Blue Reflection: Second Light – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Germogliato dal tessuto binario di una serie nata nel relativamente vicino 2017 capace di dare la luce, fra l’altro, a una derivazione animata della stessa, Blue Reflection: Second Light è il sequel che ti aspetti.

Blue Reflection: Second Light

La produzione Gust attinge a piene mani da quanto messo in campo da una opera primigenia che cinque anni fa ha saputo annoiare buona parte della grande platea videogiocante, consegnando alla platea un JRPG dal gusto waifu condito da qualche trovata interessante qua e là. In questa seconda puntata, fruibile senza particolari patemi d’animo pure da chiunque fosse digiuno in merito al plot che fa da sfondo alla vicenda narrata dal prequel, il videogiocatore si ritrova alle prese con un gruppo di graziose fanciulle immerse in un lussureggiante mondo virtuale divenuto fiorita cella di prigionia.

Sin dal primo istante, lo sbigottito player verrà coinvolto nella fitta trama di Blue Reflection: Second Light tramite una ricca selezione di inquietanti quesiti concernenti principalmente l’ignoto posto nel quale si trovano recluse le protagoniste del gioco, insieme a tutti gli interrogativi relativi al loro misterioso passato, avvolto apparentemente da una coltre di nebbia impenetrabile tanto quanto il vitreo sguardo delle donzelle.

Sin dal primo impatto, il gioco non si presenta esaltante: ad attendere le retine dell’affamato homo ludens vi saranno una pletora di modelli poligonali scarsamente dettagliati, neanche si fosse tornati indietro di un lustro e più. Ma mentre la decodifica dei vari frame di animazione impegna il cervello, piano piano si inizia a comprendere qualcosa, rispetto alla struttura che soggiace Blue Reflection: Second Light.

La suddivisione del gameplay in una serie di episodi evidenzia la possibilità di esperire la produzione senza troppi fronzoli, mostrando quasi un’esperienza mordi e fuggi prona (anche) alla fruizione on the go, confermata anche dall’esistenza di una versione per Nintendo Switch. L’estrema parcellizzazione dell’opera viene integrata, nelle pieghe dell’avventura principale, da fetch quest che si insinuano nel flow ludico con lo scopo di regalare un’esperienza maggiormente immersiva, dedicando vari spazi di approfondimento dei rapporti che intercorrono tra le varie pulzelle protagoniste, ovviamente funzionali tanto alla profondità del gioco, quanto al gameplay: la conoscenza reciproca permetterà al giocatore di investire punti esperienza per il conseguimento di nuove abilità e migliorie alle statistiche.

Blue Reflection: Second Light

L’aspetto maggiormente peculiare dell’intera creatura binaria è rintracciabile sicuramente nel battle system, che nella sua semplicità concederebbe pure una certa fluidità alle strategie di attacco performabili. Peccato che per poter sfruttare l’intero corredo cromosomico messo a disposizione durante la pugna, Blue Reflection: Second Light costringa il videogiocatore a infliggere un numero minimo di attacchi utile ad aumentare il rank delle eroine disposte in campo. All’aumentare del rank, infatti, è possibile aumentare il quantitativo di etere spendibile (ogni elemento del moveset consuma etere) e conseguentemente utilizzare skill inizialmente bloccate per etere insufficiente, indi per cui è facile capire che la gran parte degli scontri più semplici si concluda banalmente nelle prime battute, senza fornire la possibilità di esplorare l’intera potenza da fuoco teoricamente a disposizione.

Se a questo aggiungiamo un livello di difficoltà visibilmente tarato verso il basso, anche a modalità normale, risulta evidente come le opportunità di usufruire della totalità delle opzioni belliche utilizzabili siano relegate alle fight con la feccia nemica più coriacea. A mitigare questa impossibilità endemica ci pensano item che, disponibili nelle sezioni più inoltrate di Blue Reflection: Second Light, permettono di partire sin dal primo sibilo di battaglia da rank più avanzati.

Blue Reflection: Second Light

Sebbene dotato di una buona trama, tanto il gameplay basato su una esplorazione molto lineare quanto i combattimenti soventemente poco interessanti non riescono a convincere. Pur con l’aiuto di alcune sezioni stealth che si inframezzano al canovaccio ludico standard, la produzione tutta non riesce a decollare, mantenendosi blandamente su una boriosa monotonia.


Blue Reflection: Second Light è l’ennesimo JRPG che nulla aggiunge al genere di riferimento. Lungi dal poter essere considerato un titolo imperdibile, potrà comunque fornire qualche ora di spensieratezza agli aficionados del genere. 

6

Pro

  • Trama interessante
  • Battle system ingegnoso...

Contro

  • ...ma poco sfruttato
  • Gameplay monotono
  • Livello di sfida basso
  • Tecnicamente non convincente
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