Breath of Fire IV – Recensione Breath of Fire IV
Breath of Fire IV uscì in quel periodo particolarmente fruttifero per gli RPG su PSX che fu l’anno 2000. Il precedente capitolo aveva soddisfatto molti giocatori, mentre altri mantennero le proprie riserve per via dei suoi difetti. L’occasione per sorpassare il precedente capitolo e, strada facendo, correggere le varie sviste era perfetta, considerando che ormai la PSX stava dando il meglio di sé grazie all’esperienza accumulata dai programmatori.
Per molti versi il gioco è riuscito a raggiungere i miglioramenti tanto attesi, tanto che, per molti giocatori questa quarta evoluzione della serie rimane la migliore.
Tutto iniziò quando…
L’avventura inizia con Cray e la principessa Nina alla ricerca della sorella smarrita Elina. Un drago li assale e la colluttazione causa la rottura del loro veicolo (una specie di barca, progettata per muoversi attraverso le sabbie del deserto). Mentre Nina è alla ricerca di parti per aggiustarlo si imbatte in un piccolo cratere, all’interno del quale si trova un drago, che invece di assalirla si dilegua. Nel cratere Nina trova un uomo completamente nudo e senza alcuna idea del luogo dove si trovasse: Ryu, il protagonista dell’avventura.
Nina decide di aiutarlo a ritrovare il suo passato e lo porta con sé nella sua ricerca.
Inutile dire che il viaggio andrà ben oltre il ritrovamento di Elina; Ryu si imbatterà in altri personaggi, che in un modo o nell’altro condivideranno il suo viaggio per la ricerca della verità.
Dal punto di vista della storia, Breath of Fire IV riesce a sorpassare facilmente il suo predecessore.
Sia perchè essa è nettamente più solida, sia perchè i personaggi sono stavolta senz’altro più caratterizzati e sviluppati, e sia perchè la storia di Ryu non si riduce alle ultime ore di gioco; l’importanza del suo viaggio si manifesterà considerevolmente prima nella trama. Inoltre, questa importanza è sottolineata da un co-protagonista: Fou-Lu, un imperatore risorto dopo molti anni alla ricerca del suo impero; cosa più importante, egli sembra avere gli stessi poteri di Ryu: vale a dire la capacità di trasformarsi in un drago.
Nel corso dell’avventura il giocatore verrà messo alla guida alternata di questi due protagonisti, i quali non si incontreranno se non dopo molto tempo; Ryu con i suoi compagni e Fou-Lu nella sua ricerca solitaria (ma favorito da un livello di esperienza altissimo!).
La storia coinvolge temi interessanti oltre all’ormai classico rapporto tra umani e draghi. Si sviluppa una visione del destino particolare, per il quale ognuno impersona un ‘flusso’ che costituisce il suo destino ed ognuno influisce con i vari flussi delle persone; i ‘flussi’ che rappresentano Ryu e Fou-Lu sono quelli che trasporteranno tutti essendo più grandi, condizionando il destino di molte persone.
Insomma, Breath of Fire IV sembra andare ad "aggiustare" proprio dove molti erano rimasti delusi da Breath of Fire III: la trama forse troppo semplice. Ora è senz’altro più profonda e coinvolgente, anche se ancora non riesce a rivaleggiare con i grandi capolavori come Xenogears, Chrono Cross ecc…
I personaggi in generale sono caratterizzati in maniera soddisfacente. Se Ryu continua ad essere il classico "silent protagonist" decisamente poco reattivo, al contrario Fou-Lu si rivela un personaggio molto affascinante e carismatico.
Tra i personaggi giocabili e non-giocabili sono numerosi i vari clichè, frequentissimi nella saga. I giocatori dei vecchi episodi saranno contenti di rivedere varie strizzatine d’occhio agli episodi ed ai personaggi passati.
Anche sotto il punto di vista della traduzione dallo script originale è stato fatto un buon lavoro. Fou-Lu usa un ‘old English’ congeniale al suo personaggio e ben curato. Curiosa la scelta della Capcom di utilizzare nomi e termini presi dalla lingua coreana: i nomi dei draghi, ad esempio P’ung Ryong (Wind Dragon – Drago del Vento); o anche i nomi di incantesimi come Hwa (Fire – Fuoco) ecc…
Una scelta che aiuta a conferire al gioco quell’atmosfera esotica ed originale di cui esso è permeato.
Peccato solo che l’unico filmato del gioco, quello dell’opening, non è stato tradotto neanche in inglese.
Un mondo di uomini e dei
In questo quarto capitolo ritroviamo l’aspetto colorato e dettagliato tipico della saga. Come per il capitolo precedente, troviamo personaggi bidimensionali in ambienti 3D.
Rispetto a Breath of Fire III gli sfondi sono più gradevoli da vedere e meno ripetitivi. I colori sono sempre vivaci, ma leggermente più ‘spenti’ ed opachi, il che rende gli ambienti più realistici e meno ‘fumettosi’, anche se lo stile generale non cambia molto.
Ancora una volta la Capcom dà prova della sua maestria nel gestire gli sprites, nonostante i limiti della console Sony. Non solo i personaggi, ma anche le creature del gioco sono pieni di dettagli, il tutto viene gestito con quelle che possono essere considerate tra le migliori animazioni 2D in un RPG per PSX.
Anche durante le battaglie, le animazioni rimangono fluide. Gli effetti speciali degli incantesimi ricordano molto nello stile quelli dell’episodio precedente, ma sono ora più spettacolari.
L’esempio più grandioso delle migliorie grafiche del gioco si trova nelle animazioni degli attacchi di Ryu sotto forma di drago, che riescono a rivaleggiare (ma non a superare) le evocazioni dei vari Final Fantasy, con la differenza che la Capcom ha avuto il buonsenso di inserire l’opzione "skip" per non costringere il giocatore a sorbirsi l’animazione ogni volta.
La mappa è ora meno aperta all’esplorazione e si presenta simile ad una cartina nella quale ci si può spostare da città a città su percorsi predefiniti. In questo modo però si percepisce maggiormente il senso della distanza tra un posto e l’altro, sensazione che nel precedente titolo era piuttosto scarsa.
Anche graficamente è possibile percepire il particolare stile orientale-mediorientale. Ryu, per esempio, brandisce una katana, alcune città sono palesemente di stile giapponese o simile, persino i draghi hanno un aspetto diverso dal solito.
Sebbene lo stile dei disegni e dei colori rimanga fedele al passato, questa scelta ‘culturale’ del mondo conferisce una brezza di novità al gioco.
Battaglia per il destino
Il gameplay di Breath of Fire IV propone alcune innovazioni interessanti.
Innanzi tutto lo schieramento dei personaggi sul campo di battaglia ora coinvolge tutti e sei i personaggi disponibili, divisi in due file. I tre nella fila di fronte combatteranno in maniera normale come solito in un RPG, mentre i tre nella fila dietro potranno recuperare AP (punti magia), o eseguire varie azioni di supporto a seconda di vari fattori. E’ possibile cambiare fila in ogni momento, dando l’opportunità di ‘ruotare’ i membri del party e rendere più vari i combattimenti.
I metodi per imparare le abilità sono essenzialmente tre: con il normalissimo aumentare dell’esperienza e del livello, apprendendole dai nemici mettendosi in guardia quando questi le useranno, e imparandole dai vari Masters sparsi per il mondo. Come nel precedente capitolo, essere allievo di un determinato Master influenzerà l’aumento di determinate statistiche in occasione dei level-up. I Master inoltre insegneranno ai vostri personaggi determinate tecniche, una volta che avrete ottenuto determinati risultati col gioco.
Un’altra novità risiede nel sistema di combo. Alcune azioni durante le battaglie possono essere combinate per dar vita ad attacchi migliori. Ad esempio, combinando due magie, è possibile dar vita ad una magia più forte, oppure è possibile combinare l’attacco di due tecniche diverse di due personaggi…
Trovare e saper usare i vari tipi di combinazione accompagnerà l’esperienza di gioco per tutto il tragitto, visto che imparando nuove tecniche e magie saranno disponibili nuove combo.
Gli attacchi speciali di Ryu hanno anch’essi subito dei cambiamenti. Quando Ryu si trasforma non muta immediatamente, ma assume una forma ibrida tra umano e drago; in quello stato può prendere l’aspetto di vari tipi di drago o evocare l’aiuto di alcuni di cui è riuscito ad ottenere l’ausilio durante il viaggio.
Alcuni difetti del precedente capitolo sono stati risolti, come la fastidiosa frequenza con cui gli attacchi mancavano il bersaglio; i tempi di reazione e il caricamento sono stati notevolmente diminuiti e ora le battaglie si risolvono più velocemente.
Un difetto che ancora sussiste è la gestione della telecamera. Questa può essere mossa di 90° alla volta, ma non in tutte le zone è possibile farla ruotare completamente. In ogni caso dare un’occhiata attenta intorno sarà problematico, visto che spesso ci saranno oggetti ad ostruire la visuale o semplicemente questa potrebbe non essere adeguata alla situazione. Inoltre ancora una volta non è possibile ruotare la telecamera mentre si sta muovendo il personaggio, obbligando quindi a fermarsi.
Per il resto i controlli funzionano a dovere e risultano molto reattivi. E’ sempre possibile muoversi in otto direzioni e ritornano anche qui le azioni off-battle (uniche per ognuno,) che i personaggi possono eseguire per avanzare nei vari dungeon o per scoprire alcuni segreti durante il tragitto.
Il gioco è costellato di vari mini-giochi, che costituiranno un ottima distrazione dall’avventura principale. I classici giochi di pesca e di costruzione del villaggio delle fate fanno il loro ritorno (dovutamente migliorati), accompagnati da altri, come le sessioni sul Sandflier o alcune sub-quest come la ricerca dei vari draghi che abitano il mondo per ottenere il loro aiuto.
Queste sotto-missioni possono risultare molto divertenti per trascorrere il tempo in maniera diversa, ed utili per ottenere varie ricompense. Il tutto rende il gioco molto meno lineare e vario.
Grazie a tutti questi elementi il gameplay risulta estremamente godibile, sia per i fan di vecchia data, che ritroveranno numerosi elementi familiari, sia per chi si è appena avvicinato alla saga.
Melodie di un mondo
Anche nei brani della colonna sonora è facilmente percepibile un’atmosfera orientale, che si riconosce dall’uso di vari strumenti tipici di Giappone, Cina e Medio Oriente.
Le melodie del gioco sono piacevoli da ascoltare ed alcune sono molto ben realizzate; semplicemente però la colonna sonora non riesce a farsi ‘notare’ in maniera particolare. Questo non può essere considerato un difetto comunque.
Gli effetti sonori sono adatti ai vari casi e ben eseguiti.
Anche in questo capitolo si potranno sentire le voci dei personaggi, sia dalle semplici esclamazioni durante gli attacchi fisici, sia durante gli incantesimi; il doppiaggio per questi casi è ben fatto, senza problemi evidenti.
Giocare ed avventurarsi nel gioco
La durata media dell’avventura principale è di circa 40 ore, quindi più che discreta. Come già detto, comunque, è possibile passare molte ore piacevoli alle prese con i mini-giochi e le sub-quest.
I mini-giochi, oltre a darvi varie ricompense vi permetteranno di accumulare Game Points, i quali renderanno disponibili delle versioni potenziate di quasi tutti i draghi correlati a Ryu.
Per concludere
Breath of Fire IV è senz’altro un RPG valido sotto tutti i punti di vista. Molte carenze del suo predecessore sono state corrette o smussate.
Con una storia solida, personaggi discreti e un gameplay vario ed appassionante, questo gioco si attesta tra i migliori disponibili su PSX.
Un acquisto obbligato per ogni fan o estimatore della serie, estremamente consigliato per qualunque amante degli RPG.