Breath of Fire: Dragon Quarter – Recensione Breath of Fire: Dragon Quarter

La famosissima saga di Breath of Fire, RPG di punta di casa Capcom per moltissimi anni, ci propone il suo ultimo capitolo: Breath of Fire Dragon Quarters.
La fortunata serie continua da anni, ma sembra che con questo capitolo, per la prima volta su PS2, sia arrivata a un punto di svolta: sono difatti moltissimi gli elementi che ci lasciano pensare che questo game sia stato sviluppato partendo da basi totalmente differenti rispetto ai precedenti capitoli. Se questa è da ritenersi una mossa azzeccata o meno c’è solo da analizzare il titolo dettagliatamente

Medieval? No, grazie. Sentimental? Si, grazie.

La trama si pone come uno dei punti di forza del gioco, essa va compresa a fondo e in un certo senso "vissuta".
Ryu, giovane ranger di una città sotterranea costretta alla reclusione da un mondo ormai malato, incontra Nina, ragazzina muta che nasconde il segreto per la libertà degli esseri viventi, e con lei comincia un viaggio verso la superficie e verso la luce. Come potete notare, i personaggi sono sempre gli stessi da almeno 3 capitoli, con medesimo aspetto esteriore e medesimi nomi. L’unica new entry è Lin, una ribelle che aiuterà Ryu e Nina ad aprirsi la strada per il mondo esterno.

La storia in sé può non sembrare nulla di particolare, e difatti non lo è. Ma bisogna riconoscere l’eccelsa caratterizzazione dei personaggi, dal sogno di donare la libertà a Nina di Ryu alle mire di Bosch, l’antagonista che per tutto il titolo compie una vera e propria "trasformazione" che lo porterà ad opporsi al protagonista, suo compagno all’inizio del gioco.

Se si parla di varietà nella trama e nei personaggi, questo titolo potrebbe non brillare (il vostro party per l’intero svolgimento del gioco è limitato a soli tre pg) ma questi elementi risultano comunque "epici" senza essere minimamente conformi allo standard di RPG medievale ed eroico.

To cell shade or not to cell shade

Con la grafica, questo titolo gioca il Jolly: si tratta di un cell shading completo dall’inizio alla fine.
Per i meno addetti ai lavori, il cell shading è una tecnica grafica che consente una resa visiva molto simile a quella di un fumetto, facendo risultare i poligoni "disegnati" come in un cartone animato. Questo stile è amato da molti, ma ad altrettanti risulta spesso troppo infantile o poco realistico, quindi è consigliabile dare un’occhiata a qualche filmato di gioco prima di procedere all’acquisto.

Detto questo, non si può negare che il tutto sia splendidamente sviluppato: dal dettaglio dei dungeon (anche se a volte un po’ ripetitivi nella struttura) a quello dei personaggi, dalle loro espressioni facciali ai particolari nei vestiti, mamma Capcom non si è certo risparmiata. Interessantissimo anche il vostro "alter ego draconico", che ci dà la prova pratica che non basta il cell shading per rendere un titolo infantile. Se siete abituati ai Final Fantasy e al loro stile grafico potreste rimanere un po’ delusi, ma se vi lasciate prendere dal mondo che vi circonda e dal modo in cui è rappresentato (passando sopra al cell shading, nel caso non lo apprezzaste) molto probabilmente il "delusi" diventerà un "piacevolmente colpiti".

"Ryu, il protagonista in azione."

La colonna sonora del gioco invece, seppur non brillando, riesce comunque a seguire a braccetto l’atmosfera del titolo nel suo complesso. Le musiche sono sicuramente un ottimo strumento per toccare nel modo giusto le corde dei vostri sentimenti, e bisogna riconoscere che, grazie anche alla trama e ai personaggi unici, questa unione risulta perfetta. Per il resto, durante il gameplay, il sonoro non è effettivamente nulla di speciale: non aspettatevi il rock di Devil May Cry, al massimo qualche violino di tensione durante una boss fight, e chiaramente pochissimi dialoghi doppiati (in inglese o giapponese).

Harsh Times

E adesso, è giunto il momento di analizzare un gameplay divertente e originale allo stesso tempo, ma che per alcuni tratti è risultato ostico, e molti gamers potrebbero ritenerlo frustrante. Croce e delizia di ogni GDR veramente innovativo e spauracchio del turn based dottrinale, la giocabilità di questo titolo presenta delle peculiarità forse bizzarre, ma sicuramente interessanti: innanzitutto, questo è un gioco DIFFICILE.
Prendete FF X-II, giocatelo fino alla fine e ditemi quante volte vedete la schermata del game over. Nessuna? Un paio perché eravate ubriachi? comprensibile, quello è un gioco "Facile". In BoF:DQ, invece, la longevità e la difficoltà stessa del gioco sono influenzate da elementi stranissimi da trovare in un GDR, come la mancanza di magie curative, come la presenza di Token per il salvataggio, e come l’introduzione del famigerato "D-Counter".

Come negli altri titoli della serie, vi troverete ad avere la possibilità di trasformarvi nel vostro alter ego che potremmo definire "draconico", con abilità super potenziate e mosse speciali da urlo. Quello che non compariva negli altri titoli però, era la limitazione a un numero preciso di volte in cui si possono sfruttare questi poteri. Il "D-Counter" ha proprio l’infame compito di dirvi in percentuale per quanto potrete utilizzare ancora queste abilità, avanzando in minima parte, persino quando si è in forma normale. Sapete cosa succede se raggiungete il 100%? Game Over. Come si ripristina? Non si può. Se abbiamo salvato a 10 ore dalla fine del gioco e siamo già al 99% del D-Counter, possiamo tranquillamente andare sulla schermata del titolo e cominciare un New Game.

Vi renderete conto che se aggiungiamo questo ad altre caratteristiche quasi ridicole come l’assenza di Inn per il riposo, il livello di sfida raggiunge livelli decisamente alti.
E tutto sommato non è un fattore poi così spiacevole. Completando il gioco a livello normale, ed utilizzando la forma draconica solo per poche Boss fights, ci si sente veramente soddisfatti per essere stati messi alla prova in quel modo. Per gli standards alla quale la Square ci ha abituato questo è un gioco complicato, ma di quel complicato che non fa che arricchire l’esperienza di gioco. Le meccaniche di battaglia in sé sono originali ma non troppo complesse. Il vostro party sarà di 3 personaggi, ognuno con le sue particolarità dall’inizio alla fine del gioco (Ryu il tank, Lin il ranged di supporto, e Nina il caster) e vi troverete ad affrontare nemici a campo aperto con la possibilità di muovervi e di attaccare da diversi punti, a seconda dei turni.

È un pecca se ci sono solo 3 personaggi utilizzabili ma che ricoprono tutti i ruoli tecnicamente utili? No, non per la giocabilità, forse per la trama. In definitiva può essere considerato sicuramente interessante giocare a questo titolo, ma siate pronti ad affrontare ostacoli forse troppo particolari e distanti da quello che la serie ci ha proposto fino adesso.

"La trasformazione nel vostro alter ego draconico"

Replay Value

La longevità di questo gioco prende gran parte del suo punteggio dalla difficoltà stessa nel portarlo a termine. Solo di plot, probabilmente arriverete a passare 60 ore col joypad in mano, mentre se vorrete avvalervi della possibilità di cominciare un New Game+ potrete usufruire dei bonus al grado.

Nel mondo di gioco difatti le aree accessibili dipendono dal vostro "grado": nel primo New Game il vostro grado sarà relativamente basso, ma se concluderete il gioco soddisfacendo certe condizioni nel successivo New Game il vostro grado sarà più alto, permettendovi di scoprire aree nascoste e sbloccare parti di trama interessanti. Non c’è una vera e propria prosecuzione del gameplay una volta che la trama è completata, ma se vi interessa sfruttare il gioco al 100% avrete pane per i vostri denti nel cercare di aumentare il vostro grado in quante giocate volete.

Generalmente, chi acquista un RPG non ama dover ricominciare completamente dall’inizio un titolo per esplorarlo al 100%, un gioco deve poter essere disponibile in una sola partita, ma il tentativo di ampliare la longevità in questo caso può essere considerato positivo.

"Le battaglie sono sempre divertenti facendo convivere originalità e sistema turn based"
 

Gioite quindi, amanti degli RPG innovativi, non lasciatevi spaventare da quelle che possono sembrare caratteristiche ostiche, lasciatevi prendere da un titolo che ha svariati punti d’interesse, ha solo bisogno di una buona elasticità mentale e non vi deluderà. 

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