Bloodborne: The Old Hunters
L’amore e il rispetto che uno sviluppatore mostra nei confronti dei giocatori non si esprime solo con l’alta qualità di un titolo videoludico, ma anche con la coerenza e la ferma volontà di rimanere ancorati alle meccaniche che hanno decretato il successo di un prodotto.
Un ragionamento di onestà intellettuale che ormai non è più scontato: alcune saghe videoludiche hanno ormai abbandonato le atmosfere e i meccanismi della loro origini per trasformarsi in prodotti completamente diversi e piegati alle leggi di mercato. Un esempio tra tutti la saga di Resident Evil: dalle splendide atmosfere puramente survival horror delle origini, le avventure di Chris Redfield e compagni si sono via via trasformate in uno sparatutto non molto differente da un qualsiasi Call Of Duty.
Tra le poche saghe rimaste saldamente fedeli al concetto iniziale troviamo quella conosciuta come Soulslike. Partita nel 2009 con Demon’s Souls, eccellente action RPG passato quasi di nascosto nel panorama videoludico e che ha riscritto da capo le regole del genere, la serie dei Souls col passar del tempo si è rafforzata grazie ad altri titoli come Dark Souls e relativi seguiti, fino al recente Bloodborne, un titolo, esclusiva per PlayStation 4, che ha visto il ritorno di Hidetaka Miyazaki (vero deus ex machina dietro la saga) come direttore, dopo la breve parentesi di Dark Souls 2 come supervisore.
Proprio Bloodborne, uscito a marzo di quest’anno, ha ridefinito le stesse atmosfere della serie Souls: non più un fantasy oscuro, ostile e affascinante fatto di guerrieri, draghi, non-morti, castelli e spade, ma un lungo incubo gotico di sangue, aberrazioni, assassini mutati e cacciatori di streghe. Un’ambientazione diversa dai precedenti episodi della saga, quindi, molto ispirata ai lavori di Howard P. Lovecraft, ma sempre affascinante, opprimente, oscura e saldamente ancorata agli aspetti che ne hanno segnato il successo: meccaniche da approfondire con pazienza, nemici decisamente ostici da affrontare studiandone gli stili, ambientazioni vaste e complesse e difficoltà generale superiore alla media, molto vecchia scuola, ma in grado di regalare quelle soddisfazioni che sembravano ormai perse nel moderno panorama videoludico.
Ma From Software non ha mai riposato pigramente sul successo dei suoi Souls, ne ha invece ampliato e approfondito l’universo con vari eccellenti DLC (rimangono ancora ottimi i vari Crown di Dark Souls 2) fino a quest’ultimo The Old Hunters, la prima (e, pare, unica) espansione per Bloodborne, che promette di riportarci nei meravigliosi incubi di Yharnam.
Bentornato, buon cacciatore
From Software non è mai stata generosa nella spiegazione delle storie che fanno da sfondo ai vari Souls, un meccanismo che sin dall’inizio è un marchio caratteristico della saga, Bloodborne incluso, e questo The Old Hunters non è un’eccezione.
Dopo aver affrontato il vicario Amelia nell’avventura principale, dovremo dirigerci nella Cathedral Ward, uscendone dalla parte sinistra, per poi farci catturare dall’Amygdala che vigila sulla parete esterna dell’edificio. L’attacco dell’enorme creatura ci farà risvegliare nell’Incubo del cacciatore, una nuova zona solo apparentemente uguale a quelle già visitate, ma che ben presto si rivelerà come una lunga avventura attraverso tre nuove ambientazioni in gran parte decisamente ispirate, tra la Cattedrale dell’incubo, il Centro ricerche e il Villaggio dei pescatori. Zone collegate tra loro da altre numerosi e contorti scenari, intrappolati in una vegetazione selvatica che sembra ormai avere preso il sopravvento sulle strutture, in un viaggio da incubo dove dovremo scoprire le origini e le motivazioni che hanno spinto i vecchi cacciatori a trasformarsi in spietati assassini.
La trama di questo DLC, quindi, è ancora una volta volutamente criptica, disseminata nei numerosi indizi che troveremo nel corso dell’avventura, dalla descrizione di un’arma fino al dialogo con uno dei rari personaggi incontrati, senza farci mancare qualche interessante collegamento con il passato (la vera identità del primo boss, ad esempio)
Combatti da eroe, muori come una leggenda
Le meccaniche e il sistema di controllo di The Old Hunters rimangono identici a quelli del titolo principale: comandi reattivi, numerose nuove zone da esplorare, nemici inediti, boss ostici da battere e nuovi oggetti e armi. L’assenza di uno scudo, vera novità di Bloodborne rispetto ai precedenti Souls, ci ha già portati ad assimilare delle meccaniche di combattimento fluide e reattive, una caratteristica che ritroviamo in questo The Old Hunters.
La presenza costante dei cacciatori (che ora si resettano esattamente come i nemici comuni) e i nuovi schemi di attacco degli avversari ci costringeranno a migliorare e rinnovare quelle strategie che nel titolo base erano ormai consolidate, anche perché la difficoltà generale del prodotto è piuttosto alta anche per i veterani. Chi si aspetta una sfida facile solo perché dotato di un personaggio di 150mo livello (From Software e Sony consigliano di essere minimo di 65mo, prima di affrontare il nuovo incubo) o perché ha passato centinaia di ore tra i labirinti di Yharnam, andrà incontro a una prematura e dolorosa morte. Anche se la presenza di alcune novità nell’ambientazione, come i nemici che in alcuni casi combattono fra loro, ci permette di elaborare nuove strategie che, unite alla presenza delle classiche scorciatoie da attivare e di circa una decina di lanterne sparse per la vasta ambientazione (la longevità varia tra le dieci e le quindici ore), rappresentano l’unica speranza di sopravvivere un un’avventura persino più ostile di quella principale.
Ma la vera novità di The Old Hunters va a correggere quello che forse era uno dei pochi, lievi difetti dell’avventura principale: la scarsità delle armi. Dove in Bloodborne potevamo contare solo sulle accoppiate mannaia, spada e ascia con fucile e pistola, con ben poche varianti, in The Old Hunters troveremo una quantità e varietà di nuove armi in grado di soddisfare ogni tipo di approccio. Ogni arma, tra le circa quindici disponibili, è dotata di uno stile unico, sia estetico che funzionale, e in molti casi rappresenta una tale novità da farci cambiare totalmente stile di combattimento, dalla devastante ruota dentata fino all’arco, passando anche per numerosi nuovi oggetti (è presente anche una nuova Roccia del sangue, necessaria per portare un’arma a +10).
Un’altra colonna della serie Souls è da sempre rappresentata dai boss, veri punti fermi che caratterizzano le opere di Miyazaki: ostici, affascinanti, spesso disturbanti e in grado di rappresentare una sfida altissima anche per i giocatori più abili e pazienti. E questo Old Hunters conferma di nuovo la filosofia di From Software con cinque nuovi boss, di cui uno opzionale, tra i quali troveremo anche una nostra vecchia conoscenza, ormai mutata, e un paio di creature che possono essere considerate tra i vertici più alti raggiunti dall’intera saga.
Il lato online è sostanzialmente identico a quanto visto in Bloodborne: rimane la possibilità di affrontare altri utenti in rete e di evocare aiuti nei momenti più ostici dell’avventura, anche grazie alla presenza di nuovi oggetti per il multiplayer.
L’unica vera mancanza è rappresentata dalla totale assenza di nuovi dungeon chalice. Nell’avventura principale, la possibilità di creare nuovi dungeon, di affrontarli offline e di condividerli in rete, ampliava di molto le già vaste ambientazioni dell’avventura, grazie anche all’inclusione di boss esclusivi e nuovi oggetti. Ma in The Old Hunters, forse perché ormai presa dallo sviluppo di Dark Souls 3, From Software non ha recuperato questa interessante modalità.
Il fascino del gotico
Anche il comparto tecnico di Old Hunters rimane, nei difetti e nei pregi, ancorato ai canoni già tracciati da Bloodborne. Nei difetti, perché soffre ancora di un frame rate piuttosto incostante e di sporadici rallentamenti. Nulla che vada a rovinare la qualità complessiva dell’insieme, ma a otto mesi di distanza dall’avventura principale ci si sarebbe aspettati almeno una patch correttiva. Nei pregi, perché l’ambientazione è ancora ispirata, inquietante, decadente e dotata di un fascino gotico unico. I nuovi scenari iniziano da quelli vecchi, al punto che inizialmente avremo l’impressione di non aver nemmeno iniziato la nostra avventura nell’Incubo del cacciatore, ma basta poco perché divengano ancora più contorti e disturbanti di quelli a cui eravamo ormai abituati.
Dopo quattro titoli e altrettante espansioni, ancora stupisce la capacità di From Software di rinnovare ogni volta l’estetica di un Souls, raggiungendo vette di ispirazione sempre alte. Anche i nemici più comuni, i nuovi boss, le nuove armi e le tre ambientazioni rappresentano una gradita novità, sia dal lato estetico che da quello delle meccaniche di gioco.
Anche il lato sonoro della nostra avventura rimane negli ottimi standard del titolo principale: dalle epiche musiche delle battaglie contro i boss fino agli eccellenti effetti sonori che ci circondano in ogni momento. In un’epoca in cui la tecnologia permette ormai da tempo di realizzare musiche orchestrali ed effetti sonori realistici e perfetti, l’unico modo per distinguersi è quello di inventarsi nuovi stili ed effetti sonori originali e inquietanti. Un’impresa che è sempre riuscita benissimo a From Software.
[signoff icon=”quote-circled”]The Old Hunters, lo diciamo sin da subito, rappresenta l’ennesima conferma dell’eccellenza dei titoli di From Software. Rimane fedele alle meccaniche, alle atmosfere e allo stile di Bloodborne, ma aggiunge quelle novità necessarie a stimolare anche i veterani della saga, che si sentiranno di nuovo a casa tra boss ispirati, nuove armi e ben tre ambientazioni inedite e affascinanti. Ma nello stesso tempo saranno costretti a fronteggiare una curva di difficoltà piuttosto alta anche per chi ha esplorato fino in fondo l’avventura principale, e che porterà a cambiare molte strategie utilizzate in passato. Nonostante erediti anche i pochi difetti di Bloodborne, tra cui un frame rate ancora instabile, The Old Hunters rappresenta l’ennesimo, eccellente segno d’amore di From Software nei confronti dei giocatori, confermando ancora una volta l’abilità dell’azienda di Tokyo nel rinnovarsi ogni volta pur rimanendo fedele ai suoi principi. Di carne al fuoco ne troviamo molta, tra la longevità piuttosto estesa per un DLC, la difficoltà ancora più alta e i numerosi contenuti inediti. L’idea stessa di far iniziare la nostra nuova avventura in un’ambientazione molto simile a quelle già visitate è un colpo di genio, il portale per un nuovo, affascinante, angosciante e ostico viaggio verso inesplorate regioni dell’incubo[/signoff]