Crackdown 2 – Recensione Crackdown 2

Ci sono svariati modi in cui un videogioco può irrompere sul mercato, vendere uno svariato numero di copie ed entrare così nei favori del pubblico. Ci sono i titoli sostenuti da un nome altisonante, spesso trasposizioni di opere preesistenti, e poi ci sono i titoli capaci grazie ai trailer e a un’idea accattivante di rapire il giocatore. Senza contare poi i seguiti di giochi famosi e osannati. Stranamente, però, il primo Crackdown non apparteneva a nessuna di queste categorie.

Crackdown non era il seguito di nessun gioco di prestigio, né tantomeno si basava su qualche fumetto o film di successo. Non aveva nemmeno il carisma necessario per spingere un qualsiasi squattrinato videogiocatore a portarsi a casa la confezione di gioco. E allora perchè vendette un buon numero di copie? Le male lingue vedono la causa solo nella demo di Halo 3, al periodo uno dei giochi più attesi del momento, che era presente come aggiunta all’interno della confezione. Certo, la teoria avrebbe un che di convincente, se non fosse per il fatto che pur macchiato qua e là di difetti non proprio trascurabili, e privo di carisma come si diceva, Crackdown riusciva a divertire il giocatore quel tanto che bastava per non annoiare.

Oggi, dopo tre anni dal debutto delle prime avventure di Pacific City, la città devastata ritorna in tutto il suo lerciume in Crackdown 2. Passata la staffetta ai ragazzi di Ruffian Games, il TPS con cospicui elementi sandbox che avevamo conosciuto nel primo Crackdown torna più cattivo e pompato che mai, ovviamente in esclusiva X360.


Facce da freak per la città

Che strano nome, Pacific City. Da quando l’abbiamo conosciuta, nel primo episodio della saga, la metropoli americana si era presentata tutt’altro che pacifica tanto era logora, sporca e devastata dal crimine. Noi vestivamo i panni di un soldato dell’Agenzia, un gruppo di polizia tutt’altro che democratico capace di far rispettare la legge con il pugno di ferro. Da quei giorni le cose sono ovviamente cambiate. Ma non in meglio.

Una strana epidemia ha infettato gran parte della popolazione di Pacific City, trasformando i civili in mostri aberranti chiamati Freak. Queste orride creature sono così diventate il bersaglio principale dell’agenzia, costretta a dividere il fuoco tra mostri mutanti e i sempre agguerriti membri della Cellula, un’organizzazione terroristica che lotta per l’indipendenza e per la somministrazione di un vaccino alla popolazione mutata. Nei panni di un soldato dell’organizzazione geneticamente potenziato, dovremo dunque porre fine al virus, ai freak e alla resistenza, senza pietà e utilizzando un’enorme quantità di piombo.


Va da sé che la trama alla base di Crackdown 2 sia un mero pretesto per gettarci nell’azione più folle e sconsiderata. Dalle prime battute di gioco avremo sì e no qualche dritta sulla trama principale, ma nulla di più. Appena sbarcati nel cuore della città, infatti, dovremo cavarcela in solitaria con la sola compagnia di una voce fuori campo a darci istruzioni. Scordatevi dunque un vero plot narrativo. In Crackdown 2 non troverete nulla di tutto questo. Solo azione.

Una città infestata per un Super Agente

Appena sbarcati in città e apprese le poche regole per rimanere vivi e portare avanti la missione, ecco che ci ritroveremo liberi di spingerci dove vorremo. La città sarà interamente esplorabile sin dal principio senza nessun vero impedimento se non le nostre abilità. Un approccio decisamente sandbox, dove decideremo noi se portare a termine la missione assegnataci oppure gironzolare per la città a caccia di punti abilità e sfere nascoste. In fin dei conti, la missione da svolgere risulta estremamente ripetitiva nella sua esecuzione: fare piazza pulita dei quartier generali della cellula (ben difesi e pullulanti di terroristi), attivare i generatori sunburst presenti nei vari quartieri, dirigersi nella tana locale dei freak e attivare il nucleo centrale (trasportato via elicottero) per cuocere tutti gli zombie di quel particolare quartiere. Tutto qui, ripetuto per un buon numero di volte. I detrattori della ripetitività sono avvisati. 

 

Data la grandezza di Pacific City, ed il cospicuo numero di quartieri, la missione principale impiegherà gran parte del nostro tempo. Per riempire i buchi, però, potremo impegnarci nell’esplorazione della città e nella crescita del nostro super soldato. Al lato sinistro dello schermo appariranno cinque iconcine indicanti le varie abilità: agilità; armi da fuoco; forza; esplosivi; guida. Per aumentare la prima dovremo cercare per la città delle particolari sfere verdi, dette sfere agilità, sparse tra tutti i punti più alti e difficilmente accessibili (alcune sfere non resteranno ferme ma scapperanno per farsi acciuffare). Per accrescere invece le restanti capacità, basterà utilizzare la mossa correlata. Ad esempio, per aumentare l’abilità nelle armi da fuoco basterà utilizzare le armi da fuoco ed abbattere con esse più nemici possibili. 

Progressivamente, con l’aumentare delle ore di gioco, ci ritroveremo un super agente sempre più agile e potente. Potremo compiere salti di venti metri, sollevare un camion a mani nude per usarlo come arma bianca e aumentare la nostra scelta di armi e veicoli. Scelta che, mano a mano, diverrà sempre più vasta, tanto da permetterci di venire in possesso di mezzi a quattro ruote corazzati di tutto punto. Ma anche in mancanza di un carro armato o di una supercar, potremo comunque muoverci spediti rubando qualche automobile al primo passante di turno, in pieno stile GTA. L’uso dei veicoli sarà infatti importante per inseguire qualche sfera "guida" ribelle e per vincere le varie sfide automobilistiche sparse qua e la per la città.

All’accumulo di nuovi automezzi si unirà anche l’aumentare di armi ed esplosivi. L’utilizzo di pistole, fucili e granate sarà infatti indispensabile per tutta la durata dell’avventura, nonostante il nostro agente sia in grado di difendersi a mani nude, utilizzando come armi bianche gli oggetti cittadini più disparati. Il gioco trova il suo cuore nel combattimento, indispensabile per la crescita delle abilità e per la sopravvivenza. Peccato per qualche errore nei comandi, come un solo tasto per il combattimento corpo a corpo, che porterà la lotta a diventare un frenetico button smashing, ed un poco pratico sistema di mira, capace spesso e volentieri di mirare automaticamente l’unico bersaglio che non vogliamo colpire. 

All’esperienza in singolo si alterna anche una cospicua componente multiplayer, incapace però di brillare di luce propria. Le battaglie online risultano così un accessorio in più, forse inutile e forse dimenticabile, che potrebbe allietare qualche oretta di gioco per poi cadere nel dimenticatoio.


Decadenza… fumettosa

 
Sin dalle prime battute di Crackdown 2 parte automatico il paragone con Borderlands. Entrambi i giochi infatti fanno dei vasti ambienti e dell’ambientazione post apocalittica un vero e proprio cavallo di battaglia, utilizzando come veste grafica il mai troppo elogiato cell shading. A differenza del capolavoro di Gearbox, però, Crackdown 2 non riesce a soddisfare altrettanto dal punto di vista visivo.

Per quanto vasti, gli ambienti risultano spogli e mal gestiti, creati con una pochezza di particolari che in questa nuova generazione stona parecchio. Ma non solo, anche le texture ricordano paurosamente la vecchia generazione, tanto sono sgranate e ripetute. Si salvano però le animazioni e parte dei modelli poligonali, anche se spesso la costruzione degli edifici e dei veicoli lascerà a desiderare.

A questa pochezza a livello tecnico, si aggiunge anche un comparto sonoro assolutamente dimenticabile, incapace di restare nella testa del giocatore e di sottolineare i vari momenti di gioco. Una mancanza però facilmente sorpassabile. La frenesia del gioco impedisce di soffermarsi su simili particolari.

Verdetto finale

Tirando le somme, Crackdown 2 appare come un minestrone fumante e a tratti incoerente di tanti generi e videogiochi: c’è un pò di GTA, qualcosa di Prototype, vari elementi TPS e platform. Il tutto però risulta estremamente ripetitivo, e nonostante riesca a divertire, si attesta come un prodotto destinato solo ai veri amanti del genere. Insomma, se amate i titoli fatti di pura azione e privi di una vera trama e di un comporto grafico all’altezza, allora potreste prenderne in considerazione l’acquisto. Di contro, se cercate in un gioco qualcosa di più, ebbene, statene tranquillamente alla larga.

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