Darkwood – Recensione

Recensito su Steam

Se siete alla ricerca di un videogioco  dall’ambientazione di carattere horror, magari che non abusi di jumpscare in modo da rendere monotono e noioso il gameplay, questo è il gioco che fa per voi. Darkwood è un videogioco horror che presenta semplici ma intrinseche meccaniche GDR e survival. Il titolo è stato realizzato da Acid Wizard Studio, un gruppo di sole tre persone. Sviluppato tramite il motore grafico Unity, tra le varie lingue è presente anche quella italiana. È attualmente disponibile per PC, Nintendo Switch, PlayStation 4, e Xbox One.

Già da quando era in alpha, Darkwood ha suscitato un notevole interesse da parte dei suoi numerosi e generosi sostenitori. Infatti il videogioco ha preso effettivamente vita attraverso un crowfounding su Indiegogo pari a 57.000 dollari americani, traguardo incoraggiante se si pensa che l’obbiettivo prefissato era di 40.000.

Darkwood

Ambientata nel blocco orientale durante il tardo 1980, la trama si svolge quasi interamente all’interno di una foresta. Questa – come conseguenza del suo essere incredibilmente fitta – isola decisamente da quello che è l’usuale mondo esterno. Allo stesso tempo, inghiotte tutto ciò che è al suo interno. Il giocatore interpreta un personaggio di cui inizialmente non si conosce nulla. La sua intenzione è però chiara sin dai primi minuti di gioco: uscire vivo dalla foresta.

Parliamo adesso dell’ambientazione. In quella che è la vera e propria limitazione fisica del fitto e impenetrabile gruppo di alberi che determina i confini della mappa di gioco, il mondo di Darkwood non si limita solo a un contesto boschivo. All’interno di esso sono infatti presenti anche strutture come case, un porcile e una stazione radio.

Darkwood

Una foresta oscura che fa da ambientazione a un gioco horror… Banale vero? E invece no, perché a colpire perfettamente nel centro non è tanto il cosa viene rappresentato, ma il come: ogni oggetto e allo stesso tempo ogni personaggio, ogni creatura, sono totalmente deformi. Questo perché, come detto prima, la foresta vuole rendere tutto suo, e per farlo deve deformarlo.

Ne è un esempio il Musicista, un personaggio dall’aspetto decisamente grottesco sia nel suo aspetto (le unghie lunghe e sporche, la bava uscente dai denti digrignati), sia nel suo comportamento (il nascondersi non come sintomo di timidezza ma di paura, il suonare il proprio violino stonando ma allo stesso tempo esprimendo malinconia): il Musicista non è ormai più umano, ma assorbito dalla foresta. Sostanzialmente, si passa il tempo davanti a un personaggio o a un elemento ambientale a pensare “e quello cos’è?” oppure “quello cosa significa?”. Progredendo nel gioco si indaga di volta in volta a fondo su un elemento. Una volta arrivati alla spiegazione su un certo argomento, persona o oggetto il risultato sono veri e propri brividi.

Darkwood

Al fine di realizzare questo senso di orrore e deformazione, Darkwood nella sua visione dall’alto presenta colori spesso poco saturi. Anche la foresta – che dovrebbe essere di un verde sgargiante – è in realtà molto spenta. Durante alcuni eventi o in determinate zone del mondo di gioco vengono spesso preferiti colori tendenti al black & white, mentre viene sempre messo in differente risalto il colore rosso del sangue. A ciò va aggiunto il taglio netto e preciso che avviene tra la luce e l’ombra. L’intento è quello di far provare al giocatore un senso di sicurezza che si possiede solo in ambienti illuminati dalla luce del giorno, o quella elettrica prodotta artificialmente. Anche l’audio fa la sua notevole figura: sempre giusto, sempre dinamico. Nessun effetto sonoro è mai fuori posto.

La contrapposizione tra luce e ombra non è solo una giusta scelta estetica ma anche l’elemento che caratterizza il gameplay. Nel ciclo orario proposto dal gioco (in cui il giorno dura più della notte), durante il giorno è necessario esplorare per raccogliere tra un combattimento e l’altro tutti i materiali possibili. Questi sono da utilizzare per difendersi barricando porte e finestre e fabbricare oggetti come armi bianche e armi da fuoco.
Darkwood

Il gioco è definito come survival non perché siano presenti oggetti da mangiare o acqua da bere come nei classici videogiochi survival, ma perché durante la notte è necessario difendersi angosciosamente da tutti i mali che la foresta può causare. Per questo aspetto è infatti fondamentale il rifugio, dove sono presenti un generatore per mantenere attiva la corrente elettrica e un tavolo da lavoro dove conservare il bottino.

Passata la notte, il tempo si fermerà fino all’uscita dal rifugio, e nel mentre sarà possibile commerciare con un apposito trader che vi offrirà uno stock di oggetti aggiornato ogni giorno. Il gameplay offre anche un semplice level-up system: attraverso il consumo di particolari oggetti come funghi e uova, è possibile accumulare  “essenza” per aumentare di livello. Ognuno dei consumabili conferisce dei perk molto utili.

darkwood

Sono questi gli elementi che caratterizzano la trama di Darkwood: brividi, disgusto, sgomento, incredulità… Tutto all’interno di una narrazione inizialmente poco chiara, ma che si sviluppa giocando. Darkwood è un gioco indie davvero particolare, in cui c’è un’evidente e grande passione, tutto all’interno di un’altrettanto grande lavoro. Soprattutto per la quantità spropositata di dettagli che possiede. Ogni singolo momento giocato conferisce un’emozione che gli ultimi videogiochi horror prodotti non sempre sono riusciti a farci vivere. Inoltre colma altre loro lacune come la trama banale e ci regala un finale per nulla scontato.

8.5

Pro

  • Arduo al punto giusto
  • Ambientazione perfetta
  • Animazioni fluide e dettagliate

Contro

  • Non molto player-friendly
  • Non tutto viene spiegato in modo esplicito
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