Dark Souls III Recensione PS4
Il rischio più grande per una saga cinematografica o videoludica, dopo due o tre episodi, è quello di rimanere senza idee, senza l’ispirazione iniziale e di riciclarsi fino alla banalità. Peggio ancora: nella ricerca assoluta della novità ad ogni costo, molti sviluppatori hanno stravolto le meccaniche originarie fino a snaturare del tutto le meccaniche e le atmosfere che hanno decretato il successo di una saga (vedi la serie di Resident Evil, partita come perfetto survival horror, e a mano a mano degenerata in un semplice sparatutto).
Sono ben pochi gli sviluppatori in grado di rinnovarsi ad ogni titolo pur rimanendo fedeli alla loro filosofia di base, un’impresa difficile già al secondo o terzo episodio, figuriamoci al quinto. Non è il caso dell’ormai storica From Software, azienda nipponica che nel 2009, tra l’altro già reduce dai successi delle saghe di Armored Core e King’s Field, decise di riprendere le meccaniche hard core tipiche degli anni ’80 e ’90, rimescolandole con elementi gdr e atmosfere quasi da horror medievale. Nacque così Demon’s Souls, ancora oggi considerato uno degli action gdr più ispirati, riusciti e difficili di sempre.
Forte del successo di critica e di pubblico, il quale si rivelò sin da subito ben disposto ad accogliere le meccaniche difficili ma appaganti di Demon’s Souls, From Software decise di continuare quella che poi sarebbe divenuta famosa come la saga dei soulslike, in grado di ispirare anche titoli di altri sviluppatori (l’ottimo Lords Of The Fallen ne è un esempio).
Iniziata appunto con Demon’s Souls, la saga sarebbe andata migliorando sempre di più nel corso degli anni, grazie ai vari Dark Souls (con i relativi, e altrettanto ottimi, DLC) permettendosi anche una lieve deviazione di atmosfere con l’eccellente Bloodborne, un titolo con il quale From Software abbandonava momentaneamente le cupe atmosfere fantasy a favore di un riuscito esperimento gotico-horror chiaramente ispirato ai lavori di H. P. Lovecraft
Ci ritroviamo ora a parlare proprio della saga di Dark Souls, giunta a un terzo episodio (qui la recensione per PC) che vede il ritorno di Hidetaka Miyazaki come direttore, il vero deus ex machina dietro i vari soulslike, dopo la breve parentesi come semplice supervisore di Dark Souls II.
Un ritorno, quello di Miyazaki, che riporta la saga di Dark Souls sui giusti binari dopo il lieve scivolone del secondo episodio, e che si nota in ogni particolare di questo nuovo, eccellente titolo.
Risorgi dalle ceneri
Di Lothric se ne parla ancora nelle leggende e nei racconti dei pellegrini. Un tempo era un vasto regno al massimo della sua potenza, ma ora è soltanto una pericolosa e desolata terra dominata da una decadenza assoluta. Qui convergevano le terre dei Signori dei tizzoni, potenti monarchi uniti dal vincolo del fuoco, che dai loro troni mantenevano ben salde la prosperità e la magnificenza delle regioni di Lothric.
Nonostante la forza del vincolo, quattro dei cinque sovrani di Lothric hanno in seguito abbandonato i loro troni, causando di fatto lo spegnimento della fiamma sacra che li teneva uniti, la successiva resurrezione dei Signori della cenere e l’immediata decadenza dei regni. Noi siamo soltanto una minuscola fiamma condannata a non diventare mai cenere, un non morto privo di identità chiamato ad avventurarsi in queste terre devastate nel tentativo di riportare i quattro sovrani sui rispettivi troni. A rendere ancora più pericolosa la nostra avventura nei regni, troveremo vaste regioni in cui anche l’ambiente stesso diventa una costante minaccia, popolate da legioni di feroci avversari spesso devastati da una sorta di malattia in grado di trasformarli in enormi bestie.
La trama di Dark Souls III quindi, come ormai da scuola From Software, è volutamente criptica e sfumata, ma meno oscura rispetto agli episodi precedenti (con i quali si incrocia tramite gradevoli riferimenti), anche se dipende ancora da un’attenta ricerca dei vari indizi che ne costituiscono le sfumature: dai rari dialoghi alle descrizioni delle armi, fino all’esplorazione dei vasti e complessi territori di Lothric.
Abbracciando le fiamme
La giocabilità e le meccaniche sono da sempre gli elementi dove From Software investe la maggior parte del tempo, e non potrebbe essere altrimenti: le meccaniche hard core spietate, tipiche della saga, verrebbero inevitabilmente rovinate da un sistema di controllo poco curato. Ma qui gli sviluppatori confermano ancora una volta un’estrema abilità nel creare un sistema di controllo e delle meccaniche al limite della perfezione, oltre a un livello di difficoltà alto ma mai gratuito o sleale.
Il sistema di controllo è praticamente identico a quanto visto nei precedenti soulslike, al punto che i riflessi e le capacità affinate in passato ci saranno molto utili nelle prime fasi della nostra avventura (dove non manca, tuttavia, il classico tutorial). Tornano quindi le classiche meccaniche basate sull’utilizzo alternato di parata e attacco, assenti in Bloodborne ma del quale, tuttavia, Dark Souls III riprende almeno in parte la scioltezza dei combattimenti.
Un gradito ritorno è rappresentato dalla barra blu degli incantesimi, ripresa direttamente dal primo Dark Souls, che riporta la saga a una profondità che si era un poco persa con il precedente episodio. Le stesse meccaniche gdr risultano ora più complesse e appaganti: la gestione dell’inventario, l’alto numero di armi e oggetti disponibili, la possibilità di potenziare in più modi l’equipaggiamento e di decidere quante fiaschette Estus destinare al recupero dei punti ferita e quante invece al ripristino della barra magica, oltre a una differenza tra le classi ancora più marcata rispetto al passato, donano a Dark Souls III una complessità mai vista nei precedenti episodi.
Tra le novità più evidenti di questo terzo episodio troviamo la possibilità di utilizzare abilità particolari di armi e scudi, chiamati Stances e attivabili impugnandole a due mani e premendo il grilletto sinistro. Abilità che, consumando la stessa barra destinata agli incantesimi, vanno dall’aumento del danno della nostra arma fino alla possibilità di abbattere le difese degli scudi avversari.
Tra i graditi ritorni troviamo anche una sorta di zona centrale che ricorda molto il Nexus di Demon’s Souls, nel quale incontreremo una misteriosa damigella (ormai un classico della saga) che ci permetterà di salire di livello, un massiccio fabbro la cui utilità va oltre il semplice potenziamento delle armi, e vari personaggi e mercanti, spesso molto utili, che incontreremo nel corso della nostra avventura. Da questa sorta di Nexus, inoltre, potremo muoverci tra le varie ambientazioni grazie al classico teletrasporto dei falò (attivabile quasi da subito).
Le stesse ambientazioni sono ben lontane dall’essere state create a caso: un’attenta esplorazione dei numerosi passaggi che costituiscono Lothric, zona meno vasta ma più complessa rispetto a quanto visto nei precedenti soulslike, permette di scoprire varie scorciatoie e falò quasi nascosti. La nostra avventura, quindi, oltre alla pazienza e alla tenacia premia anche l’attenta esplorazione.
Le meccaniche rimangono ancorate saldamente a quanto visto nei precedenti episodi: un approccio frettoloso e poco saggio porterà a una morte inevitabile anche contro il più semplice degli avversari, mentre un attento studio delle caratteristiche dei nemici e dei loro schemi di attacco, delle armi, degli equipaggiamenti, oltre a tanta pazienza e costanza, permetteranno di avere battere anche il più ostico dei boss.
I boss, appunto, uno degli aspetti sui quali si regge l’intera struttura (e anche gran parte del fascino) dei soulslike. Le battaglie contro questi letali, ostici e talvolta enormi avversari costituiscono da sempre una delle sfide più alte e soddisfacenti della saga di From Software, e questo Dark Souls III non fa eccezione, ma riesce anzi a migliorare anche questo aspetto, proponendo incontri con boss molto più dinamici e variegati rispetto al passato, arrivando talvolta a raggiungere le vette dell’intera saga.
La nostra battaglia contro un boss sarà ora divisa in due fasi: la prima, dove l’acerrimo e letale avversario utilizzerà schemi di attacco abbastanza prevedibili, e la seconda, dove invece muterà radicalmente tattica, aumentando nel contempo di ferocia e velocità al punto da sorprendere spesso anche il più abile veterano della saga. Gli stessi boss nella maggior parte dei casi saranno rappresentati da aberrazioni affascinanti, ben lontane dai classici cavalieri in armatura di cui il precedente Dark Souls talvolta abusava. Nonostante siamo ormai al quinto soulslike, quindi, From Software ancora riesce a stupire per l’originalità e la presenza scenica dei boss.
Il comparto online, altra caratteristica che From Software è riuscita a reinventare sin dai tempi di Demon’s Souls, si conferma quasi identica a quanto visto nei precedenti titoli. Rimane la possibilità di utilizzare dei messaggi, di evocare compagni e di essere a propria volta evocati, soprattutto nei pressi di un boss particolarmente ostico (in totale il titolo dovrebbe essere in grado di gestire fino a sei giocatori online). Anche le invasioni, nel bene e nel male, hanno subito poche variazioni, se si eccettua la possibilità di recuperare un uso di fiaschetta estus quando un alleato o un avversario online vengono sconfitti.
Nel momento in cui scriviamo non ci sono ancora molti utenti online, bisognerà quindi aspettare l’uscita ufficiale di Dark Souls III per poter giudicare la reale resistenza dei server dedicati.
Tra Bloodborne e Demon’s Souls
From Software non ha mai fatto mistero di non avere troppo a cuore il comparto puramente tecnico dei suoi titoli, preferendo dedicarsi più all’atmosfera e alle ambientazioni. Una precisa scelta confermata anche in questo Dark Souls III.
L’influenza di Bloodborne non ha influenzato solo le meccaniche di gioco, decisamente più fluide rispetto ai precedenti Souls, ma anche il design di alcuni nemici e ambientazioni, che talvolta rimandano sia a quanto visto nella precedente opera gotica di Miyazaki, sia a molti elementi del capostipite Demon’s Souls.
Al centro della scena, infatti, troviamo ancora delle ambientazioni decisamente ispirate e delle atmosfere cupe e decadenti, pur accusando talvolta un’inevitabile, ma mai sgradita, sensazione di già visto. D’altra parte Dark Souls III vanta quello che forse è finora l’insieme di nemici meglio ispirati dell’intera saga: tra aberrazioni, giganti, cavalieri oscuri, bestie mutate e boss giganteschi. Questi ultimi, specialmente, grazie alla potenza di calcolo delle piattaforme di nuova generazione (un fattore che ha influenzato anche il numero di nemici su schermo, ora decisamente più alto) raggiungono delle dimensioni, una dinamicità e una varietà di movimento mai viste nei precedenti Souls.
Come accennato prima, a fronte di tanta ispirazione artistica, troviamo un comparto puramente tecnico non all’altezza delle produzioni più recenti: i consueti, anche se rari, problemi di frame rate, di pop up, di aggiornamento e compenetrazione delle texture sembrano ormai una caratteristica dei soulslike, anche se risultano ora molto ridotti dalla patch 1.03. Se i vari pop up e cali di frame rate non intaccano troppo la giocabilità, lo stesso non possiamo dire della fastidiosa compenetrazione dei poligoni. In alcuni casi il nostro personaggio morirà per un colpo avversario che ha semplicemente attraversato una spessa parete dietro la quale ci credevamo al sicuro. Inoltre ritroviamo anche qui una telecamera talvolta scomoda, specialmente durante le battaglie contro i boss. Un difetto solo in parte attenuato dall’apposita opzione per eliminare i muri dalle inquadrature più ravvicinate.
Nulla da criticare, come sempre, dal punto di vista del sonoro. Il doppiaggio in inglese (con buoni sottotitoli in italiano) rimane in generale ottimo, così come gli effetti sonori sempre eccellenti e ben inseriti nel contesto, al punto che con un po’ di esperienza riusciremo a distinguere un avversario dai suoi versi ben prima di vederlo.
Ma è sul versante della colonna sonora che il titolo di From Software raggiunge un’altra vetta di eccellenza. Seppur rare, e quasi sempre limitate alle sole battaglie contro i boss, le musiche di Yuka Kitamura e Motoi Sakuraba risultano splendide, epiche ed evocative persino più di quelle, già eccellenti, dei precedenti episodi.
Pro
- Atmosfera affascinante
- Meccaniche gdr approfondite e migliorate
- Vasto e longevo
- Difficile, divertente, appagante
- Boss tra i più spettacolari di sempre
Contro
- I soliti difetti tecnici
- Inquadrature talvolta scomode
- Non adatto a tutti