Cast of the Seven Godsends
Cast of the Seven Godsends è un titolo indie sviluppato dagli italianissimi Raven Travel Studios, in attività dal 2011 e caratterizzati dalla passione per l’industria videoludica anni ’80, edito da Merge Games e proposto a 6.99€ tramite piattaforma Steam. Tutto ciò che è stato realizzato per questo titolo punta a coinvolgere sia il giocatore di vecchia data nel passato sia le nuove generazioni attraverso una tipologia di titolo arcade assolutamente sulla cresta dell’onda tra anni Ottanta e Novanta: quei run ‘n’ gun-platform che devono la loro fama a giochi come Ghost’n Goblins, Megaman, Turrican e così via.
Incipit
La trama alla base di Cast of the Seven Godsend è piuttosto semplice, come da tradizione, e vede re Kandar, sovrano del paese di Dareca, impegnato nel tentativo di salvare l’erede al trono dalle grinfie dell’imperatore del male Zaraaima, riuscito a evadere dal sigillo che lo teneva imprigionato da ben sette secoli, posto dalle sette divinità del paese. Per riuscire nella sua impresa Kandar dovrà contare sul nuovo intervento delle divinità di Dareca per arrivare, così, alla fine della sua corsa attraverso i sei “mondi” del suo regno e salvare suo figlio.
Sappiamo bene che la trama non è il punto di forza di questo genere, ma è comunque apprezzabile l’idea di inserire le sette divinità in aiuto del protagonista in modo da variare nettamente la tipologia di armamentari e mosse speciali.
Un reverenziale tuffo nel passato
Fin dai primi istanti di Cast of the Seven Godsends si respirerà un’aria ben nota, per chi è nato negli anni 80 o prima, in quanto alcune chicche nascoste nei livelli e un gran numero di citazioni e omaggi ai titoli del passato, sia nel level design che in alcune situazioni, sono una piacevole componente del lavoro dei Raven Travel Studios. Un esempio? Nei primi istanti di gioco, saltare su un cumulo di ossa alle nostre spalle farà spuntare un’armatura e ci troveremo ad affrontare degli scheletri. Questi dettagli vi ricordano per caso un titolo Capcom?
L’elemento più importante che rimanda al passato è naturalmente il gameplay che, nonostante l’impronta nostalgica, presenta comunque alcuni elementi interessanti e più freschi, come la possibilità di ottenere, tramite un’armatura, i poteri di una delle sette divinità. Questa feature viene attivata al ritrovamento di un oggetto speciale (ottenibile se già in possesso di un’armatura tradizionale, come avveniva appunto in Ghost’n Goblins) e la comparsa a schermo della selezione della divinità prescelta per l’occasione, tramite la pressione del tasto di sparo: quindi attenzione al giusto tempismo perché in certe zone saranno più utili certi poteri in particolare.
Apprezzabile è inoltre la varietà di nemici, armi e bonus magici utilizzabili dal nostro eroe oltre, naturalmente, alle diverse ambientazioni che differiscono notevolmente le une dalle altre, non solo esteticamente ma anche per gli ostacoli che si frapporranno tra Kandar e il classico boss di fine livello. Per quanto riguarda i vari stage avremo i classici checkpoint (solitamente due-tre per livello) che ci permetteranno di riprendere, in caso di morte, da un punto avanzato. Nota dolente, sicuramente per le nuove generazioni, sarà la mancanza di un sistema di salvataggio che ci costringerà a dover fare una tirata unica per terminare il gioco, compito che non sarà così semplice da portare a termine per via dell’esiguo numero di vite (aumentabili grazie alla raccolta di bonus e all’uccisione dei nemici) e dei crediti da utilizzare nel peggiore delle ipotesi. Questa scelta è naturalmente dettata dalla volontà di porre Cast of the Seven Godsends in quell’ottica arcade da cabinato dove l’abilità del giocatore decretava la riuscita di una partita, anche a costo di dover ripetere interi stage varie volte. Se questa difficoltà generale da un lato aumenta notevolmente la sfida di questo titolo, dall’altro potrebbe appunto scoraggiare i nuovi giocatori non avvezzi a questa tipologia di gioco o gli utilizzatori di emulatori, abituati a salvare in qualsiasi istante. I quattro diversi finali, le chicche per nostalgici e gli easter-egg sparsi per le location, oltre agli achievments e alla art galery da sbloccare, decretano per Cast of the Seven Godsends un’ottima rigiocabilità e assicurano longevità complessiva. Ad aumentare il livello di sfida ci penseranno i bossi, due per livello, abbastanza impegnativi e dotati di attacchi spettacolari e particolari che richiederanno una buona dose di strategia per riuscire a superarli.
Sul versante estetico il lavoro dei ragazzi di Raven Travel Studios è, nel complesso, ben curato, con mappe coloratissime e variegate, armi normali e speciali spesso geniali, e ampio spettro di nemici, come precedentemente accennato. La colonna sonora e l’audio in generale non risultano memorabili, ma comunque seguono un buon ritmo e sono, in definitiva, adeguati al titolo. Il menù di gioco, piuttosto semplice prevede: Nuova Partita, come giocare (un semplice screen che fa da riepilogo ai comandi), le classiche Opzioni, ed Esci. Nei settings potremo dunque customizzare i comandi, scegliere se giocare in Fullscreen o a finestra, attivare l’anti-aliasing e scegliere il blocco a 60 Fps, decidere la difficoltà (Facile, Normale, Difficile, Retrogamer) e impostare audio e lingua. Come prevedibile, data l’origine degli sviluppatori, il titolo presenta l’italiano ed è un multi cinque (inglese, italiano, francese, tedesco e spagnolo).
[signoff predefined=”Signoff 1″ icon=”signoff”]In conclusione Cast of the Seven Godsends è un amarcord indie che però fa bene al panorama videoludico odierno, soprattutto nostrano, con i Raven Travel Studios che gettano le basi per la riscoperta di un genere all’apparenza semplice ma davvero impegnativo. Il nostro consiglio è di provarlo, grazie anche alla presenza di una demo, e dargli una possibilità: sarà piacevole non solo per gli appassionati di retrogame ma anche per coloro che amano le sfide e i giochi arcade.[/signoff]