Crash: Mind Over Mutant – Recensione Crash: Il dominio sui Mutanti
Un lavoro poco curato
Graficamente parlando ci troviamo dinanzi ad un lavoro poco forzato o poco impegnato, se preferite: sebbene i colori restino allegri e dall’aspetto molto fumettistico, Crash è un personaggio molto triste, apatico, senza personalità ne identità, peggio di quanto accadesse in precedenza. Gli altri personaggi non sono da meno, tranne quando ci si mette un ottimo doppiaggio in italiano, nel quale ritroviamo un ottimo Michele Foresta, meglio conosciuto come Mago Forrest, a doppiare il Dottor Cortex.
Gli ambienti che visiteremo saranno vasti e sempre vari, anche se spesso saremo costretti a rivisitarli per raggiungere punti che alll’inizio non erano raggiungibili per mancanza di alcune abilità: abilità che acquisiremo, in stampo prettamente da RPG, trovando delle sfere rilasciate dai nemici che andranno a migliorare le nostre capacità in forza, salto, agilità e potenza degli attacchi. Questa è una componente che va a migliorare la longevità ma di certo non diminuirà la noia che potrebbe scaturire dal tutto: ripetere le avventure più e più volte non sarà un piacere, anzi si potrà tranquillamente evitare.
Le animazioni sono di buona fattura, non si nota un calo enorme nel frame rate ma si poteva sempre chiedere qualcosa di più dagli sviluppatori che non arrivano sulla next gen con grande forza o voglia. Discreto sotto l’aspetto grafico. Il sonoro accompagna il doppiaggio con delle buone musiche di accompagnamento ed effetti speciali.
Un Crash così brutto non s’era mai visto
Conclusioni
Crash continua a peggiorare e non migliorare: il personaggio peggiora, lo stile forse è innovativo, magari piace l’idea dei Mutanti sicuramente innovativa, interessa molto l’innovazione in giochi come questi, platform dove si mescolano diversi caratteri, dall’RPG all’action, facendo dimenticare la schematicità del genere con cui è nato Crash. Se siete cultori del passato, amanti del Bandicoot che ha fatto emozionare le due generazioni precedenti del mercato videoludico, discostatevi da questo Crash, in una terza generazione che non vuole sminuirlo, che non vuole criticarlo troppo, ma che è costretta a sottolineare che qualcosa è cambiato, in peggio.
Si loda comunque lo sforzo, l’idea, e dopotutto non si riesce a criticare a piedi uniti un marsupiale così famoso e così riuscito e magari le uniche colpe si possono dare ad un Jason Rubin troppo incapace di tenere per sè delle ottime idee: il rimando è dovuto anche a Jak & Daxter.
L’icona che ci piace ricordare ancora viva
Attenderemo il sicuramente prossimo terzo capitolo della trilogia di Crash per dare un giudizio finale su questa nuova idea Radical che per ora lascia interdetti. È comunque la caduta di un’icona.