Call of Duty: Black Ops Cold War – Recensione
Dopo il successo di Call of Duty: Modern Warfare, la saga di sparatutto in prima persona targata Activision torna nuovamente con il quinto capitolo della saga Black Ops che, dopo il passo falso fatto con Call of Duty: Black Ops 4, decide di proporre al pubblico un capitolo con campagna, multigiocatore e modalità zombie.
Riuscirà Call of Duty: Black Ops Cold War a emergere tra le varie proposte multigiocatore free-to-play disponibili attualmente sul mercato? Scopritelo in questa nostra recensione!
Black Ops nella Guerra Fredda
Call of Duty: Black Ops Cold War è (come ben intuibile dal titolo) ambientato nel periodo della Guerra Fredda. Storicamente parlando, un periodo storico ricco di eventi e progressi tecnologici, una guerra diversa che ha permesso a Treyarch di realizzare un comparto narrativo interessante e diametralmente opposto ai conflitti diretti del precedente Call of Duty: Modern Warfare.
Così come già sperimentato nei capitoli precedenti, la campagna di Call of Duty: Black Ops Cold War non sarà del tutto lineare, avrete infatti modo di effettuare scelte che influenzeranno il resto della trama e situazioni nelle future missioni. Un altro dettaglio dell’esperienza giocatore singolo è la creazione di un vostro personaggio. Vi verrà chiesto infatti di dare nome e cognome a un agente (anche qui potrete scegliere le origini e l’agenzia di appartenenza) che avrà un nome in codice fisso per tutti: Bell.
Ritornano ovviamente i volti noti dello storico Call of Duty: Black Ops tra cui Mason, Woods, Hudson ma anche personaggi nuovi tra cui il misterioso Adler che ci recluterà per inseguire il misterioso agente Perseus, persona in grado di poter innescare la terza guerra mondiale.
Le missioni della campagna sono ben diversificate e potranno essere svolte con approcci diversi, avvicinandosi di poco al genere sandbox. Inoltre avrete a disposizione un vero e proprio HQ dove analizzare i vari indizi raccolti durante le missioni e soltanto tramite le prove raccolte sarete in grado di poter decifrare alcuni oggetti, come ad esempio un floppy disk contenente le informazioni di un’intera rete di agenti dormienti, permettendo al giocatore di immergersi ulteriormente negli scenari spionistici della Guerra Fredda.
Nel complesso abbiamo impiegato circa 6 ore per terminare la campagna di Call of Duty: Black Ops Cold War rimanendo in linea con la durata delle altre esperienze giocatore singolo della saga ma, leggermente meno cinematografica rispetto a ciò che è stato proposto in Call of Duty: Modern Warfare. La mancanza di transizioni morbide da filmato a gioco che erano presenti nello scorso capitolo condizionavano lo stile narrativo della campagna che, in Cold War mancano e rendono il titolo per certi aspetti un passo indietro sul comparto tecnico, sebbene, la direzione creativa delle missioni eccelle, superando l’offerta di Call of Duty: Modern Warfare.
Il multigiocatore più divertente di sempre?
Il multigiocatore di Call of Duty: Black Ops Cold War propone qualche cambiamento rispetto ai predecessori. Vengono rimossi gli operatori con abilità (da Black Ops 3 e Black Ops 4) mantenendo semplici skin di personaggi provenienti dalla campagna o dall’universo di Call of Duty (similmente a Modern Warfare). Niente salti o voli, qui si combatte nella Guerra Fredda e questo ha permesso al team di Treyarch di bilanciare movimenti, scivolate e gunplay avvicinandosi allo stile del capostipite della saga Black Ops.
Come da tradizione sono presenti le classiche modalità presenti in ogni Call of Duty (Deathmatch a Squadre, Dominio ecc.) ma anche delle gradite novità tra cui: Scorta VIP, Bomba Sporca e Armi Combinate.
Abbiamo trovato la modalità Scorta VIP la perfetta esperienza competitiva, poiché a ogni partita un membro della vostra squadra sarà il VIP che andrà scortato fino al punto d’estrazione, ciò richiederà la massima cooperazione da parte della vostra squadra al fine di completare l’obiettivo oppure eliminare l’intero team avversario. Bomba Sporca invece propone una versione compatta di Call of Duty: Warzone, da cui condivide alcuni asset grafici. Una modalità sicuramente diversa rispetto ai classici canoni della saga che delinea la volontà da parte di Treyarch di curare anche i combattimenti a lungo raggio su vaste mappe similmente a ciò che compie da anni DICE con Battlefield.
L’offerta che propone il multigiocatore di Call of Duty: Black Ops Cold War è sicuramente tra le più ricche degli ultimi capitoli e oltre alle tante modalità presenti al lancio, Treyarch rende già nota una road map densa di contenuti in arrivo nei prossimi mesi tra cui, la tanto attesa unificazione con Warzone. Call of Duty: Warzone è il piano a lungo termine per Activision ed è un bene per loro mantenerlo curato e attivo il più possibile, così i vari capitoli saranno legati a doppio filo con la battle royale gratuita tramite la sincronizzazione dei livelli e dei prestigi (che tornano con Cold War). Le armi che livellerete in questo capitolo saranno le medesime che potrete usare su Warzone e viceversa, permettendo così un forte interesse da parte dei giocatori verso tre giochi: Call of Duty: Modern Warfare, Call of Duty: Warzone e Call of Duty: Black Ops Cold War, un’operazione di fidelizzazione mai vista finora e che soltanto nei prossimi mesi scopriremo se ripagherà Activision.
Non-morti che ritornano
A chiudere il pacchetto di modalità presenti in Call of Duty: Black Ops Cold War ci pensa la modalità Zombie. Molto amata dai fan storici della saga targata Treyarch che ha cambiato bruscamente stile nel predecessore, ricevendo non poche critiche. Così quest’anno troviamo una modalità Zombie che si avvicina molto di più alla classica esperienza dei precedenti capitoli seppur con qualche novità che non rovina l’azione di gioco ma la rende ancor più frenetica.
Se nei precedenti titoli si cominciava con una semplice pistola, qui si partirà già con le proprie classi (le stesse che useremo nel multigiocatore) e con i propri operatori. A primo impatto si direbbe che questa volta Zombie sia diventata una frammentazione del multigiocatore, ma, superati i primi minuti ci si rende conto di ritrovarsi con una modalità ben più elaborata. Tornano le classiche bevande, ora non più imbottigliate ma sotto forma di lattine che potranno essere potenziate con dei cristalli che otterremo giocando, torna la classica cassa misteriosa con cui scommettere le vostre chance di trovare la tanto ambita Ray-Gun o delle armi potenziate divise per colori (similmente a Fortnite) per indicarne la rarità.
Oltre a una serie di missioni che guideranno il giocatore fino alla costruzione del “Puck-a-Punch”, lo strumento per potenziare le armi, la prima mappa Zombie “Die Machine” gode del classico easter egg da dover risolvere con arguzia e cooperazione assieme ai vostri amici per poi decidere di fuggire con un elicottero ogni 10 round. Fate attenzione però, una volta avviata la procedura di estrazione se non riuscirete ad arrivare in tempo la partita terminerà con la vostra sconfitta, dunque, prima di scappare preparatevi al peggio.
La modalità Zombie inoltre vi permetterà di salire di livello, sbloccare accessori per le vostre armi e completare le varie sfide, rendendo più appetibile questa terza componente del titolo a chi l’ha provata raramente ma, possiamo garantirvi che giocare questa modalità in gruppo vi offrirà diverse ore di divertimento senza dover rinunciare a guadagnare esperienza nel gioco generale.
Comparto Tecnico
Il nuovo capitolo di Call of Duty: Black Ops Cold War non sfrutta il nuovo engine utilizzato per il recente Modern Warfare, bensì, una versione modificata dell’engine usato per Call of Duty: Black Ops III. Nonostante questo apparente limite tecnico, il titolo è estremamente godibile, sebbene, soprattutto nel corso della campagna single-player abbiamo notato come alcuni volti, Adler in primis, non rispecchia la versione realizzata in CGI, differentemente da ciò che invece accadeva con Modern Warfare che proponeva la medesima qualità, garantendo quell’impatto cinematografico di cui vi parlavamo poc’anzi.
Eppure, engine vecchio o meno, il titolo supporta il Ray Tracing con DLSS 2.0 (il DLSS al momento ancora non è disponibile su Modern Warfare/Warzone) sia su PC che sulle console di nuova generazione come PlayStation 5 e Xbox Series X/Xbox Series S. Abbiamo avuto modo di provare la versione PlayStation 4 e PC e vi aggiorneremo a breve anche con la versione PlayStation 5, ma, per le versioni da noi provate il frame-rate è rimasto stabile ed è interessante delineare come Cold War sia anche il primo capitolo della saga a introdurre il regolatore del FOV (campo visivo) anche su Console.
La palette cromatica l’abbiamo trovata azzeccata, soprattutto quando si decide di giocare sul multigiocatore dove ogni mappa risulta ben colorata e con alti contrasti che rendono più leggibile la situazione di gioco rispetto ai colori più spenti di Modern Warfare/Warzone.
Call of Duty: Black Ops Cold War è stata l’occasione per Treyarch di dimostrare quanto il classico Black Ops possa funzionare ancora nel 2020, realizzando una campagna single-player d’impatto, forse tra le più belle dell’intero brand, cercando di innovarsi e sperimentando scelte di gameplay che vogliamo vedere ancora di più nei successivi capitoli. Il resto dell’offerta è ricca di modalità e contenuti per tutti i giocatori che sono alla ricerca di un titolo multigiocatore divertente, semplice e godibile anche per una rapida partita. Con una road map di contenuti in arrivo nei prossimi mesi e l’integrazione con Warzone, Black Ops Cold War si dimostra un solido capitolo della saga e un’occasione di riscatto per Treyarch.
Pro
- Multigiocatore solido e divertente
- Modalità Zombie rivisitata e stimolante
- Integrazione futura con Warzone
- Ottima campagna single-player...
Contro
- ... che osa ma non troppo.
- Distruttibilità degli ambienti ridotta rispetto al precedente titolo
- IA non soddisfacente