Cryptmaster RECENSIONE | Il p_so RPG de__e p_ro_e

Recensito su PC

Cryptmaster RECENSIONE Risolvere enigmi e indovinelli costituisce una buona metà di quello che dovremo fare in una run
Risolvere enigmi e indovinelli costituisce una buona metà di quello che dovremo fare in una run

Lo dico spesso su queste pagine, ma ci sono loop di gioco che, vuoi per l’impossibilità di venderli alle masse, vuoi dell’eleganza un po’ spigolosa del game design, devono per forza ritagliarsi uno spazio negli ambienti indie. Lo sappiamo, è una lamentela di molt*, ma i titoli grossi ormai non rischiano più. Cryptmaster lo fa, con un’idea di gioco che sicuramente andava ridimensionata ad una durata un po’ più contenuta e forse resa più sensibile dal punto di vista della definizione di quel flow che così tanti titoli azzoppa, ammazza od esalta… ma rischia, e nel farlo, con i dovuti limiti, diverte.

Cryptmaster RECENSIONE | Quan_o il cr_wler si fa…word_e

Parto proprio dal loop per parlarvi di Cryptmaster, titolo crato da Paul Hart, Lee Williams e Akupara Games, arrivato in anteprima l’anno scorso su PC e finalmente uscito, su PC, ad inizio maggio. Cryptmaster è un dungeon crawler in prima persona nel quale ogni interazione con il mondo di gioco, sia essa un attacco ad un nemico, l’apertura di una chest o il dialogo con un NPC, è legata alla digitazione di parole sulla nostra tastiera. Pensalo un po’ come l’impiccato ma in versione dungeon crawler.

È un twist interessante, e che sì prevede una certa abilità lessicale con l’inglese ma che richiede anche una certa capacità di diversificazione con poche lettere, dato che dovremo sudarci ogni unlock, ogni nuovo potere e ogni nuova “parola”. In Cryptmaster il riposo di 4 eroi di vecchie leggende viene infranto da un negromante, intrappolato e desideroso di uscire, anche al costo di dover risvegliare i 4 di cui sopra, ormai cibo per vermi. È per lui che dovremo vagare per le varie location del gioco, quasi tutte dungeon in diverse salse.

Cryptmaster RECENSIONE Il combattimento è interessante ma invecchia velocemente
Il combattimento è interessante ma invecchia velocemente

Il loop di gioco, come dicevo, è interessante e si presta quasi più a partite qui e lì, rispetto a run complete ed esaustive. Con una durata di 15 ore e un respawn piuttosto generoso (ma molto lontano dall’essere permissivo o equilibrato nel dispensare punizioni), è molto più facile prendere Cryptmaster a sorsi, ed è forse questa la chiave per “sopportarne” meglio alcuni aspetti, tra i quali il combat.

Come raccontavo prima, infatti, ogni nostra azione in-game, escluso il movimento, è legata alla digitazione di parole: “Chest” ci permette di aprire lo scrigno che abbiamo davanti, ad esempio, e parole di attacco come “stab” o “jab” ci permettono di, appunto, attaccare i nemici che ci si parano davanti, ma è anche e soprattutto in questa meccanica che Cryptmaster focalizza molto del suo senso di progressione. Risvegliati i 4 eroi, infatti, essi si troveranno svuotati dalle memorie che avevano accumulato da vivi: Joro, Syn, Maz e Nix sono quindi senza… abilità, e dovremo sbloccargliele noi. Come? Indovina un po’, digitando delle parole.

Avremo un paio di indizi ad aiutarci: solitamente la lunghezza della parola, mostrata a schermo come una serie di caselle vuote, e un “tema”, questo invece dettato dal personaggio stesso. Ognuno dei personaggi interpreta infatti un archetipo, dal bardo al ladro, all’evocatrice, e servirà ricordarselo per limitare il campo delle parole da digitare per sbloccare di volta in volta nuovi poteri. Il gioco stesso ci spinge lentamente a scoprire nuove lettere di quelle parole, attraverso situazioni di combat che, una volta vinte, ci permetteranno di scegliere una lettera che si piazzerà dovunque debba essere presente nella 4 contemporanee linee di caselle vuote (una per ogni pg, sempre sostituita da una nuova nel momento in cui la “risolviamo”).

Cryptmaster RECENSIONE È ora di far resuscitare il nostro maestro
È ora di far resuscitare il nostro maestro

Ce l’ho sulla p_nt_ della l_ng__

“Liberare” molte di queste parole è essenziale, perchè i nemici hanno una discreta differenziazione di abilità e difese (ad esempio la presenza di nemici che rendono inefficace l’utilizzo ad una data lettera, che quindi non potremmo usare per comporre la data parola d’attacco o difesa). Purtroppo dopo le prime 10 diventa relativamente frustrante tentare di continuare, perché parole sempre più complesse implicitamente comportano un dispendio sempre più massivo dell’unica vera currency di gioco: le anime.

A mo’ di MP, infatti, le anime ci permettono di riattivare le abilità usate nelle battaglie precedenti e di utilizzare le azioni durante il combattimento, ma un anima “vale” una lettera: è un limite di design con del potenziale, indubbio, ma è un esercizio di stile che qui manca di finezza e vera eleganza, restringendo lo spazio vitale di un eventuale unicità d’approccio fra diverse giocatrici o giocatori, e che quindi inavvertitamente, più che spingere a sperimentare, causa l’utilizzo sempre delle stesse parole corte, se efficaci praticamente per ogni situazione.

Sarebbe stato piacevole notare una maggior attenzione a quel sempre necessario equilibrio risk/reward che di sicuro avrebbe reso l’approccio più variegato e la sua realizzazione più attenta. Un altro elemento ludico che, nel suo esser costrizione, poteva essere meglio eseguito o implementato è la salute dei protagonisti: la salute di ognuno è dettata dalla lunghezza del loro nome, e più di una volta mi sono ritrovato frustrato dall’ennesima morte di uno dei pg con il nome più corto. Morire non è eccessivamente punitivo ma sembra evidente che poteva essere fatto un migliore lavoro a livello di equilbrio come roguelike, anche in questo: in caso di team wipe, infatti, ci ritroveremo all’ultimo checkpoint, con tutti gli attacchi pronti e carichi, ma con lo stesso livello di anime di quando siamo mort*. Non esattamente il migliore dei ritorni, insomma.

Cryptmaster RECENSIONE Uno dei casi nei quali saremo limitati nel risolvere il combat
Uno dei casi nei quali saremo limitati nel risolvere il combat

Sce_li la p_rta A o la po_ta B?

Cryptmaster è un dungeon crawler, e l’esplorazione riesce sempre nell’intento di incuriosire, fra porte chiuse da un indovinello e scrigni che potremo aprire solo se indovineremo cosa essi contengono, in 5 tentativi e solo con l’ausilio dei nostri 5 sensi. Si, c’è anche il minigame con le carte, ed è talmente abbozzato (solido, sia chiaro, ma con poca profondità) da chiamarsi volutamente “Whatever”.

Dalle prime immagini mostrate su Steam è impossibile che l’artstyle non catturi la nostra attenzione, e l’aspetto estetico è sicuramente molto caratteristico, tanto da ricordare un po’ il disegno a matita di Mundaun, titolo sì horror ma non troppo distante da alcuni dei toni adottati da cryptmaster stesso; visto il tema, è uno stile legittimamente valido, però a volte diventa un ostacolo al godimento dell’esperienza. La colpa è forse da spartire con un level design non ottimo, a volte eccessivamente lineare, a volte viziosamente labirintico; nemmeno la presenza di una minimappa aiuta troppo la navigazione o, per quel che vale, il senso di smarrimento che a singhiozzo fa capolino.

Il doppiaggio è ottimo, e il cryptmaster stesso, che appunto ci farà contemporaneamente da guida e ostacolo nella nostra tentata fuga dai luoghi oscuri che ci accerchiano, è uno dei casting più azzeccati degli ultimi tempi: ironia, sbuffi, lamentele e virtuosismi lessicali sono sempre un piacevole intermezzo ai molti silenzi dei dungeon che esploreremo. È in fondo per lui che vaghiamo, alla ricerca di un modo per caricare la gemma dell’anima che potrà finalmente liberarlo dalla sua prigionia.

Va anche fatto un plauso alla quantità di voiceover registrati a seconda delle tante possibilità di parole che potremo scrivere: ovviamente non riesce, e sarebbe impossibile, a considerare davvero ogni singola parola, ma più di una volta mi sono ritrovato sorpreso a riconoscere che il team aveva previsto la possibilità che io digitassi “pee“, quando mi è stato proposto di dissacrare un altare.

Un altro dei difetti più evidenti di Cryptmaster è il late game: attorno alle 10 ore (il gioco ne dura circa 15) il gioco un po’ perde di focus, e sembra un altro caso di un loop che forse sarebbe stato meglio rappresentato in un gioco più corto; aggiungiamoci che il combat non evolve mai davvero, se non con alcuni boss del secondo bioma per poi tornare nei binari, e in generale siamo davanti a un titolo che davvero poteva smaltire un terzo della sua durata senza sentirlo davvero.

Cryptmaster RECENSIONE Il gioco tiene spesso conto di parole inaspettate
Il gioco tiene spesso conto di parole inaspettate

Non esiste scenario nel quale non si possa premiare un titolo che, detto in volgo, “almeno ci prova”. Spesso ci si lamenta di un ambiente di sviluppo troppo orientato verso la non-innovazione, verso l’ennesimo narrativo in 3a persona, ma come sempre è il comparto indie quello a cui guardare per scoprire, e a volte scontrarsi, con le sperimentazioni di team capaci o anche solo curiosi di provare a portare un loop di gioco (o una combinazione fra essi) mai visto prima. Basta guardare Another Crab’s Treasure (ti rimando alla recensione) o Terra Memoria (anche in questo caso, fai un salto alla recensione) Cryptmaster in questo riesce, ma fa il passo più lungo della gamba in alcuni aspetti che purtroppo lo trattengono da un successo maggiore.

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7
Un esperimento che merita un secondo tentativo

Pro

  • Racchiudere ogni interazione nella digitazione di una parola è geniale e incredibilmente unico nel contesto videogioco
  • Lo stile estetico è per lo più piacevole...

Contro

  • ...quando non inciampa su un level design fuori fuoco e incostante
  • L'endgame perde molto della spinta iniziale
  • Il combat system non riesce ad evolversi
Vai alla scheda di Cryptmaster
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