Code of Princess – Code of Princess – Recensione
E’ ormai passato un anno da quando i nostri colleghi videogiocatori della Terra del Sol Levante hanno visto arrivare Code Of Princess sugli scaffali dei negozi. Qualche mese dopo è stata la volta dei videogiocatori USA, e finalmente, da Marzo 2013 – solo tramite e-shop Nintendo e non, come negli altri paesi, anche in formato fisico – è arrivato il nostro turno. Il perché di queste scelte e ritardi a livello distributivo è presto detto: Code of Princess non è certo un brand in grado di garantire vendite da blockbuster, e Atlus ha preferito non rischiare un flop di vendite scegliendo la ben più economica opzione della digital delivery. Fatta questa doverosa premessa, andiamo a vedere quali sono i pregi e i difetti di questo action-rpg che, come scoprirete insieme a noi, si rivelerà essere un buon passatempo per tutti gli appassionati di prodotti videoludici dal sapore retrò.
Solita spada, solito cattivone
Iniziamo con il dire che Code of Princess certamente non brilla per l’originalità della trama: dopo anni di pace tra umani e mostri, questi ultimi iniziano a ribellarsi e ad attaccare le città, scatenando una nuova guerra. Le vicende narrate ruotano attorno al personaggio di Solange Blanchefleur de Lux – la principessa del titolo – il cui destino è proteggere la spada custodita nel suo castello. Quando i mostri distruggono le mura del regno, Solange è costretta ad intraprendere un viaggio nel quale incontrerà degli alleati che combatteranno al suo fianco per mettere fine alla guerra. Basteranno pochi minuti di gioco per vedere il proprio party di eroi ingrandirsi sempre più, mentre i nemici di Solange scopriranno le proprie carte e – unico colpo di scena dell’intera vicenda, piacevole anche se largamente prevedibile – apparenti alleati si trasformeranno in nemici e viceversa.
Niente di particolarmente brillante sotto il profilo narrativo, insomma. Riserviamo comunque qualche parola di elogio per i dialoghi: Code of Princess non si prende mai realmente sul serio e questo si riflette in dialoghi da cartone animato (tutti interamente doppiati, anche se in lingua inglese), con molte battute e situazioni al limite della commedia. Più di una volta, durante le sequenze animate, ci è tornata in mente la serie fantasy Slayers. Ottima scelta, questa, da parte di Atlus: con la consapevolezza di non poter rivaleggiare con le ben più articolate trame degli RPG concorrenti, a nostro parere è stata davvero azzeccata l’idea di dare un taglio più scherzoso all’intera vicenda.
Il caro buon vecchio beat ‘em up
Pur presentandosi come un RPG, Code of Princess è decisamente etichettabile come il più classico dei picchiaduro a scorrimento orizzontale: scelto uno dei quattro personaggi principali del party, il giocatore è chiamato a correre a destra e a sinistra per i vari scenari di gioco, menando fendenti contro i nemici che gli si pareranno davanti. Il terreno si suddivide in tre livelli di profondità, permettendo di schivare i colpi avversari spostandosi anche di lato.
Per quanto riguarda le mosse offensive disponibili, si tratta delle solite combo ottenute premendo forsennatamente il tasto di attacco debole o pesante, più una manciata di mosse speciali richiamabili con la classica combinazione “mezzaluna + pugno” tanto cara ai fan di Street Fighter e Double Dragon. Se inizialmente la sensazione di varietà è abbastanza presente, proseguendo nell’avventura ci si accorge ben presto che le mosse utili sono sempre le stesse. Fortunatamente, a spezzare questa monotona nota di gameplay ci pensa la possibilità di utilizzare i quattro personaggi disponibili: sebbene i comandi per l’esecuzione delle mosse di attacco siano sempre quelli, i differenti stili di lotta permettono a ciascun giocatore di scegliere il proprio preferito e di variare modalità di gioco da un livello all’altro. Dalla pesante e potente spada di Solange agli attacchi della negromante Zozo, passando per i pugnali di Ali e per l’improbabile chitarra elettrica del bardo Allegro, in questo caso le opzioni sono tante e tutte divertenti.
Passando alla componente ruolistica del titolo Atlus, questa contiene tutto quello che il giocatore di RPG si aspetta: armi, armature, scudi e monili dalle varie proprietà elementali permettono di potenziare i personaggi in base alle proprie esigenze; i punti esperienza accumulati di livello in livello, inoltre, sono da distribuire tra le varie caratteristiche dei personaggi per aumentarne così forza, velocità e resistenza a determinati tipi di attacchi. Questo sistema incide naturalmente sul livello di difficoltà, un po’ come avviene in tutti i giochi di ruolo: se non riusciste a battere un nemico particolarmente coriaceo basterebbe completare nuovamente alcuni stage precedenti per aumentare di livello e avere così molte più chance di vittoria. Bisogna dire che sotto questo aspetto il level-up risulta fin troppo accelerato, e che, nel giro di 4-5 ore, è possibile completare tranquillamente tutta l’avventura con almeno un personaggio a livello 70 o più. La longevità e la varietà del gameplay non sono proprio il punto di forza di Code of Princess insomma, che per questi aspetti ci sentiamo di paragonare ai semplici JRPG per piattaforme mobile in stile Zenonia, ovvero giochi di ruolo senza troppe pretese studiati apposta per chi volesse prenderli in mano anche solo per una partita veloce sull’autobus o in un momento morto della giornata.
Una protagonista sexy fa sempre piacere
Se la trama e il gameplay di Code of Princess non ci hanno particolarmente entusiasmato, tutt’altro discorso vale per il design e la caratterizzazione dei personaggi: incredibilmente carismatici e accattivanti, nonostante la brevità dell’avventura e la banalità della trama, tutti i componenti del party bucano letteralmente lo schermo e ci fanno davvero rimpiangere che un character design così efficace venga sminuito da un gioco che alla fine recensiremo come poco più che sufficiente. Certamente a far parlare di sé sarà la principessa Solange, con i suoi vestiti decisamente minimal e le sue prorompenti forme femminili. Anche Allegro il Bardo, comunque, per non parlare di alcuni nemici e dell’alleata più strana di tutte, Zozo la negromante (“Non sono una zombie!”), sprizzano carisma da tutti i pori.
Analizzando il comparto tecnico più nel dettaglio, segnaliamo che a fianco di un così curato design dei personaggi si nota un netto stacco con gli sfondi, alcuni dei quali sono troppo poco dettagliati. I manti erbosi e le foreste, in particolare, sono davvero poveri e stonano di fronte al design di eroi e nemici, tutti realizzati a regola d’arte e con animazioni che, anche se poche e ripetitive, risultano sempre fluide e ben disegnate. A svettare su tutto restano infine i filmati di intermezzo e le sezioni dedicate ai dialoghi in-game, sempre d’impatto e in grado di far appassionare qualunque fan dell’animazione nipponica. Questi frangenti sono anche quelli che più si prestano ad attivare la visualizzazione 3D della console, dal momento che durante le sessioni di gameplay vero e proprio – un po’ come accade con tutti i titoli action a scorrimento – la tridimensionalità dell’azione non fa altro che confondere.
Verdetto Finale
Alla luce di quanto esposto, non ci sentiamo di consigliare spassionatamente Code of Princess, anche e soprattutto per l’alto prezzo al quale la digital delivery viene proposta (poco al di sotto dei 30 Euro). L’eccessiva semplicità e ripetitività del titolo devono mettere in guardia gli appassionati di RPG, che certamente hanno standard ben più alti rispetto a quelli offerti dal titolo Atlus. I nostalgici e gli appassionati di retrogaming, invece, potrebbero trovare nella formula del picchiaduro a scorrimento un piacevole passatempo. Il tutto, però, per solamente qualche partita prima che il gioco in questione cada definitivamente nel dimenticatoio: affrontare le diverse missioni con altri personaggi (o in compagnia di un amico, in modalità multiplayer) non basterà a spezzare la monotonia dell’azione, che comunque dall’incipit ai titoli di coda tiene impegnati solamente per poche ore. Speriamo, nonostante questo, che i carismatici Solange e soci non vengano abbandonati: con un charachter design così ben fatto si può fare davvero molto, e per questo speriamo di ritrovare l’allegra combriccola in un seguito che sappia meglio valorizzare tutte le potenzialità intrinseche del cast.