Brothers in Arms: Hell’s Highway – Recensione Brothers In Arms Hell’s Highway
Road to Hell
Brothers in Arms: Hell’s Highway è il terzo ed ultimo capitolo sviluppato dalla Gearbox Software: dopo Road to Hill 30 e Earned in Blood, arriva quindi questo nuovo episodio che ci catapulta nella Seconda Guerra Mondiale, ma per fortuna tralasciando le serie vicende, oramai ritrite nel giochi di guerra, e concentrandosi su un qualcosa di marginale, sempre vestendo i panni degli alleati, gli Americani. Il gioco è stato sviluppato per Xbox360, PlayStation 3 e PC, nel tentativo di continuare a tenere alto il nome della serie Brothers in Arms, quest’oggi sempre più realistica.
Hell’s Highway
Sicuramente una delle più catastrofiche operazioni militari del popolo Americano durante la Seconda Guerra mondiale: siamo nel Settembre 1944, la guerra è alle ultime battute, ma l’esercito nazionalsocialista, o nazista per i neofiti della storia tedesca e non, non è intenzionato a concedere terreno ai neo arrivati Alleati. La battaglia, denominata Market Garden, si svolge in Olanda, ad Heindoven, perfettamente ripresa dalla Gearbox nell’illustrazione del paesaggio: Bernard Law, passato alla storia come Montgomery, alla guida delle truppe alleate, credeva e sperava in un crollo delle difese tedesche sul fiume Reno, che gli avrebbe permesso quindi di sfondare le intere difese e raggiungere il più prossimo bacino della Rhur, evitando l’espansione tedesca nei Paesi Bassi. L’operazione, che inizialmente sembrava essere stata avviata con i migliori risultati, tra cui il primo è proprio l’inizio di questo capitolo di Brothers in Arms, la presa di Eindovhen, si rivelò invece un grandissimo fallimento: i nazionalsocialisti Hitleriani non crollarono, nonostante le 14mila perdite, sul fiume Reno e costrinsero il generale inglese Montgomery ad effettuare una rapida fuga a gambe levate sotto la custodia di Eisenhower. La strategia del Terzo Reich fu efficace, tanto da riuscire ad accerchiare le truppe inglesi ad Arnhem: quei pochi soldati misero la firma su quella che sarebbe stata di lì a poco, per sfortuna del dominio Hitleriano, l’ultima vera vittoria del popolo germanico. Le numerose perdite, la ritirata delle truppe anglosassoni, americane, e degli aviatori polacchi, in ovvia minoranza, determinò la renominazione dell’operazione, che da Market Garden prese il nome di Hell’s Highway, la strada dell’Inferno.
Questo il plot storico, come sempre affascinante, carico di emozioni e di dettagli interessanti, che ci offre la Gearbox nel terzo capitolo dei Brothers in Arms: il tutto verrà, come ogni volta, corredato da ottime cut scene che seguiremo sotto i panni di Matt Baker, lo stesso soldato di Road to Hill 30, primo capitolo della serie, che intanto è stato promosso a Sergente.
Cenere sui mulini a vento
Inizierete con una facile scelta che vi condurrà ad avere un tutorial nel corso delle prime battute di gioco: noterete presto come in questo terzo capitolo c’è stata l’aggiunta del motore fisico, che, come ricorderà chi ha seguito la serie dall’inizio, è sempre stato un tabù; proprio all’inizio del gioco, infatti, vi verrà chiesto di lanciare una granata contro un muro di sabbia per abbatterlo e presto, quindi, avrete la dimostrazione che il salto di qualità non è affatto basso. Avrete un vostro plotone da guidare, mandare in avanscoperta, inviare in un’operazione suicida se non avete voglia di sporcarvi le mani, o, ancora, lasciarli indietro se avete intenzione di fare gli eroi. Lanciare granate, sparare e dare ordini sarà possibile anche da dietro un riparo, che sia esso un muretto in pietra, una staccionata poco resistente ai colpi, un carretto di legno o un trattore lasciato nei campi: ma fate ben attenzione, dato che un proiettile può facilmente distruggere il vostro riparo, a meno che non sia la pietra, e mandarvi all’altro mondo in un periodo di tempo relazionato alla precisione del proiettile. In vostro aiuto, poi, spesso verrà non solo la mappa, ma anche un segnale che comparirà sulla testa dei tedeschi, in questo caso i vostri nemici: indicherà non solo la loro postazione negli spazi aperti, ma anche la loro capacità di fuoco in quel momento, se stanno caricando l’arma o se sono pronti a lanciarvi piombo addosso.
L’aver, poi, migliorato l’intelligenza artificiale e la capacità di fuoco dei vostri avversari, vi costringerà a dimenticare di essere in uno sparatutto, com’è giusto che sia, e vi insegnerà a giocare in maniera molto stealth, sparando pochi colpi, nonostante le armi che troverete saranno parecchie, e costringendovi a limitare i danni sempre di più.
Durante il tutorial, infine, vi verrà insegnato anche come guidare un assalto in grande stile, con una presa sul fianco, e la possibilità di guidare più di una squadra durante la vostra avventura, per un massimo di tre, sarà sicuramente una mossa in più verso una grande strategia di guerra: purtroppo, anche se la vostra vittoria arriverà in men che non si dica, ricordate che tutto ciò non servirà a cambiare la storia. L’America cadrà ad Arnhem.
La finestra sul prato
Edifici perfetti, campagne verdi e un motore fisico già ampiamente elogiato: tre elementi per farvi capire già dall’inizio, nella campagna e nei poderi di Eindovhen, che la grafica fa la sua figura in questo capitolo di Brothers in Arms. I poligoni degli edifici rendono l’ambiente rurestre ancora più realistico, anche se potrà capitare, in alcuni momenti, di vedere scene poco realistiche, nelle quali la faranno da protagonisti il sangue a la violenza; sicuramente poco ben viste in questo scenario steatlh che vi condurrà ad un assalto silenzioso.
Si elogia, per il sonoro, la presenza di un doppiaggio completamente in italiano e un ottimo lavoro a livello di effetti speciali, che riproducono ottimamente lo scoppio di una granata o il proiettile che va ad infrangere una bottiglia di vetro. La colonna sonora si orchestra, invece, dandovi una buona empatia guerrigliera. Un capitolo che esce a testa alta dal tunnel dei giudizi tecnici.
L’ultima fatica di Hitler
Parlando molto sinceramente, Brothers in Arms: Hell’s Highway è un gioco che può piacere anche a chi non ha mai amato i giochi di guerra, per il semplice motivo che il terzo capitolo della Gearbox unisce un’ottima grafica ad un ottimo motore fisico, oltre ad una eccezionale implementazione narrativa della vostra avventura: molti storceranno il naso dinanzi all’ennesima riproposizione della Seconda Guerra mondiale, ma basterà calarsi anche solo un po’ nel contesto storico e si riuscirà a capire che qui si è su un altro gradino, e ancora una volta sono i fatti marginali a prevalere sul plot centrale.
Si rimane un po’ delusi, forse, da quella che viene chiamata modalità multiplayer: un massimo di dieci giocatori contro dieci per mantenere il possesso di una bandiera, su una delle sei mappe a disposizione. Alla fine, chi deciderà di acquistare questo gioco e condurrà il plotone alleato alla fine dell’avventura, si renderà conto di aver speso poco più di dieci ore in un gioco molto più profondo ed impegnativo di un qualsiasi Medal of Honor o Call of Duty. L’esercito nazionalsocialista aspetta solo che voi andiate a farvi massacrare.