Collection of Mana – Recensione
Se si pensa alla tipologia più classica dei giochi di ruolo made in Japan degli anni ’90 in molti rievocheranno la formula a turni dei vari Final Fantasy, Dragon Quest, Chrono Trigger, ecc., considerando quella degli Action RPG per lo più una deriva dei tempi moderni. Eppure questo sottogenere già in quegli anni era ricco di titoli divenuti classici, e alcuni di essi hanno dato il via a saghe che hanno fatto la storia del genere. Tra queste c’è sicuramente Mana (conosciuta in Giappone come Seiken Densetsu), trascurata da molti e conosciuta soprattutto da una minoranza di appassionati.
A forza di esperimenti, Square Enix sembra aver capito che puntando esclusivamente ai titoli moderni lascia a bocca asciutta una schiera di appassionati dei suoi tempi d’oro, e per questo sembra intenzionata a riequilibrare la sua linea. Dopo il meritato successo di Octopath Traveler (il cui prequel Conquerors of the Continent arriverà tra non molto), l’annuncio di un nuovo Bravely e Oninaki di Tokyo RPG Factory in dirittura di arrivo quest’estate, sembra che gli amanti dei giochi di ruolo old-school abbiano trovato il loro posto nel mercato. In questa cornice ci arriva dall’E3 2019 l’annuncio dell’uscita di Collection of Mana (non esattamente a ciel sereno, come vi avevamo anticipato), una raccolta già uscita in Giappone nel 2017 e finalmente localizzata per l’Occidente.
Curata da M2, studio ormai più che esperto nella conversione di classici a 8 e 16-bit su piattaforme attuali, già responsabile dei vari 3D Classics, Sega Ages e più recentemente Castlevania Anniversary Collection, questa collection per Nintendo Switch dei primi tre titoli della serie Mana ha un grandissimo valore storico per qualsiasi appassionato del genere. Ma soprattutto contiene un piccolo capolavoro fino ad oggi mai sbarcato in Occidente: Seiken Densetsu 3, che dopo oltre vent’anni riceve il suo titolo inglese ufficiale di Trials of Mana.
Ma andiamo per ordine e vediamo cosa contiene questa Collection of Mana.
Final Fantasy Adventure, ovvero il nome preso negli USA del primissimo Seiken Densetsu (Mystic Quest in Europa), è un titolo per Game Boy che si ispira fortemente al primo The Legend of Zelda e vi aggiunge elementi di gioco di ruolo. Per l’epoca è stato un titolo abbastanza ambizioso, anche perché il protagonista veniva spesso accompagnato da un compagno di battaglia controllato dalla IA del gioco, non esattamente una cosa di tutti i giorni. Va detto però che non è invecchiato affatto bene, soprattutto per via dei controlli farraginosi e le hitbox approssimative.
Per questo motivo non si capisce l’assenza nella collection di Sword of Mana, remake per Game Boy Advance che apportava miglioramenti su tutti i fronti al titolo originale, e ne avrebbe reso la fruizione meno tediosa.
Secret of Mana è il secondo capitolo della saga, il primo a uscire per SNES, ed è uno degli action RPG più apprezzati per la console e in generale. La differenza col predecessore è evidente, dalla storia meno anonima all’art design colorato e incisivo. Aveva inoltre il grande pregio di coinvolgere un party di tre personaggi, e volendo era possibile giocare con altri due amici contemporaneamente; tale feature, che lo sradicava dal limite del single-player, è stata replicata su Switch tramite Joy-Con.
Nonostante sia stato riproposto con un remake in 3D all’inizio del 2018, Secret of Mana è ancora oggi godibilissimo nella sua versione originale e un’autentica pietra miliare della sua epoca.
Arriviamo dunque al pezzo forte di Collection of Mana, ovvero Trials of Mana. Come già accennato, questo titolo arriva in Occidente per la prima volta dopo più di vent’anni, e la sua assenza è stata un vero crimine, dato che si tratta di un piccolo capolavoro rimasto perlopiù sconosciuto a causa della barriera linguistica. Non a caso diversi anni fa alcuni appassionati crearono una patch in inglese che ha permesso di godersi il gioco tramite emulatori. Nonostante il ritardo è comunque apprezzabile che Square Enix abbia comunque deciso di investire in una traduzione ufficiale, soprattutto perché si tratta di un gioco con uno script sostanzioso; operazioni di traduzione di vecchi giochi non sono affatto comuni al giorno d’oggi.
Possiamo alfine goderci (legalmente) questa perla di grande valore in modo comprensibile. Trials of Mana all’epoca ha fatto un ulteriore passo in avanti rispetto a Secret of Mana. Un progresso ben visibile dall’aspetto grafico, tra i migliori mai visti per un gioco per SNES, e percepibile nel gameplay più raffinato, con un sistema di classi più profondo rispetto al passato, e controlli e IA migliorati. Ma soprattutto è stata eccezionale l’introduzione di ben sei personaggi diversi selezionabili per un party di massimo tre. A seconda del protagonista principale scelto la storia segue un percorso diverso, una caratteristica che conferisce al gioco un valore di rigiocabilità davvero alto.
Tecnicamente il lavoro di M2 è più che soddisfacente e i giochi scorrono senza intoppi. Il modo migliore per goderseli è in modalità portatile, dato che in modalità estesa su uno schermo molto grande i pixel subiscono un comprensibile “stiracchiamento”.
Per ogni titolo è stato aggiunto un lettore musicale che ci permette di goderci i brani della colonna sonora fuori dai giochi stessi. Sono stati inoltre aggiunti alcuni filtri visivi: mentre per i due giochi SNES abbiamo solo la scelta tra la ratio originale e una modalità estesa, per Final Fantasy Adventure è possibile scegliere il formato bianco e nero, il filtro Color, e quello in scala di verdi caratteristico del Game Boy originale, ma con pixel dalla migliore definizione. È anche possibile salvare il gioco in qualsiasi momento, feature perfetta se non si ha tempo di raggiungere il classico punto di salvataggio.
Purtroppo le aggiunte a questa collection si fermano qui. Non è possibile cambiare le cornici ai lati dello schermo (nemmeno con delle bande nere), e non è stato aggiunto nessun tipo di extra, nemmeno sul genere del book digitale visto in Castlevania Anniversary Collection.
Ben più utile sarebbe stata l’aggiunta dei manuali, soprattutto per quanto riguarda Trials of Mana che non ha esattamente una formula semplice e intuitiva. Basti pensare che già all’uscita della versione giapponese di Collection of Mana i giocatori si lamentarono della mancanza di un manuale di riferimento, tanto da spingere Square Enix a caricarne uno sul suo sito ufficiale e ad aggiungerlo al gioco tramite un aggiornamento. Peccato che non abbia (ancora) pensato di fare lo stesso per la versione occidentale.
Collection of Mana ha il pregio di contenere dei titoli dal grande valore storico per la saga, e del genere action RPG tutto. I due titoli per SNES in particolare sono godibili e validi ancora al giorno d’oggi. Si tratta quindi di una compilation consigliata a qualsiasi fan dell’epoca d’oro dei 16-bit, in particolare per la presenza di Trials of Mana, finora precluso al nostro mercato. Nonostante l’innegabile qualità dei titoli, è impossibile non notare che il prezzo di 39,99 € sia poco adeguato per una collection dai contenuti extra così esigui, soprattutto se messa a confronto con i 20 € delle varie collection Konami, e con la prospettiva del Remake in 3D di Trials of Mana in arrivo il prossimo anno.
Pro
- Conversione più che soddisfacente
- Trials of Mana per la prima volta in Occidente
- Alto valore storico
Contro
- Assenza di Sword of Mana
- Prezzo poco adeguato
- Pochissimi extra