Conglomerate 451: Recensione

Conglomerate 451 è un dungeon crawler che presenta meccaniche da gioco di ruolo molto moderne, creato attraverso il motore grafico Unity. Il gioco è stato pubblicato da 1C Entertainment e sviluppato da RuneHeads, quest’ultimo un team tutto italiano fondato nel 2017. Il titolo è attualmente disponibile per PC e acquistabile su Steam. Tra le varie lingue presenti vi è anche quella italiana. Il poco doppiaggio proposto è invece effettuato in lingua inglese.

La grafica e l’identità

Il gioco è ambientato in un futuro in stile cyberpunk, dove la tecnologia ha ormai preso parte in ogni cosa e condiziona ogni essere vivente. Lo stile che identifica il titolo non è così banale come ci si potrebbe aspettare da un neonato team di sviluppo indipendente. Ogni singolo aspetto o elemento ambientale è convertito in modo perfetto all’interno dell’ambito tecnologico. Questo al fine di dimostrare il perenne e costante abuso di tutto ciò che è elettronico e che allo stesso tempo coinvolge il mondo di gioco nella sua interezza.

Grossa pecca del gioco sono le animazioni. Queste infatti sono parecchio legnose, plastiche e semplici, oltre al fatto che sono sempre ripetute senza mai cambiare. Tale aspetto si nota soprattutto per i personaggi umani o cyborg. Si tratta tuttavia di un qualcosa di accettabile, questo perché quella delle animazioni è probabilmente la parte più difficile da gestire in un gioco a tre dimensioni  (per un gruppo di sviluppatori indipendenti, si intende). Si vede tale mancanza anche nell’assenza delle animazioni delle bocche. Non si tratta di una semplice mancanza di lip sync, ma di un vero è proprio cambiamento nella scenografia. La telecamera tende infatti a evitare i volti dei personaggi parlanti, oltre al fatto che ci sono pochissimi dialoghi doppiati.

È invece un grande punto di forza l’ottimizzazione effettuata per il comparto grafico. Quando si utilizza Unity, il risultato la maggior parte delle volte è un qualcosa che consuma tante risorse in cambio di un risultato grafico terribile. Questa volta non è così, perché si concilia una buona cura estetica assieme a delle ottime prestazioni.

Poiché apprezzare i dettagli estetici potrebbe risultare faticoso a causa del gameplay veloce,  il titolo dispone di una modalità fotocamera con la quale è possibile esaminare liberamente l’ambiente.

Il gameplay e la trama

Conglomerate 451 propone due diverse modalità di gioco: trama e infinita. La prima è auto esplicativa, mentre la seconda comprende esattamente la modalità trama ma con l’aggiunta del fatto che il gioco – una volta sconfitti i boss finali – continua all’infinito in modo procedurale.

Nella modalità storia si viene subito mandati in azione dopo aver cliccato il pulsante nuova partita. A guidare il giocatore è un semplice e diretto tutorial di tipo testuale posto nel centro dello schermo. Terminato il tutorial, si scopre che quest’ultimo era una simulazione dedita a provare l’abilità del protagonista nell’essere vero e proprio capo di un’agenzia privata. Siamo nel 2099, e il nostro scopo è quello di portare ordine e sicurezza nel distretto 451 della città in guerra di Conglomerate. Come misura estrema, il governatore della città ha dato il potere di utilizzare cloni da guerra alle agenzie al fine di combattere le bande criminali.

Il gameplay è quello di un dungeon crawler, ma con carattere da gioco di ruolo. Ci si muove in 4 direzioni possibili tra una tessera e l’altra della mappa, che viene generata in modo casuale ogni volta che si avvia una missione. Una volta avvicinati a dei nemici, i nostri 3 cloni possono ingaggiare o essere ingaggiati nel combattimento. Quest’ultimo avviene a turni, e ogni clone possiede 4 abilità che variano a seconda della propria classe. I danni inferti ai nemici a seconda dell’abilità possono essere subiti  con area d’effetto, oppure su una parte specifica del corpo con conseguenza diverse. Ad esempio, mirando alla testa c’è una possibilità maggiore di ottenere un critico ma anche di mancare il colpo.

I cloni posseggono punti vita, scudo e batteria. Lo scudo è rigenerabile, ma una volta esaurito vengono ridotti i punti vita. Una conseguenza diversa dai giochi che contengono questi termini è l’aggiunta dei traumi, che nascono quando i cloni perdono punti vita. Oltre a questo, ogni clone presenta una propria batteria, che viene utilizzata per ricaricare lo scudo oppure per hackerare i diversi dispositivi elettronici come porte e terminali – attraverso mini giochi – oppure i nemici.

Un po’ come in XCOM: Enemy Unknown, è possibile creare i propri soldati. Ognuno può presentare diverse abilità e mutazioni che conferiscono loro bonus aggiuntivi, assieme a una vasta personalizzazione dell’equipaggiamento e un semplicissimo meccanismo di level-up. Sempre come il titolo citato, è possibile spendere crediti e punti tech – ottenuti alla fine di ogni missione – per effettuare ricerche per i potenziamenti.

Il comparto audio

Non vi è molto da dire sul comparto audio di Conglomerate 451. Le musiche sono parecchio fuori luogo o comunque trasmettono una sensazione di stranezza. È invece presente un’ottima ricerca degli effetti sonori, che risulta essere specifica e ben precisa. Ogni suono ambientale è infatti curato e centra il suo scopo.

Conglomerate 451 è un gioco che propone in chiave perfettamente moderna il vecchio – e ormai quasi mai riproposto – genere del dungeon crawler. Seppur ci siano delle piccole ma evidenti mancanze, il team italiano si dimostra capace di poter sviluppare titoli di tutto rispetto a cui giocare. Comprare il gioco è anche un investimento nella continuità del progetto, che ci auguriamo abbia un seguito in grado di colmare le lacune di questo primo capitolo.