Capcom Fighting Collection – Recensione
Il gran vociare scaturito dal trailer e dagli approfondimenti dedicati a Street Fighter 6 ha di certo riacceso l’entusiasmo e l’interesse verso l’iconica saga di combattenti di Capcom. Si sta declinando al presente quello che in ogni caso è fortemente ancorato alla cultura pop: l’Hadoken e il Shoryuken hanno scolpito nella mente delle masse l’inevitabile associazione culturale/generazionale dell’icona di medium.
Il mezzo è stato superato dal fenomeno e dall’icona, tramutandosi in merchandise e avanzando indefesso di generazione in generazione, cercando senza posa un’incarnazione in grado di rivendicare l’origine e riappropriarsi dell’entusiasmo genuino della rappresentazione. Se questo sarà il caso di Street Fighter 6 sarà il tempo a dirlo, nel frattempo se è vero che uno su mille ce la fa, è doveroso per la storia del medium valorizzare la proposta del genere picchiaduro anni ’90 e indagare attraverso la coltre di fumo della memoria.
Capcom è stata un’attrice centrale nella proposta di franchise legata al mondo dei fighting games, tra saghe iconiche e progetti sperimentali (citare Red Earth calza a pennello) può vantare all’attivo un nutrito numero di saghe e validissimi titoli che non hanno problemi a dire la loro anche nel nostro smaliziato 2022. Dopotutto siamo qui per parlare della Capcom Fighting Collection, che ci ripropone sulla current gen delle imperdibili chicche del passato e qualche inedito su suolo europeo.
In questa squisita proposta di Capcom ci affranchiamo finalmente dalle infinite riedizioni delle storiche incarnazioni di Street Fighter (abbiamo comunque il polivalente Hyper Street Fighter 2) per andare ad esplorare la saga di Darkstalkers (Vampire in originale) in tutte le sue incarnazioni, compresi Vampire Hunter 2 e Vampire Savior 2, fino ad ora disponibili solamente su suolo nipponico. Saranno riusciti Dimitri, Morrigan e il loro esercito di mostri a colpire ancora una volta nel segno?
Prima di esplorare la portata principale vi ricordiamo che la proposta di Capcom Fighting Collection comprende ben 10 titoli che vi andiamo ad elencare: Darkstalkers, Night Warriors, Vampire Savior, Vampire Hunter 2, Vampire Savior 2, Hyper Street Fighter II, Super Gem Fighter Minimix, Super Puzzle Fighter II Turbo, Cyberbots e Red Earth. A contornare l’esperienza abbiamo dunque l’interessante piacchiaduro a tema robottoni: Cyberbots, il particolarissimo Red Earth e lo strampalato Super Gem Fighter Minimix.
Cyberbots ci propone la scelta di mecha e pilota prima di lanciarci in combattimenti 1VS1 a tema danni locali alle varie parti dei Robot. Red Earth fonde le meccaniche RPG del picchiaduro a scorrimento con la modalità PvP a fare da contorno a un’esperienza che vuole essere single player centrica, mentre Super Gem Fighters con i suoi personaggi Chibi, bilanciamento e meccaniche da rivedere, non riesce a farsi prendere sul serio oggi come nel 1997.
Grandi assenti dalla raccolta della Capcom Fighting Collection (e speriamo con tutto il cuore ne esca una dedicata) sono i titoli della saga Marvel vs. Capcom. Purtroppo l’ultimo capitolo della saga, Marvel vs. Capcom: Infinite, non è riuscito a convincere stampa e giocatori, traducendosi in un brusco stop per la saga. In compenso possiamo gioire della proposta di tutti i titoli della saga Darkstalkers in una singola raccolta. Picchiaduro Horror squisitamente tecnico, ci propone un nutrito roster di zombi, vampiri e creature provenienti dal folklore atto a darsele di santa ragione.
In un mondo dove l’amatore del retro game è affezionato al prodotto originale e i curiosi sperimentano tramite le nefaste ROM, ha veramente senso l’acquisto della Capcom Fighting Collection? Naturalmente si. Il motivo principe che avvalora la bontà della proposta risiede l’infrastruttura della modalità online. Capcom ci ha regalato un Netcode solidissimo, che grazie alla tecnologia Rollback ci permette finalmente di poter giocare online, testare e sperimentare con altri giocatori distanti, senza pagare il carissimo scotto che fino a qualche anno fa attanagliava i picchiaduro e il relativo gioco online.
A corroborare la stabilità del gioco online si affianca la richiestissima modalità training, con IA programmabile (ma non all’avanguardia). Le opzioni di risoluzioni e la possibilità di scegliere il filtro monitor rappresentano quel di più atto a svecchiare la proposta e allinearla con le necessità più moderne. I quality of life e le attenzioni dedicate a Capcom Fighting Collection sono numerose, basilari, ma assolutamente da non dare per scontate. Abbiamo infatti la possibilità di attendere l’avversario in game, mentre ci alleniamo, al contrario di quanto visto fino a qualche anno fa, dove eravamo imprigionati nella schermata di ricerca di avversario.
Per il giocatore novizio abbiamo la possibilità di legare a un bottone le super e special, così da proporre un entry level abbordabile e ridurre la difficoltà degli input. Nella lobby online avremo naturalmente la possibilità di scegliere le specifiche del nostro avversario e incontrare avversari con le facilitazioni disabilitate, abilitate o entrambe. Ultimo fiore all’occhiello della produzione è la modalità museo, in grado di deliziarsi con le art originali dei vari titoli, illustrazioni e bozzetti preparatori e naturalmente la possibilità di ascoltare le tracce iconiche dei vari titoli.
Se Capcom Fighting Collection è da un lato un prodotto di nicchia che ammicca agli appassionati, dall’altro è un museo restaurato alla perfezione, contenente pezzi di storia e vere e proprie bombe del genere. Il Rollback Netcode rappresenta l’elemento chiave della proposta, in grado di fornire a giocatori e comunità di appassionati tutti gli strumenti atti a rispolverare lo stick e dire la propria, finalmente liberi dalle barriere tecniche che fino ad oggi relegavano questi titoli nel regno dei ricordi.
Pro
- 10 Titoli iconici
- 2 Titoli Inediti
- Rollback Netcode
- Tante quality of life
Contro
- Poco appetibile al di fuori della cerchia degli appassionati