Dark Souls II: Crown Of The Sunken King
Nel 2009 la From Software, già autrice di ottimi prodotti videoludici come Armored Core e Tenchu, pubblicò un titolo destinato a rimanere nel cuore di numerosi utenti: Demon’s Souls.
In un panorama ormai invaso, tranne rare eccezioni, da titoli brevi e poco impegnativi, Demon’s Souls resuscitò la vecchia scuola degli hardcore gamers, proponendo situazioni e meccaniche nelle quali il minimo errore veniva punito con una prematura dipartita, ma anche dove la costanza e la pazienza, ormai rare nel videoludo, avrebbero portato a un senso di vittoria e di soddisfazione assente in molti prodotti simili. Forti del successo, seppur abbastanza di nicchia, di Demon’s Souls, a marzo di quest’anno i ragazzi della From Software decisero di riprendere le meccaniche e le atmosfere di quel primo eccellente titolo. Dark Souls limò alcuni lievi difetti strutturali del suo predecessore e ne aumentò la difficoltà e il divertimento. Con Dark Souls, la From Software iniziò anche una sua filosofia di eccellenti DLC (Downloadable Content) con Artorias of The Abyss.
Ben lontana dal rappresentare una semplice missione breve, tipica di molti DLC, Artorias espandeva di fatto l’intero ambiente di Dark Souls, aggiungendo una trama interessante, nuove armi e nuovi boss e nemici ancora più ostici. Con l’uscita del seguito, la From ha ripreso questa piacevole filosofia, nonostante il producer Takeshi Miyazoe avesse inizialmente escluso il rilascio di DLC.
Pubblicato a soli 4 mesi di distanza dal titolo principale, Crown Of The Sunken King è la prima parte della trilogia The Lost Crowns, completata entro settembre da Crown of The Old Iron King e Crown of The Ivory King.
Una corona per morire
La trama di Crown si svela lentamente, a poco a poco, e solo grazie alla costanza e alla pazienza dell’utente, impegnato a raccogliere indizi e dialoghi nell’affascinante ambientazione sotterranea.
Nel tentativo di ricostruire un quadro generale della situazione, attraverseremo territori oscuri e pericolosi, magistralmente collegati tra loro da scorciatoie e passaggi, in un’avventura incentrata sulla ricerca di tre corone appartenute a Re Vendrick, sovrano di Drangleic e boss facoltativo di Dark Souls 2.
Fedele alla filosofia dell’intera saga, la storia di Crown non è l’aspetto più evidente del titolo, al punto che anche qui troviamo rari ma fastidiosi buchi narrativi. L’ambientazione, quindi, trova il suo punto di forza nelle atmosfere uniche, affascinanti, piene di quel decadente senso di oppressione che caratterizza il franchise.
Come muore un coraggioso
Dal punto di vista della giocabilità non c’è molto da aggiungere, rispetto a quanto detto nella recensione del titolo originale. Il sistema di controllo è praticamente identico: reattivo, semplice e completo. La difficoltà si ricollega agli standard leggermente più elevati del primo Dark Souls, ed è decisamente sconsigliabile iniziare la nostra avventura nei reami sommersi senza aver prima raggiunto almeno il 150mo livello (al momento di testare il DLC noi eravamo di 178mo e, fidatevi, di mazzate ne abbiamo prese molte).
A variare le meccaniche del titolo originale, portando una piacevole sensazione di novità, è la presenza di numerose leve e interruttori che cambieranno in modo più o meno evidente la struttura del paesaggio. Ben lontana dal rappresentare un semplice espediente grafico o un metodo per aprire porte e passaggi, la presenza di questi interruttori permette di impostare nuove e stimolanti strategie. Persino molti nemici potranno essere sconfitti modificando alcuni elementi dello scenario, permettendoci allo stesso tempo di scoprire ulteriori frammenti della trama, passaggi e scorciatoie la cui struttura ricorda molto il primo Dark Souls, arricchita anche dalla presenza di enigmi ambientali in stile Zelda.
I nemici, dicevamo: rimangono tosti e spietati. Un semplice assalto frontale, tipico di un’abusata scuola da picchiaduro, porterà a una sicura e prematura morte del nostro personaggio. Persino il più semplice degli avversari richiede un attento studio dei suoi schemi di attacco e dei punti deboli. Anche qui, e ben venga, nulla di nuovo rispetto al titolo principale. La differenza sta nel fatto che la maggior parte dei nemici ora è dotata di caratteristiche che rendono la nostra avventura ancora più ostica (e appagante). Partiamo da avversari in grado di emanare nebbie velenose fino ad attacchi acidi che logorano il nostro equipaggiamento, e persino nemici che richiedono tattiche ancora più raffinate (alcuni spettri rimangono invulnerabili finché non avremo prima distrutto le loro tombe).
Ma un titolo ostico come Dark Souls non sarebbe tale senza i boss. Vera essenza della saga, in grado di strappare le ormai famose imprecazioni degli utenti, anche in questo DLC sono presenti tre (più uno opzionale) titanici e difficili boss. Anche se un paio di loro risulteranno troppo di già visto per i veterani della saga.
Altra colonna del franchise è il comparto online, che in questo DLC non si discosta di molto dai binari dei due Dark Souls, fatta eccezione per gli schemi di attacco di alcuni boss, che sembrano studiati per mettere in difficoltà anche tre giocatori online. Altra gradita (e onesta) aggiunta è la possibilità di evocare altri avventurieri anche se questi non dispongono del DLC.
Sempre una decadente oscurità
Essendo questo un DLC già presente nel codice del titolo originale (in pratica dallo Store scaricheremo solo una chiave d’accesso di pochi Kbytes), il comparto tecnico di Crown ne mantiene un identico livello qualitativo. A fronte di un aspetto grafico non proprio all’altezza di molti altri titoli contemporanei, troviamo scenari, ambientazioni e nemici decisamente ispirati e affascinanti, perfettamente in linea con le atmosfere dell’intera saga.
Le animazioni e le fonti di luce sembrano ora più curate, grazie probabilmente ai numerosi aggiornamenti rilasciati per il titolo principale, e si ha in genere una sensazione più fluida. L’imponente presenza scenica della saga viene resa stavolta con colori quasi monocromatici: prevalgono il blu e il nero. Una scelta che potrebbe non piacere a tutti, ma che dona a questo DLC un’atmosfera ancora più soffocante, con aree labirintiche e ben curate. Anche se alla fine meno estese di quanto possa sembrare all’inizio.
Anche il versante sonoro rimane sugli standard tipici della saga, ovvero più che buono. A effetti sonori curati e d’atmosfera fanno da sfondo musiche quasi assenti nell’avventura principale, ma epiche e riuscite negli scontri con i boss.
[signoff icon=”quote-circled”]Vale la pena di morire ancora? L’idea di pubblicare un DLC già presente nel codice originale del titolo è una scelta non proprio onesta, anche se molto comune. Ma ciò non toglie nulla alla qualità generale di questo Crown Of The Sunken King. Il prezzo relativamente basso, in confronto alla qualità del titolo, lo rende un acquisto consigliato per gli affezionati del franchise. Come longevità (ma bisognerebbe prendere in esame l’intera trilogia di Crown) non siamo ai livelli di Artoryas of The Abyss: qui appena 3-4 ore, a seconda del livello del nostro personaggio. In un mercato ormai invaso da DLC scarsi, brevi, quando non addirittura pessimi, questo Crown, con le sue meccaniche interessanti e i nuovi nemici e scenari (anche se diventa un po’ lineare verso la fine), rimane comunque un titolo al di sopra della media, perfettamente all’altezza degli standard dettati dall’intera saga. [/signoff]