Castlevania III: Dracula’s Curse – Recensione Castlevania III: Dracula’s Curse
La serie di Castlevania è una delle più longeve serie horror della storia dei videogiochi ed è da sempre stata caratterizzata dalla presenza del più celebre vampiro della storia, Lord Dracula, ed in ogni capitolo la missione del protagonista era quella di farsi strada fra orde di zombie, fantasmi, armature spettrali ed una caterva di altri mostri, fino ad arrivare nella stanza più remota della torre più alta di un castello dove ci attendeva il signore oscuro per lo scontro finale.
Sebbene "Castlevania II: Simon’s Quest" sia il titolo che ha gettato le basi per il titolo più famoso e acclamato della serie, ovvero Symphony of the Night, ai tempi non riscosse il successo del primo capitolo. Pertanto alla Konami decisero di riprendere quello stile con il quale si era presentata la serie, ma allo stesso tempo di rinnovarlo inserendo nuovi mostri, nuovi scenari e nuovi personaggi: nacque così nel 1989 Castlevania III: Dracula’s Curse, gioco in esclusiva per la famosa console Nintendo, il Nintendo Entertainment System.
Un salto indietro nel tempo
Castlevania III viene presentato come un capitolo antecedente ai due già pubblicati e vede come personaggio principale Trevor Belmont, uno degli antenati di Simon, il protagonista dei primi due episodi. La storia inizia nel 1476 quando il conte Dracula sorse dalle tenebre per devastare l’intera Europa: poiché sembra che nessuno sia in grado di sconfiggere lo spietato vampiro, la Chiesa chiede l’aiuto dei Belmont, una famiglia famosa per essere composta da cacciatori di vampiri ed in passato esiliata in Valacchia dalla Chiesa stessa che era spaventata dalla forza sovrumana degli appartenenti alla discendenza. In aiuto degli uomini arrivò Trevor Belmont, che ai tempi era il detentore di una leggendaria frusta che veniva tramandata all’interno della famiglia di generazione in generazione, la potente Vampire Killer.
Durante il suo viaggio Trevor trovò la collaborazione di altri personaggi che decisero di sostenere la sua causa: il pirata Grant DaNasty, la maga Sypha Belnades ed il dampir Alucard, figlio dello stesso Dracula.
L’oscurità vi circonda
Partiamo da un dato di fatto: in quanto a grafica il NES aveva ovviamente le sue limitazioni, soprattutto quando si parla del numero massimo di colori visualizzati contemporaneamente sullo schermo. Nonostante ciò, Castlevania riusciva a sfruttare tutto quello che la macchina era in grado di dare: gli sprite di tutti i personaggi dimostrano un accurato studio, così come quelli dei vari mostri e boss, ma gli elementi che forse dimostrano l’attenzione che i programmatori hanno dedicato all’aspetto grafico sono la scelta dei colori e le ambientazioni. La cura per gli ambienti fra i quali si muove il protagonista è maniacale: ogni livello è unico ed è ambientato in una parte diversa dell’area interna o circostante al castello di Dracula, inoltre tutti gli ostacoli o le piattaforme che incontreremo sono sapientemente amalgamati con lo scenario.
L’atmosfera che si respira è cupa e tenebrosa, sembra quasi di sentire l’odore di vecchio che proviene dai muri del castello che si rompono sotto i colpi della nostra frusta, e questa sensazione ci viene trasmessa sia dai singoli elementi presenti negli scenari, sia dalla sapiente scelta dei colori che dona all’intero gioco una delle ambientazioni più oscure che si possa trovare su un gioco per NES.
Suoni "difettosi"
Il sonoro delle versioni americane ed europee ha una grave pecca: difetta di un chip. Nelle cartucce giapponesi di alcuni giochi per NES erano presenti dei chip creati ad hoc per il titolo che venivano utilizzati per aumentare le limitate prestazioni della macchina; nel caso di Castlevania, il chip aggiungeva dei canali audio extra, oltre a rendere più fluide le animazioni degli sprite. Poiché questo chip non venne inserito nella conversione occidentale del gioco, la qualità della colonna sonora e degli effetti viene ridotta drasticamente, mutilando un aspetto molto pregnante in questo gioco. Infatti, conversioni a parte, il titolo gode di un ottimo comparto sonoro, ad iniziare dai temi udibili nei vari livelli, sia per quello che riguarda vecchi temi ripresi dal primo capitolo e riadattati come l’ormai celebre "Vampire Killer", sia per quel che riguarda i nuovi brani composti da Kinuyo Yamashita. Il tutto è condito da una buona realizzazione degli effetti sonori che danno l’impressione di sentire schioccare la frusta ammazza-vampiri. Uno dei punti di forza della colonna sonora non è solo la buona fattura dei brani, ma anche la varietà di tracce presenti, rendendo quindi l’intero comparto sonoro tutt’altro che monotono o tediante.
Richiami dal passato
Il gameplay di Castlevania III risente degli elementi che avevano caratterizzato il suo antenato, il primo episodio della serie, tant’è che la prima volta che si accende la console si ha la sensazione di aver già vissuto quei momenti. Effettivamente, sotto questo aspetto il gioco non si discosta molto da Castlevania, come invece fece il secondo capitolo: questa scelta di un ritorno alle origini è stata effettuata dopo la delusione manifestata dai fan nei confronti di Simon’s Quest. Si tratta di uno scrollig-platform lineare suddiviso in livelli, ed in ognuno di questi Trevor dovrà aprirsi la strada fra decine di nemici fino alla fine dello stage dove ci attenderà il classico boss da sconfiggere.
Insieme ai pregi, questo gioco eredita anche i difetti della serie: se paragonato ai capitoli successivi ci si rende conto del più grande handicap del gioco, e forse anche l’unico, ovvero i controlli, soprattutto per quel che riguarda i salti: dover saltare da una piattaforma all’altra sarà la nostra più grande disgrazia perché lo spazio percorribile con un salto è limitato e, una volta iniziato, rendersi conto che non potremmo mai farcela è completamente inutile perché non ci sarà possibile cambiare direzione a mezz’aria, finendo inevitabilmente nel burrone di turno.
I déjà vu svaniranno quando però ci renderemo conto dell’introduzione in questo capitolo della possibilità di cambiare il personaggio con cui stiamo giocando. Vi ricordate Grant, Sypha e Alucard? Quelli che avevo citato prima? Ecco, in determinati livelli incontreremo questi personaggi e dovremo batterli: fatto ciò ci verrà chiesto se vogliamo che questi si uniscano al nostro team e, se accetteremo, potremo richiamarli in un qualsiasi momento del gioco. Questi personaggi condivideranno la barra salute di Trevor, ma avranno abilità speciali differenti uno dall’altro, che talvolta renderanno più facile il proseguimento del gioco.
It’s a long way to the top
Dieci stage più uno stage bonus facoltativo: in quanto a longevità, Castlevania III non si distacca dalla media degli altri titoli per NES. C’è da tener conto che in questo episodio avremo la possibilità di scegliere quale strada percorrere fra le due proposte, una più facile ed una un po’ più difficile. Il gioco offre quindi una moderata rigiocabilità a coloro che, una volta battuto Dracula, vogliono esplorare tutti i 15 stage presenti nel gioco. Inoltre la difficoltà complessiva del titolo vi terrà incollati allo schermo per un bel po’ di tempo.
Per concludere
Castlevania III: Dracula’s Curse si propone come un ottimo erede del primo titolo della serie, ed è impossibile non paragonarlo ad esso; tuttavia riesce ad aggiungere alcuni elementi che lo rendono l’episodio più interessante e meglio realizzato della trilogia per NES. Gioco non adatto a tutti per l’elevata difficoltà, ma sicuramente consigliato agli amanti della serie ed ai giocatori esperti che cercano un titolo con un buon livello di sfida.