia la cattiva realizzazione di alcune idee e le poche innovazioni non hanno permesso al titolo di Deep Silver di brillare come avrebbe dovuto, ma con ciò non vogliamo sicuramente sminuire il valore di Riptide che resta comunque un buon gioco ed un obbligo di acquisto per gli appassionati della saga. La divertentissima modalità cooperativa, il buon sistema di crafting e la possibilità di importare i salvataggi delle avventure precedenti sicuramente sono alcuni dei punti di vantaggio che faranno chiudere un occhio ai giocatori che vorranno cimentarsi nell’impresa e fuggire indenni dalla Palanai zombificata. In poche parole chanche di promozione persa ma buon titolo realizzato.