Dark Rose Valkyrie – Recensione
Il mercato videoludico sta vivendo coi JRPG lo stesso destino di quello editoriale con i manga: una lenta, graduale e inesorabile saturazione, provocata dalla sovrabbondanza di titoli tecnicamente mediocri e cloni l’uno dell’altro. Questa situazione porta, spesso e purtroppo, a un atteggiamento sprezzante nei confronti di un genere che è ancora oggi in grado di regalare titoli potenti, divertenti e “fuori dal tempo”.
Dark Rose Valkyrie non è certamente uno di questi, ma riesce comunque a costruire un proprio “spazio vitale” grazie alle molte idee, tutte poco originali, ma (quasi) sempre ben integrate al contesto narrativo.
Dark Rose Valkyrie è un JRPG sviluppato da Compile Heart e pubblicato da Idea Factory il 9 Giugno 2017 in Europa, ben 11 mesi dopo il rilascio sul suolo nipponico. Ciò che prima di ogni altra cosa salta all’occhio è la differenza tra l’inconfondibile design di Kosuke Fujishima (conosciuto anche per i suoi precedenti lavori sulla saga dei Tales of) e la grafica di gioco, estremamente povera e scadente per un titolo uscito in esclusiva su PlayStation 4.
Anche le animazioni risultano spesso sgradevoli e legnose, poco convincenti; l’estetica dei nemici è piuttosto banale, nonché un’orgia di reskin su reskin di modelli dal design banale, spesso al limite del “deforme” e con qualche “ispirazione” di troppo a creature di saghe ben più famose.
Per fortuna, i numerosi banter sono provvisti di fondali 2D e sprite animati discretamente, oltre che di un doppiaggio ottimo sia in inglese che in giapponese. Come spesso capita nel caso di titoli a medio-basso budget, la localizzazione italiana è assente e purtroppo i meno avvezzi alle lingue straniere si troveranno davanti invalicabili e incomprensibili muri di testo.
A livello narrativo, Dark Rose Valkyrie non osa e preferisce riproporre canoni e stilemi del genere, sia negli avvenimenti che nella caratterizzazione dei personaggi; il contesto militare in cui si svolgono gli eventi è appena abbozzato e i comportamenti dei singoli appare più un rapporto tra studenti e capoclasse che fra giovani e talentuosi membri di una squadra speciale – per giunta in possesso di armi sperimentali e pericolose – e il proprio capitano.
Nel complesso comunque la storia convince, pur senza brillare per originalità, riuscendo ad alternare situazioni di tensione e sospetto a conversazioni ed eventi rilassati, intimi, a volte persino comici. L’evolversi dei rapporti tra i comprimari dipende sia dai già citati banter, in cui la risposta data all’interlocutore determinerà il suo grado di approvazione nei confronti del protagonista, che da una meccanica conosciuta dai fan del franchise Danganrompa: le interviste (o meglio, i colloqui, dato il setting fantamilitare) sono lo strumento attraverso cui il giovane comandante Asashi Shiramine cercherà di smascherare la spia infiltrata all’interno della Squadra Valkyrie.
Ponendo un numero limitato di domande, il giocatore dovrà riuscire a individuare le incongruenze fra le dichiarazioni e individuare il membro bugiardo e, di conseguenza, sospetto. È anche possibile non accusare nessuno nel caso non si disponga di prove sufficienti, onde evitare di indisporre i propri sottoposti e danneggiare inutilmente il rapporto con questi ultimi.
L’altra – e più profonda – componente del gameplay di Dark Rose Valkyrie è, ovviamente, il sistema di combattimento. Ciascuno degli otto membri della squadra dispone di un’arma unica e insostituibile, ma il livello di personalizzazione di statistiche ed equipaggiamento è quasi totale, per quanto ogni comprimario possegga ovviamente i propri punti di forza e debolezza e tipologie d’attacco specifiche.
Le battaglie sono scandite da una barra di turnazione, influenzata dalle azioni compiute e subite dai partecipanti allo scontro. Queste sono davvero numerose e prevedono combinazioni fra i tipi di attacco, la gittata di questi ultimi (corta, media o lunga distanza, che detemina la possibilità di colpire o meno l’avversario) e, se presente, l’elemento a essi associato. Il risultato finale è piacevolmente complesso e farà innamorare i giocatori che prediligono approcci ragionati e studiati a tavolino, soprattutto durante i combattimenti avanzati e/o a modalità elevate di difficoltà.
È anche possibile incrementare temporaneamente le statistiche ciascun membro del party tramite comandi appositi, colmando una barra della fatica da tenere sempre sott’occhio per evitare malus, così come l’equipaggiamento protettivo è soggetto a usura dovuta ai colpi nemici e andrà periodicamente riparato presso la base operativa. Le armi sono personalizzabili tramite inserimento di potenziamenti che aggiungeranno o miglioreranno l’effetto di alcune abilità passive. Infine, è possibile sbloccare “aspetti” puramente estetici per ognuno dei protagonisti, dal semplice scambio di uniforme al sempreverde costume da bagno, con tanto di maschera da sub.
Le possibilità offensive e difensive offerte dagli scontri di Dark Rose Valkyrie sono tantissime e discuterle tutte in sede di recensione risulterebbe prolisso; quel che è certo è che il titolo nasconde, sotto un’estetica mediocre e dallo scarso impatto, un sistema di combattimento insospettabilmente sfaccettato. Va però evidenziato come anche l’occhio voglia la sua parte, parte che Dark Rose Valkyrie sembra davvero non voler condividere col pubblico in nessun caso.
Il roster dei nemici è la fiera del riciclo, persino i boss di fine stage si rivelano quasi sempre essere comunissimi nemici del dungeon seguente. Questi ultimi hanno mappe articolate e su più livelli, con varietà estetica accettabile, ma restano comunque piagati da un design anonimo e una grafica a malapena old-gen, che relega Dark Rose Valkyrie a titolo di nicchia, per veri appassionati – e affamati – del genere JRPG.
Dark Rose Valkyrie dimostra come sia possibile mescolare con sapienza meccanismi di gameplay già noti e creare un titolo in grado di tener compagnia e divertire per decine e decine di ore. Purtroppo, l’estetica insufficiente per un titoli PlayStation 4 e la mancanza di un tutorial che introduca gradualmente alle – numerosissime e fin da subito disponibili – meccaniche di gioco possono rivelarsi due ostacoli non da poco a una piacevole fruizione.
Pro
- Trama con sprazzi d'originalità
- Buon doppiaggio inglese e giapponese
- Sistema di combattimento profondo ed elastico
Contro
- Grafica deludente
- Inizialmente molto dispersivo
- Manca la localizzazione italiana