City of Brass – Recensione
Nonostante il passare dei secoli il fascino dei racconti delle Mille e una Notte continua a sopravvivere immutato nell’immaginario collettivo. Storie come quella di “Sindbād il marinaio” e “Aladino e il genio della lampada” sono ormai parte della cultura di massa, grazie anche a film, cartoni animati e serie TV. Il mondo dei videogiochi non ha certo mancato di dare il suo contributo: basti pensare alla serie ormai classica di Prince of Persia, che tanto deve a quell’immaginario fiabesco orientale.
Geni, lampade, desideri, parole magiche e città piene d’oro che emergono dalle sabbie del deserto: è proprio questo il background culturale a cui si rifà City of Brass, il roguelike sviluppato da Uppercut Games.
Il gioco ci mette nei panni di un ladro senza nome, che vuole impadronirsi delle immense ricchezze della Città di Ottone. La storia della Città ci viene spiegata nel breve tutorial, insieme alle meccaniche di base: un luogo in cui tutti i cittadini, anche i più umili, erano ormai ricchissimi grazie al commercio e hanno deciso di sfidare la morte, stringendo un patto con i Geni. Ma fare accordi con gli Spiriti, si sa, può portare alla rovina. Ora la Città è maledetta: eserciti di non-morti pattugliano le sue strade disseminate di trappole fatali e oro, tanto oro.
La visuale in prima persona ci permette di guidare l’instancabile protagonista per le vie della Città, nel tentativo di raggiungerne il centro: potremo saltare, aggrapparci alle sporgenze e arrampicarci, abbassarci, correre e compiere brevi schivate e scivolate. Il movimento è quasi sempre fluido, tranne per qualche glitch occasionale, con uno stile che ricorda vagamente Mirror’s Edge. Saremo guidati da un indicatore a schermo che ci dirà la direzione da prendere per arrivare al cancello che porta al livello successivo: per superare lo stage avremo un tempo limite, di solito abbastanza permissivo, segnalato da una clessidra. Quando il tempo scadrà, dei letali mulinelli di sabbia cominceranno a comparire e danneggiarci, spesso in modo fatale.
Il nostro eroe è dotato di un equipaggiamento iniziale standard composto da una frusta, una scimitarra e un vestito di stracci che non ci offrirà alcuna protezione. Il set di movimenti degli attacchi cambia in base al tipo di arma equipaggiata, non esistono combinazioni o mosse speciali. Il vero punto di forza di questo City of Brass infatti, è l’interazione con l’ambiente, è questo è ancora più vero negli scontri con i nemici. Potremo infatti raccogliere e lanciare i molti tipi di proiettili presenti sul terreno di gioco, che variano da lanterne incendiarie e bombe a vasi e fiale piene di veleno. Con un tasto potremo inoltre spingere i nemici, per farli cadere su una delle miriadi di trappole disseminate ovunque nella Città. Ma tutto queste azioni assumono una proporzione assolutamente diversa quando si comincia a padroneggiare lo strumento principe del gameplay di City of Brass, la frusta.
La frusta è di gran lunga il pezzo di equipaggiamento più utile e versatile del gioco, e ci permette di compiere una grande varietà di azioni: afferrare un oggetto lontano, così da poter prendere e utilizzare rapidamente un proiettile o raccogliere un tesoro; afferrare un nemico, per trascinarlo sopra una trappola; afferrare un anello, usando la frusta come corda e permettendoci di saltare rapidamente da un punto a un altro; colpire una trappola per farla scattare. Con la frusta si possono anche colpire direttamente i nemici: colpendoli alla testa li stordiremo per un breve periodo di tempo, alle mani li disarmeremo, mentre colpendoli alle gambe li faremo cadere a terra. Non male, vero? Unico neo della frusta è il suono che produce: lo schiocco può diventare molto fastidioso dopo un po’ di tempo che si gioca, vista la frequenza con cui la frusta viene utilizzata.
L’equipaggiamento può essere migliorato tramite i venditori sparsi in tutti i livelli, ovvero i Geni: essi ci offriranno ogni tipo di servizio, utilizzabile però una volta sola per livello. C’è il Genio guaritore, il Genio che vende armi e armature, quello che evoca spiriti mercenari per proteggerci. Le nuove armi e i talismani si riveleranno spesso utilissimi per superare le difficoltà: l’unico modo di aumentare la vitalità dell’eroe, per esempio, è il Talismano della Vita, in grado di darci un cuore in più dei quattro standard. Oppure le sabbie del Tempo (cit.), in grado di darci un’altra chance dopo la morte.
Presso i Geni potremo acquistare anche perks per saltare più in alto, correre più rapidamente e così via. Ogni Genio è potenziabile tramite un desiderio. Il giocatore parte con tre desideri, e può spenderle sia per convertire alla nostra causa i Geni malvagi presenti nei vari livelli, sia per avere accesso a oggetti migliori e servizi migliori e più costosi dai Geni venditori.
Nonostante le capacità che rendono il protagonista di City of Brass un miscuglio tra Aladdin, Indiana Jones e Prince of Persia, morire nelle strade della Città maledetta è molto, molto facile. Ogni tipo di trappola ci attende, da lame che spuntano dal terreno, pozze di lava, porte che calano come ghigliottine e altro ancora. Ogni area della città (ce ne sono quattro) ha trappole diverse, e scoprire come superarle richiede pazienza e una buona dose di trial and error.
I nemici sono uno un po’ meno vari come design, e cambiano anch’essi di area in area. La maggior parte saranno ex-abitanti della città, quindi scheletri assassini armati di scimitarre, lance o archi, oppure semplicemente delle loro mani ossute. Andando avanti con il gioco si incontreranno ben più fastidiosi stregoni e grossi carcerieri armati di frusta, più difficili da sconfiggere. L’IA dei nemici è molto scarsa, ma è compensata dalla quantità: sono tantissimi, e sono ovunque.
Morire, in City of Brass, non è solo facile, ma anche permanente. Da buon roguelike infatti, ogni volta che moriremo dovremo ricominciare dal primo livello, senza oro e con l’equipaggiamento iniziale. I livelli che affronteremo, inoltre, saranno simili nel design ma sempre diversi, generati proceduralmente. Ci sono però delle scorciatoie: ogni tre livelli affronteremo un boss. Se sconfiggeremo il boss e arriveremo alla fine del livello indenni, nella zona iniziale si aprirà un portale per la nuova area, attivabile tramite la spesa di uno, due o tre desideri. Le boss fight non sono difficili in sé, ma per ottenere il portale bisogna completarle e poi uscire dal cancello del nuovo livello senza morire, cosa che può risultare tutt’altro che facile.
La difficoltà del gioco, comunque, può essere aggiustata tramite un sistema di bonus e malus (chiamati Benedizioni e Oneri) che possono essere selezionati prima di iniziare la partita. Potremo ad esempio scegliere di fare più danni, di eliminare la clessidra e così via. Viceversa, potremo rendere i nemici più pericolosi e complicarci ancora di più la vita. Questo permettere di dare a ogni giocatore la sfida che sta cercando, rendendo il gioco meno punitivo per i neofiti e impegnativo per i veterani.
Per quanto riguarda il comparto grafico, l’Unreal Engine 4 fa il suo lavoro, regalandoci degli ambienti molto piacevoli e un design dallo stile azzeccatissimo, ma in grado di girare anche su PC di fascia più bassa.
City of Brass si presenta come un prodotto ancora acerbo per certi versi, e sicuramente verrà limato e migliorato in ogni suo aspetto dall’attivissimo team di sviluppatori. Nonostante le sue limitazioni e una certa ripetitività di fondo, però, City of Brass è una vera perla, unica nel suo genere. Un’esperienza frenetica e divertente, in un’ambientazione a metà strada tra Aladdin e Prince of Persia. Cosa state aspettando, dunque, siete pronti a correre verso il cuore della Città di Ottone?
Pro
- Ambientazione azzeccata
- Divertente e impegnativo
- Bonus e malus a scelta per adattare l'esperienza di gioco ai bisogni dei giocatori
- La frusta è fantastica...
Contro
- ...ma fa un rumore fastidioso!
- Qualche glitch di troppo
- IA dei nemici nulla
- Potrebbe essere ostico per i giocatori non abituati ai roguelikes