Dark Souls: Remastered – Recensione Nintendo Switch
“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinnova la paura!”
In parole povere: lasciate ogni speranza voi che giocate! Mai citazione fu più azzeccata di questa e l’accostamento tra inferno dantesco e Dark Souls è certamente balenato nella mente di tutti quelli che negli anni hanno avuto il piacere di cimentarsi in quest’avventura. Prima su Playstation 3 e Xbox 360, poi su PlayStation 4, PC, e Xbox One ,oggi approda finalmente anche su Nintendo Switch Dark Souls: Remastered.
Nonostante siamo certi che tutti abbiano avuto il piacere e il tormento dato dal conoscere la saga dei Souls, apriamo una parentesi per descrivere non solo il titolo in questione ma tutto il genere che – di fatto – questa serie ha creato. Non è facile infatti ideare un titolo di successo e lo è ancora meno crearne uno che getti le fondamenta per un genere nuovo. Anche se a dire il vero il capostipite fu Demon’s Soul, il suo successore Dark Souls riesce ancor meglio nell’intento di caratterizzare un genere nuovo con un approccio al gameplay e all’avventura in sé talmente particolare e tipico da risultare esemplificativo.
L’avventura che andremo ad affrontare ci vede nei panni di un’ anima errante in un mondo morente e tetro, popolato da creature inquiete e tormentate, che non aspettano altro che porre fine alla nostra effimera esistenza. Armati del nostro valore, della nostra umanità e delle nostre (scarse) capacità offensive sarà nostro compito risvegliare entità ataviche da secoli dormienti per raggiungere la fornace primordiale, dove potremo decidere delle sorti del mondo ravvivandone la fiamma o gettare tutto e tutti nel buio eterno spegnendola del tutto. Ma se pensate che giungere alla fine dell’avventura sia una passeggiata vi sbagliate di grosso: suderete e imprecherete ogni divinità prima di vedere il compimento della vostra avventura.
Parliamo infatti di un genere duro, a tratti frustrante, difficile da padroneggiare ed estremamente punitivo: nel corso dell’avventura che affronterete nulla può essere lasciato al caso, niente deve essere sottovalutato e soprattutto non dovrete mai affrontare i nemici a testa bassa. Contravvenire a queste regole significa andare incontro a morte certa e perdere tutti i vantaggi acquisiti dall’ultimo checkpoint: tutto in Dark Souls: Remastered ti può uccidere, una caduta, un nemico – anche di livello base e magari nascosto dietro a un angolo – persino un falò. Livellare armi e armature (tutte soggette a usura), stare attento anche quando uno scontro sembra finito, studiare ogni anfratto e ogni nemico da posizioni sicure sono solo alcuni dei basilari accorgimenti con cui il giocatore deve subito familiarizzare.
Dark Souls alzò l’asticella sul livello di difficoltà dei videogames, che inesorabilmente si era abbassata nel corso degli anni, spingendo di fatto i giocatori a un ritorno alle origini in cui i videogiochi erano decisamente più punitivi. Spesso nel corso degli anni ci siamo abituati a gameplay che potevano essere facilmente padroneggiati tarando l’attenzione del giocatore a bassi livelli dato che l’impegno necessario per portare a termine un’avventura era notevolmente inferiore rispetto agli albori. Bene, con Dark Souls scordatevi livelli di difficoltà impostabili, caratteristiche equipaggiabili che vi rendano imbattibili o scanzonate scorribande per i livelli di gioco: qui il gameplay è duro, caparbio, fatto di mosse studiate a tavolino, percorsi rapidi, scorciatoie pensate e acquisite dopo innumerevoli morti e soprattutto tanto combattimento tecnico e spietato.
La componente RPG di Dark Souls: Remastered è un elemento fondamentale, vivo e pulsante. Ogni caratteristica aumentata è influente sul personaggio e sul corso dell’avventura stessa, a partire dalla classe iniziale che sceglierete per affrontare l’avventura:
- Il Guerriero: un esperto di armi con forza e destrezza elevati;
- Il Cavaliere: ha più vita e un’armatura più strutturata e possente;
- Il Viandante: carattere dall’elevata destrezza e con la scimitarra;
- Il Ladro: destrezza elevata e in possesso della chiave universale;
- Il Bandito: ha una forza elevata e brandisce un’ascia possente ma pesante;
- Il Cacciatore: adatto a distanze ravvicinate ma debole contro la magia;
- Lo Stregone: ovviamente potente nelle arti magiche;
- Il Piromante: agile, veloce e dotato della magia del fuoco;
- Il Chierico: forte e con abilità curative;
- Il Discriminato: nudo, disarmato ma estremamente agile.
Oltre all’aspetto fisico e a un item equipaggiabile la classe che sceglierete determinerà il vostro stile di gioco. Per quanto sia possibile mutare considerevolmente una classe nel corso dell’avventura, andando a livellare caratteristiche tecniche che ne cambieranno lo stile, la vostra scelta iniziale vi influenzerà nello stile con cui vi approccerete al gioco. Scegliere un guerriero forte vi renderà potenti ma lenti, mentre prediligerne uno veloce vi permetterà schivate più semplici a discapito di un danno inferiore sull’avversario. Allo stesso modo scegliere uno stregone, inadatto al combattimento corpo a corpo, costringe a studiare il territorio con maggiore attenzione, cosa meno necessaria se si predilige per esempio il bandito. Ragionate prima di spendere le vostre risorse e non dite che non vi avevamo avvisato!
Ogni orpello ha caratteristiche univoche: esse non solo possono essere influenzate dalle statistiche del giocatore, ma ne condizionano insieme l’utilizzo stesso. Se indossate un’armatura pesante, adatta ad assorbire parte del danno, vi ritroverete legati nei movimenti e le vostre capacità di schivare e rotolare saranno inesorabilmente rallentate. Allo stesso modo un’arma potente andrà impugnata a due mani, precludendo l’uso dello scudo, a meno che non abbiate un livello di forza adatto: potete anche provare a infischiarvene ma vi ritroverete col protagonista che dopo il primo fendente arranca lasciando il fianco scoperto all’avversario che non aspetta altro per porre fine alla sua miserabile esistenza.
La moneta del gioco, spendibile dai rari mercanti e nei falò (sporadici punti di salvataggio presenti nel gioco) per avanzare di livello, è costituita dalle anime dei nemici uccisi. Attenzione però, perchè se morirete lungo il percorso perderete tutte le anime accumulate e l’unico modo di riottenerle sarà ricominciare dal checkpoint fino ad arrivare al luogo della vostra dipartita: non fatevi prendere dal nervoso e dall’ansia però, perché se lungo il percorso non presterete la dovuta attenzione potreste lasciarci le penne nuovamente e a quel punto il recupero andrà definitivamente perso. Dark Souls è una danza con la morte in cui ogni “fuori tempo” si paga con la perdita.
Non va dimenticato però che parliamo di un titolo originariamente uscito ormai da più di un lustro e quella che abbiamo analizzato oggi è la Remastered: cosa è cambiato all’atto pratico? Innanzitutto il dettaglio grafico è stato migliorato, tanto dei personaggi quanto delle ambientazioni: ora si può godere di una grafica a 1080p sul grande schermo e 720 in versione portatile, con animazioni fluide e mai incerte. In secondo luogo poi il frame rate è stato definitivamente reso granitico, assestandosi sui 30 FPS stabili anche nelle situazioni più concitate, e questo sia che giochiate sul televisore di casa sia che godiate dell’avventura sul piccolo schermo della vostra Nintendo Switch.
Menzione d’onore a FromSoftware che non solo è stata capace di creare un titolo in grado di attraversare anni senza diventare vecchio, ma che una volta rimasterizzato non offre nessuna agevolazione in termini di difficoltà e gameplay, lasciando inalterato il piacere e la soddisfazione che nasce dall’esperienza accumulata in ore di tentativi. Il timore quindi che i nuovi giocatori potessero essere agevolati nel portare a termine Dark Souls si rivela infondato e non possiamo che compiacercene, dato che gran parte dell’esperienza e del piacere scaturito da questo titolo ruota intorno a una community costituitasi negli anni, che condivide esperienza e suggerimenti ancora oggi.
Ad agevolare la componente cooperativa troviamo anche il comparto multiplayer con server dedicati (non multi piattaforma purtroppo), che permette a chi gioca a Dark Souls: Remastered di evocare i fantasmi degli altri giocatori per affrontare insieme i pericoli dell’avventura. I server, non ancora testati per bene con il carico di gioco totale, hanno comunque retto senza particolari problematiche la fase di test a cui sono stati sottoposti prima del rilascio ufficiale del titolo. Inoltre è possibile sfidare gli altri giocatori, grazie a un livellamento automatico delle statistiche che avviene in maniera temporanea quando il gap di livello è troppo accentuato.
Interessanti e carine le feature che permettono, se giocate con la console online, di vedere le macchie di sangue che vi permetteranno di sapere come è morto un altro giocatore in quel punto o che permettono di lasciare avvisi sui pericoli nascosti. Una chicca meno conosciuta è data da alcuni rumori, come per esempio il suono delle campane in lontananza che avviene in occasioni di determinati obiettivi raggiunti da altri giocatori, come appunto il suonare una delle campane del risveglio.
La Dark Souls: Remastered per Nintendo Switch porta con sé anche il DLC Artorias of the Abyss (così come le versioni per Playstation 4, Xbox One e PC) e ha un’unica feature esclusiva. La versione creata per la neonata di casa Nintendo permette l’utilizzo di un amiibo ideato ad hoc per il porting: parliamo dell’amiibo di Solaire in posizione di “Saluto al Sole”. L’amiibo dota il giocatore del medesimo saluto utilizzabile nell’online e della possibilità di evocare il cavaliere in alcuni momenti particolari del gioco.
Dark Souls: Remastered è una rimasterizzazione del titolo originale della serie Souls che ha creato un vero e proprio fenomeno videoludico vivo ancora oggi. Eccellente il lavoro fatto da FromSoftware che riesce a rivitalizzare un titolo di ormai sette anni fa senza stravolgerlo e rimanendo fedele in termini di contenuti e gameplay. Un’esperienza videoludica che approda finalmente anche su Nintendo Switch dando una feature in più: la portabilità. Imperdibile l’acquisto se per la prima volta affrontate un esponente della Serie Souls, o se avete semplicemente piacere di rivivere i giorni di gloria e frustrazione.
Pro
- Grafica ri-digitalizzata
- Framerate granitico a 60 FPS
- Portatilità
- Fedele all'originale
- DLC Artorias of the Abyss incluso
- Amiibo di Solaire
Contro
- Livello di difficoltà elevato
- Curva di apprendimento elevata
- Se avete già giocato il titolo a suo tempo risulta ripetitivo