Civilization VI – Recensione
Signore e Signori, grandi e piccini, eruditi e ignoranti. Benvenuti allo spettacolo che va in scena ogni giorno sotto i vostri occhi e che non degnate della minima attenzione: la Storia! Sì proprio lei che continuamente avviene, è la protagonista di quest’opera di realistica finzione chiamata Civilization VI. Mettetevi comodi, poichè viaggeremo dall’età della pietra fino a quella di Facebook! Sono ammessi anche gli animali. Non lo siamo forse tutti in fondo?
La sua uscita era attesa ma forse non tanto come in altri casi. Civilization V si era presentato come la vera rivoluzione del titolo e, come se non bastasse, era uscito nel lontano 2010. Questa volta Firaxis Games ha deciso di puntare sull’innovazione tecnologica più che sulla giocabilità vera e propria. Così, se Civilization VI appare nella sua veste grafica in modo molto simile al suo predecessore, a volerlo guardare più attentamente si scorge una rivoluzione grafica incredibile con un carattere tutto suo. Se nella precedente edizione si era puntato sul realismo del terreno e degli elementi naturali, adesso Civilization punta sui colori sgargianti e sulla stilizzazione, nonché sull’applicazione di modelli molto più “simpatici” (graficamente parlando), abbandonando quindi la pretesa di realismo portata avanti dal V.
Gli elementi su schermo sono stati moltiplicati, le texture sono molto belle da vedere e gli edifici, così come i territori sono in costante mutamento. Nulla viene lasciato al caso e questo rende l’esperienza di gioco davvero completa, in un certo senso anche ridondante, ma sempre rispettando una logicità ineccepibile. A cosa ci riferiamo per l’esattezza? Se in altri casi potevamo costruire degli edifici all’interno del territorio cittadino senza che questi apparissero “davvero”, occupando quindi uno spazio, stavolta qualunque cosa costruiremo apparirà su schermo.
Nei distretti, ovvero in quelle caselle in cui un solo tipo di costruzione permesso (costruzioni per il tempo libero, militari, sacre, culturali, scientifiche), potremo costruire più di un edificio e tutti insieme appariranno all’interno della casella, la quale modificherà automaticamente l’uso del suo spazio. Una chicca cui bisogna far caso ma che dà grandi soddisfazioni dal punto di vista visivo.
Altri miglioramenti e modifiche riguardano, ad esempio, la figura dei “Costruttori”, cioè quelle pedine in grado di costruire luoghi di sfruttamento delle risorse naturali quali miniere, cave, recinti per gli allevamenti, fattorie e un mare (ma davvero un mare) di altre cose. In effetti, in Civilization VI sono aumentate a dismisura le tipologie di risorse. Se per il cibo prima potevamo avere soltanto fattorie, allevamenti e una risorsa bonus, adesso avremo a disposizione una miriade di risorse che producono cibo e che verranno classificate per rarità.
Queste appariranno su schermo a seconda della latitudine alla quale ci troveremo. Lungo le coste sabbiose avremo soltanto pesci ma lungo quelle alte e rocciose avremo anche i molluschi, risorsa classificata come “di lusso”. E non finisce qui: nelle foreste pluviali a latitudini tropicali, troveremo le banane (risorsa bonus), verso i poli ci saranno importanti risorse metalliche come il rame, vicino i deserti ci saranno grandi piantagioni di agrumi e seta (risorsa di lusso), e poco più a Nord riso, sale, pietre e davvero tantissime altre risorse. Molte non saranno presenti fin dall’inizio bensì appariranno nel momento in cui il nostro progresso tecnologico le renderà necessarie. Per esempio il salnitro, apparirà su mappa soltanto verso la fine del periodo medievale e ci permetterà di cominciare a produrre le prime truppe armate di moschetto.
Tuttavia, al di là di discorsi che possono essere utili soprattutto a chi ha già giocato un altro titolo della serie Civilization, ciò che colpirà il giocatore “medio” saranno le enormi possibilità di personalizzazione della partita e del mondo di gioco. Qui, Civilization VI dà proprio il meglio di sé. Potremo decidere l’età del mondo (che influirà sulla presenza e l’altitudine delle catene montuose), la temperatura media (che andrà influire sulla presenza e vastità dei deserti) e la quantità di risorse bonus presenti su mappa. Ciò si aggiunge ovviamente, a personalizzazioni come la velocità di gioco, la difficoltà e il numero delle civiltà giocanti.
Un altro miglioramento ai titoli precedenti riguarda la ricerca di tecnologia e lo sviluppo di nuovi elementi culturali. Eureka e Ispirazione daranno impulso alle ricerche diminuendo il numero di turni necessario a completarle. Entrambe per verificarsi, hanno bisogno del completamento di alcune azioni “semplici” (come per esempio attaccare due volte un villaggio di barbari). Sebbene non molto importanti ai fini del gioco (nessun giocatore si metterà lì a cercare di esaudire queste minime richieste) daranno soddisfazione quando le raggiungeremo “inconsapevolmente”. Altri miglioramenti riguardano le Meraviglie, che adesso sono state ricreate molto più accuratamente, e i Grandi Personaggi. Entrambi adesso conferiranno dei bonus più sensibili rispetto a quanto facevano prima anche se alcuni Grandi Personaggi continuano a risultare abbastanza inutili (vero, Jane Austen?).
Finalmente anche la scelta del sistema di governo influenzerà parecchio la nostra civiltà con bonus significativi e il fatto che, con abbastanza punti culturae questo donerà alla nostra civiltà quella flessibilità che prima non c’era. Anche la religione diverrà un’arma molto importante e uno strumento efficace per rinsaldare i rapporti con un vicino turbolento.
Il fatto di adorare lo stesso pantheon infatti, conferirà un boost non indifferente alle relazioni diplomatiche ma se il nostro vicino avrà già sviluppato una sua religione dovremo ingaggiare una vera e propria guerra combattuta con missionari e apostoli i quali si daranno battaglia a colpi di fulmini divini fino alla conversione totale degli insediamenti nemici.
Proprio la possibilità di fondare una religione e personalizzarla in molte sue parti (quelle che poi conferiscono altri bonus alla nostra civiltà) è uno degli aspetti più divertenti di questo Civilization VI. Anche se non siete credenti, fondare una religione tutta vostra vi infervorerà al punto di tentarvi con la possibilità della guerra santa, fatta magari in nome di una religione con un nome buffo e un profeta ridicolo.
Difetti? Davvero vogliamo parlarne? L’unico reale difetto riscontrato (quelli che potete leggere in altre recensioni sono, francamente, ridicoli) è la difficoltà che si ha inizialmente a capire che bisogna sbrigarsi a raggiungere quelle tecnologie davvero utili alla sopravvivenza. Le costruzioni che ci vengono suggerite dal piccolo tondino col volto del consigliere non sempre sono corrette e potrebbero spingerci spendere più oro di quanto ne guadagniamo. Un altro piccolo punto dolente è la diplomazia. Bellissime le animazioni delle altre civiltà ma non potremo tessere rapporti molto profondi, perciò il risultato sarà una standardizzazione di tutti rapporti.
Ma al di là di tutti gli aspetti nuovi e migliorati, ciò che colpisce è il trailer che parte prima del menu principale:
Di trailer così ben fatti, soprattutto dal punto di vista dello storytelling, ce ne sono davvero pochi. “Le correnti sono mutevoli”, chi può dire dove ci porteranno? “Come sapremo che siamo arrivati?” Questa è la domanda più importante. Signori miei la storia è un susseguirsi di progressi lenti, macchiati di sangue o lacrime (o entrambi) ma è comunque il progresso dell’umanità verso la salvezza o verso la distruzione totale. Ma ciò che il trailer ci insegna è che è nella nostra natura spingerci sempre all’orizzonte, mettere alla prova i limiti, le paure, accettare la sfida per diventare più grandi di noi stessi, una civiltà nel vero senso della parola. Un’esortazione a fare meglio quello che già facciamo e a smettere di pensarci divisi, rivali, nemici. Siamo l’umanità, abbiamo gli stessi sogni e le stesse paure perciò siamo tutti uguali.
Inoltre potrebbe darci un po’ di dispiacere in quanto italiani, vedere le altre nazioni chiamate col loro nome (Inghilterra, Francia, Brasile, Spagna, Germania, Russia) mentre noi avremo “solo” Roma, con Traiano. Forse Firaxis avrebbe potuto pensare un po’ a noi come nazione (anche se un Vittorio Emanuele II non avrebbe di certo accontentato tutti) e inserire un Garibaldi come nostro condottiero. Ma quello che ci è stato tolto nel gioco ci è stato restituito in sede di creazione della colonna sonora. Christofer Tin ha creato un “main theme” lirico con parole italiane il cui titolo è “Sogno di volare”. Mette i brividi. È un omaggio ad una cultura, la nostra, che molto ha fatto per il progresso dell’umanità. Una chicca: ho letto molte recensioni su Civilization VI e anche i recensori che citavano la colonna sonora in italiano all’interno dei loro pezzi non guardavano il video pubblicato su YouTube fino ai titoli di coda. Sorpresa! Le parole di “Sogno di volare” sono niente popò di meno che di Leonardo da Vinci.
In conclusione, se anche non siete patiti della storia, questo Civilization saprà catturarvi con molti altri elementi, fermo restando che debbano piacervi gli strategici a turni. Il punto è che questo titolo è giunto a un tale livello di accuratezza da meritarsi un voto altissimo. Ha anche molti detrattori, ma questa volta non c’è quasi nulla da rimproverare a Firaxis. Civilization VI è perfetto, una poesia su schermo, la storia di noi tutti, noi che siamo fratelli.
Sipario.
Pro
- La Storia come non l'avete mai vista
- Grandissimo numero di fazioni giocabili
- Ore e ore di divertimento senza fine
- Possibilità di personalizzazione estrema
- Possibilità di giocare col proprio stile e con le proprie strategie
Contro
- Diplomazia non molto sviluppata