Crackdown – Recensione Crackdown

Crackdown, infatti, primo lavoro di Realtime Worlds, casa di proprietà di Microsoft Games Studios, è un gioco che lascia interdetti.
Si presenta bene, si gioca anche meglio, è molto divertente, ma manca totalmente di quel qualcosa capace di fargli fare "il passo" per diventare un capolavoro, un titolo da non perdere; andiamo ad analizzare più approfonditamente ciò che vi ho appena detto. 

Welcome to Pacific City 

La trama del gioco, che ci vede protagonisti nei panni di un brutale agente super-specializzato contro il crimine, prende il via subito dopo aver selezionato il nostro alter ego, lo scopo che il nostro misterioso interlocutore ci prefiggerà da subito sarà tanto chiaro quanto impegnativo.
Dovremo infatti eliminare tutte e 4 le bande criminali della città, iniziando prima dai "pesci piccoli" per poi arrivare ad uccidere i più malvagi boss della nostra beneamata cittadina. Lo spunto narrativo si ferma qui.
Non aspettatevi colpi di scena, scoperte sensazionali o incredibili rivelazioni, perché la trama andrà avanti lineare fino alla fine del gioco, vale a dire non appena avrete sgominato tutte le minacce che affliggono i vostri cittadini.
Dunque, se giocherete a Crackdown, ricordatevi che non lo state facendo per la trama. 

Decriminalizzazione 

SUPER
, nessun altro aggettivo esprime al meglio il vostro alter ego, un portento della natura (geneticamente modificata) capace di compiere azioni incredibili.
Questo è uno dei punti di forza del gioco, nonché una delle sue principali particolarità, il vostro personaggio si migliorerà sempre più con il passare del tempo, compiendo determinate azioni che faranno salire i rispettivi parametri.
Se prenderete a pugni i criminali, ad esempio, diventerete fortissimi nella lotta, arrivando a scagliare, con un semplice calcio, a distanze incredibili i vostri avversari oppure rovesciare con un semplice pugno un camion, o meglio ancora, sollevarlo e lanciarlo addosso ai nemici ignari, con grande gioia del giocatore.
Se riuscirete a migliorarvi nell’agilità, invece, arriverete a spiccare salti di decine di metri, da un palazzo all’altro, come i celebri film della seri di matrix hanno insegnato, contrariamente, superando le prove di guida o investendo i nemici diverrete più bravi nel controllo della vettura, il che vi permetterà di compiere manovre degne dei famigerati Dukes of Hazzard.
La scoperta e l’ampliamento delle proprie abilità (5 in tutto) rivestiranno un’importanza assolutamente primaria nel corso dell’avventura, in quanto gli avversari che incontrerete si faranno sempre più numerosi e meno disposti a collaborare con la legge, inoltre è inutile nascondere la curiosità di scoprire cosa otterremo aumentando ulteriormente la prossima abilità. 

CrimePlay 

Lungo tutto il corso del gioco, come già annunciato, ci troveremo semplicemente a cercare di aumentare le nostre abilità ed uccidere criminali.
Gli sviluppatori hanno introdotto una città realistica, con molte persone che passeggiano sui marciapiedi ed auto che spuntano da ogni vicolo, ma purtroppo la utilizzano soltanto come lo sfondo delle sparatorie, e non avviene come in GTA, dove viene coinvolta, presentando personaggi o situazioni che ci permetterebbero di familiarizzare maggiormente con l’ambiente.
Il gameplay si rivela dunque molto semplice, presentando una mancanza di varietà nonostante sia godibilissimo, che potrebbe rischiare di annoiare velocemente chi ha giocato i precedenti GTA.
Per ovviare ciò, i programmatori hanno presentato una lista di achievments veramente intriganti e divertenti, ad esempio uno di questi vi chiederà di scalare la torre dell’agenzia e quello successivo di lanciarvi da quell’altezza spropositata per cascare nell’acqua sottostante, che riescono nel compito di prolungare di svariate ore l’esperienza di gioco. 

Ci vedi bene? 

Solitamente, quando una software house decide di pubblicare un gioco in stile GTA, lo fa con un preciso intento: ricreare un mondo credibile, dove i giocatori possano dare libero sfogo alla loro mania distruttiva, mentre in Crackdown la veste grafica è disarmante.
Infatti il titolo presenta una grafica in cell shading che lo fa apparire più che un gioco di next gen a un ibrido fra il meglio che poteva esprimere la vecchia xbox e gli esordi incerti della nostra 360.
Ma è un’illusione è destinata a durare poco e anche i più scettici ammetteranno che il motore grafico che muove la città in cell shading di Pacific City risulta in certi frangenti risulta impressionante e degno di nota, al pari dei più blasonati concorrenti che sfoggiano un motore grafico "verosimile".
I difetti vanno ricercati invece nei modelli poligonali degli avversari, troppo sempliciotti e monotoni, con vetture quasi tutte uguali e costruzioni edificate a stampo. 

Ci senti bene? 

Il sonoro presenta una colonna sonora simpatica che conta la collaborazione di artisti celebri del calibro di Molotov.
Gli effetti sonori risultano veramente coinvolgenti a patto di avere montato un impianto 5.1; senza di esso infatti la differenza è notevole, molto più che in altri giochi, dove le esplosioni fragorose, i calci rotanti, le sparatorie, le sessioni di guida spericolata e le nuotate precedute da tuffi di un centinaio di metri sono senza in minor numero.
Rimane comunque godibile anche con un sistema 2.1 oppure con le due canoniche casse attaccate ai lati della televisione. 

La resa dei conti 

Come ho detto in apertura, Crackdown è senza dubbio un bel gioco, che riesce a riservare anche parecchie sorprese, risulta però essere minato da un difetto che gli impedisce di arrivare più in alto, vale a dire la profondità del gioco, un aspetto su cui i programmatori dovevano lavorare indubbiamente di più.
Se proclamiamo i vari GTA come capolavori, è perché riescono a presentare, rispetto ai "giochi da otto" un diverso approccio e una profondità non solo di trama, ma di coinvolgimento e atmosfera maggiore rispetto ai giochi creati per essere divertenti come Crackdown.
Non è facile spiegare cosa voglio dire, ma immaginate la differenza che c’è fra un film come "Full Metal Jaket" e "We Were Soldiers" di Mel Gibson, ora, in questi due film si parla della stessa guerra, di armi, di uccisioni e di violenza in generale, ma il film di Kubrick, riesce ad essere incisivo, a lasciare qualcosa dentro, a differenza del film di Gibson che risulta senza dubbio più godibile da guardare il sabato sera, per rilassarsi di fronte al TV, ma è destinato a essere dimenticato.
Lo stesso discorso può essere applicato a Crackdown.

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