Cadence of Hyrule – Recensione
I ragazzi di Spike Chunsoft, grazie al lavoro del team Brace Yourself Games e, naturalmente, a Nintendo Switch, portano nelle nostre case un altro piccolo capolavoro: parliamo Cadence of Hyrule, ovvero quando Crypt of the NecroDancer incontra The Legend of Zelda e da vita a un piccolo e assoluto capolavoro del genere rhythm Game.
Andiamo a scoprire insieme la nuova avventura di Link e Zelda a ritmo di musica.
Crypt of Necrodancer fu un successo incredibile, capace di coinvolgere con la sua musica decine di giocatori: per chi non avesse avuto la fortuna di conoscerlo stiamo parlando di un titolo che trasforma un Dungeon Crawler a generazione procedurale in una pista da ballo anni ’80 con mostri e segreti da scoprire a ritmo cadenzato da luci, colori e musica. Il tempismo nel compiere le azioni unito al pattern caratteristico di ogni nemico ci permettono di affrontare qualsiasi avversario in un avventura musicale che genera dipendenza.
Dopo un capolavoro simile potevamo aspettarci un sequel ma non addirittura una fusione con l’RPG a visuale dall’alto che maggiormente caratterizza il genere, almeno in casa Nintendo: The Legend of Zelda.
Ma andiamo con ordine e diamo uno sguardo alla trama: Cadence, già protagonista del capitolo precedente, si ritrova magicamente trasportata in un luogo e un tempo che non le appartengono e si ritrova – volente o dolente – a dover risvegliare uno dei protagonisti di Cadence of Hyrule. In questa prima fase, grazie a questo veloce abbozzo di trama potremo quindi scegliere che eroe impersonificare, se la famosa principessa Zelda o l’ancor più famoso condottiero Link. Non vi preoccupate troppo della scelta, difatti ben presto nel corso dell’avventura potrete switchare da un personaggio all’altro a ogni punto di salvataggio.
Purtroppo la trama viene presentata in modo piuttosto scarno per quanto efficace. I nostri eroi dovranno combattere Octavo recuperando i quattro strumenti magici al fine di affrontare la ben nota minaccia Ganodorf. Non serve molto altro e gli sviluppatori non hanno indugiato ulteriormente nel tessere le trame di quella che di fatto è un’avventura che fa del ritmo concitato la sua stessa essenza. Dopo pochi minuti dai titoli di testa quindi vi ritroverete catapultati nella battaglia pronti a far valere le vostre capacità ritmiche.
Il gameplay è di immediata comprensione e di facile padronanza, a patto di avere un minimo di senso del ritmo. Sullo schermo in basso troverete una barra con al centro un pezzo della Triforza: verso quest’ultima convergono le note e una volta al centro è il momento di muoversi e attaccare. Logicamente questa operazione viene fatta a tempo della musica che sentirete per cui non è necessario tenere la barra sotto controllo: se vi muoverete a tempo tutto filerà liscio e ogni schema diventerà la vostra personale pista da ballo.
A ogni movimento vostro corrisponderà uno degli avversari e a ogni incontro con il nemico consegue un attacco o una difesa. Grazie ai pattern dei nemici precisamente realizzati ogni nemico segue uno schema preciso e individuabile: per esempio alcuni alzano le braccia prima di attaccare o si muovono solo in una direzione per poi attaccare in diagonale. Il tutto viene quindi trasformato in una complessa scacchiera dove tutto va tenuto sotto controllo e memorizzato in modo da uscire indenne o quasi dagli scontri.
Encomiabile il lavoro svolto nella caratterizzazione dei nemici che se pur non in numero incredibile risultano vari e divertenti da affrontare: gli alligatori per esempio attaccano in linea retta fino a che non incontrano un ostacolo ma solo se avrete l’ardire di passare davanti a questa immaginaria traiettoria. Oppure troviamo i funghi che non si muovono ma attaccando a zona diventano insidiosi se sottovalutati. Questi sono solo alcuni esempi della fauna nemica da affrontare e vi assicuriamo che non vi stuferete degli scontri in nessun momento dell’avventura, complice naturalmente il coinvolgente ritmo di gioco.
Anche la componente RPG, per quanto solo abbozzata, risulta efficace. Grazie alla soluzione di puzzle ambientali troveremo armi e scudi, magie, armature, e feature in grado di rendere accessibili luoghi all’inizio apparentemente inaccessibili. Qui il lavoro di fusione tra Crypt of the NecroDancer e The Legend of Zelda farà scorrere qualche lacrimuccia ai fan che ritroveranno arco e frecce, boomerang, bombe, radiomine cuori e portacuori: insomma, tutto l’armamentario dei classici episodi a vista dall’alto della saga Nintendo. Avrete tutto quello che speravate di trovare da un RPG di Zelda.
Anche i personaggi giocabili dicono la loro in Cadence of Hyrule. All’inizio ne potrete usare solo uno ma nel prosieguo sveglierete anche l’altro e vi ritroverete a poter switchare tra uno l’altro a ogni totem di salvataggio. Salvataggio a dire il vero forse non è la parola più appropriata, dato che in effetti non avrete la possibilità di salvare un granché: la morte vi priverà di tutti i consumabili per poi permettervi di ricominciare da zero da uno dei totem raggiunti precedentemente. Purtroppo anche i nemici uccisi in precedenza ritorneranno a vivere: manterrete solo le armi, i poteri acquisiti e i diamanti che vi saranno necessari in un piccolo shop per non dover proprio ripartire da zero.
Il multiplayer permetterà a due giocatori di condividere l’avventura moltiplicando le risate e, naturalmente, le difficoltà, ma questo aspetto a nostro avviso fornisce solo qualcosa in più senza divenire una delle componenti principali del titolo. Un altro aspetto che abbiamo poco apprezzato è la scarsa longevità del gioco che per come è stato sviluppato offre poca attrattiva verso la rigiocabilità. Completare un titolo cosi appassionante in solo una decina scarsa di ore lascia un po’ l’amaro in bocca, quasi a indicare che ne avremmo voluto ancora, di più.
Rigiocare da zero l’avventura servirà solo a quegli amanti delle difficoltà che vorranno completare la sfida con un numero inferiore di passi o con il permadeath attivo. Avremmo inoltre apprezzato in Cadence of Hyrule una maggior attenzione per Cadence, che ricopre solo un ruolo marginale.
Se poi cominciate a essere stufi della musica e di questi movimenti cadenzati sappiate che è possibile disabilitare la componente ritmica mantenendo inalterate tutte le altre caratteristiche di Cadence of Hyrule, ma dopo solo un paio di partite vedrete che il pensiero non vi sfiorerà nemmeno.
Cadence of Hyrule è il risultato della fusione di Crypt of the NecroDancer e The Legend of Zelda; è incredibile notare quanto questi due titoli siano perfettamente compatibili. Il risultato è un gioco che crea dipendenza e chiede di essere finito tutto d’un fiato coinvolgendo e appagando anche i giocatori occasionali. Nintendo Switch si presta incredibilmente bene a Cadence of Hyrule, che ha il solo difetto di essere troppo breve, ma chissà, non è detto che in futuro non arrivi un coinvolgente seguito.
Pro
- Eccezionalmente coinvolgente
- Azione frenetica
- Ottima fusione di generi
- Multiplayer cooperativo ben realizzato
Contro
- Poco longevo
- Bassa rigiocabilità