Blue Reflection – Recensione
Probabilmente molti dei giocatori nati tra fine anni ’80 e inizio anni ’90 hanno visto la propria infanzia segnata dalle Magical Girls senza essere nemmeno a conoscenza di cosa fossero: dall’immortale Sailor Moon, proseguendo con le più recenti DoReMi e Winx, questo tipo di fantasy è sempre stato estremamente in voga in Oriente.
Non c’è quindi da stupirsi se Gust, alle prese con la creazione di una nuova IP d del genere JRPG, abbia reso Blue Reflection un titolo con protagoniste delle “ragazze magiche”.
La trama di Blue Reflection sembra voler condensare al proprio interno ogni possibile convenzione del genere: Hinako Shirai è una giovane studentessa appena trasferitasi a scuola, una talentosa ballerina strappata al palco da un brutto incidente, ma che vede rinascere la speranza quando due misteriose gemelle, sue compagne di classe, le donano un anello in grado di farla trasformare in Reflector.
Le chiedono di unirsi alla loro causa per salvare il mondo da demoni divoratori di emozioni, assicurandole che una volta sconfitte le Sephirot (questo il nome delle creature malvagie) le sarà concesso esprimere un desiderio e che quindi il suo sogno di diventare étoile potrà finalmente compiersi.
Se un comparto narrativo senza sprazzi di originalità è comunque accettabile, lo stesso non può dirsi della caratterizzazione comprimari: a partire dalla protagonista, fino all’ultima delle ragazze, ogni singolo personaggio incontrato dal giocatore – tutti rigorosamente di sesso femminile – fallisce nel risultare memorabile, proprio a causa di una stereotipizzazione spesso presente nei prodotti orientali, in cui i “ruoli” all’interno delle storie sono sempre molto distinti, ma che in questo caso raggiunge un livello esasperato a causa del quale è praticamente possibile prevedere senza sforzo cosa stiano per dire le varie ragazze.
A questo si aggiunge la presenza ingombrante di numerosi inframezzi tra un capitolo e l’altro della storia, in cui Hinako e le sue amiche dedicheranno il proprio tempo libero ad approfondire (più o meno) i loro rapporti in eventi puramente slice of life; l’idea in sé non è male, anzi, le belle ambientazioni e il buon doppiaggio giapponese rendono molto bene la purezza e la spensieratezza degli eventi, ma la difficoltà a empatizzare con le protagoniste rischia di trasformare tutto questo in un susseguirsi insostenibile di veri e propri tempi morti.
In realtà le interazioni fra i personaggi sono molto più importanti di quanto si possa credere in un primo momento: forse per evitare un eccessivo sbilanciamento in un titolo che come gameplay non offre chissà quale difficoltà, gli sviluppatori hanno deciso d’impedire al giocatore il farming eccessivo, facendo sì che le battaglie con le creature demoniache del Common (questo il nome del mondo della dimensione delle emozioni umane) rilascino esclusivamente materiali di crafting e nessun punto esperienza. Unica maniera per aumentare il livello delle Magical Girls è, appunto, far sì che Hinako prenda parte agli eventi sociali – denominati Bound Episodes – e incrementi pian piano l’affinità con ogni ragazza.
La gestione della componente social strizza fin troppo l’occhio al recente Persona 5, con un sistema di chat testuali e appuntamenti pesantemente ispirata al titolo Atlus, ma senza un decimo della profondità e libertà di scelta. La risposta migliore nelle conversazioni è sempre, praticamente scontata e le “uscite a due” non consumeranno il tempo di gioco, sicché il giocatore ha piena libertà di sviluppare al massimo il rapporto con ogni giovane senza alcun limite o difficoltà di gameplay.
Il sistema di combattimento è un classico JRPG a turni; le tre ragazze magiche hanno estetiche piacevoli e belle animazioni, stesso dicasi per le creature da affrontare, magari non memorabili nel design ma sicuramente ben realizzate, boss in primis. Aumentare le statistiche delle protagoniste porta a sbloccare nuove abilità sempre più potenti, in grado di far danno a un singolo nemico o ad area ed eventualmente “rallentare” gli avversari, consentendo alle eroine di attaccare più frequentemente. Le skill sono numerose e non mancano le debolezze e resistenze delle creature ai vari tipi di attacco; è anche possibile consumare una determinata percentuale di Reflection per eseguire due turni consecutivi e combinare offesa e difesa in maniera ragionata, cui va aggiunta la personalizzazione delle varie abilità con l’inserimento dei Frammenti all’interno degli slot disponibili, per incrementarne l’efficacia o aggiungere effetti secondari.
Sulla carta quindi si parla di un combat system divertente, colorato e pieno di tutù, trasformazioni e quasi ingenue scollature: peccato quindi per la difficoltà quasi inesistente delle battaglie e l’estrema ripetitività di ogni missione principale, che accompagnata da una trama insipida rischia di rendere indigesto il proseguimento nelle circa venti ore di avventura. Ultimo, ma non meno importante, il framerate di Blue Reflection è tragicamente instabile, costantemente sotto i 30fps su console e con persino dei mini freeze durante certe animazioni, soprattutto quelle degli attacchi eseguiti da Lime.
Blue Reflection non è un titolo ad alto budget e men che meno ambizioso: va quindi apprezzata la cura nella realizzazione estetica e musicale degli ambienti, così come il tentativo di creare un design riconoscibile per una IP del tutto nuova e legata a un genere tanto odiato quanto amato come quello delle Magical Girls. Il problema di fondo del gioco è il suo pescare a destra e manca meccaniche già viste in prodotti di ben più successo, primo e non ultimo l’eccellente Persona 5, semplificandole però fino all’osso in maniera spiazzante.
Ci si ritrova quindi una versione light, senza glutine, sale, lattosio e derivati animali di una gustosissima torta, che cerca di imitare l’aspetto saporito della sua versione originale, senza riuscire a replicarne il gusto e con un costo presso che equivalente. Se siete fisicamente dipendenti dalle Magical Girls e intolleranti ai Phantom Thieves, Blue Reflection potrebbe farvi perdere la testa; per tutti gli altri questo nuovo, delicato titolo risulta semplicemente evitabile.
Pro
- Ambientazioni ben realizzate
- Slice of life...
- Soundtrack gradevole e d'atmosfera
- Una nuova IP con "ispirazioni" a Persona 5...
Contro
- Framerate ballerino
- ... ore e ore di slice of life
- Ogni singola meccanica è ripetitiva
- ... ma Persona 5 costa solo dieci Euro in più