Blood Omen 2 – Recensione Blood Omen 2

Nel caso in cui qualcuno di voi si trovasse spaesato di fronte a quel "2" nel titolo del gioco, sappia che il primo Blood Omen: Legacy of Kain (il capitolo padre della serie) è uscito nel lontano 1996 per Playstation One. Il gioco aveva come protagonista il giovane Kain, un arrogante nobile che inevitabilmente divenne un vampiro e che diede vita a una sequela di eventi che avrebbero sconvolto l’intero mondo in cui viveva.
Successivamente uscì Legacy of Kain: Soul Reaver (probabilmente più conosciuto), di cui poi è uscito il diretto seguito per PS2. In realtà esso sarebbe una sorta di spin-off con protagonista Raziel e antagonista proprio Kain, anche se in effetti le due serie sono due strade che parlano della stessa, gigantesca storia.

Nuova non-vita

Gli avvenimenti di Blood Omen 2 si collocano secoli e secoli prima del primo Soul Reaver e 200 anni dopo il primo Blood Omen.
Kain si risveglia da una sorta di coma dovuto a un suo precedente scontro con il capo dei Cavalieri Sarafan che per poco non lo annientava. Dopo quella sconfitta, i Sarafan hanno preso il controllo dell’intera Nosgoth cacciando e decimando i vampiri ribelli. Persino alcuni dei vecchi generali di Kain si sono sottoposti al Signore dei Sarafan pur di aver salva l’esistenza. Da questo si può dedurre che i "nobili" intenti dei cavalieri vadano ben oltre la missione morale di caccia ai vampiri.
Il corpo di Kain viene mantenuto nascosto da un gruppo di resistenza di vampiri che sperano che il loro antico padrone li porti alla ribalta.
Quando Kain si sveglia nella città di Meridian, è visibilmente confuso, ma soprattutto infuriato per quello che è successo. Non ci vorrà molto perché egli parta dunque in cerca di vendetta e per ripristinare la supremazia dei vampiri su Nosgoth.

Fortunatamente per capire la trama del gioco non è indispensabile aver giocato al suo predecessore.
La storia che si dipanerà per l’avventura non è male, anche se non arriva ai livelli di Soul Reaver 2. Si tratta di una trama meno intricata senza dubbio e più a senso unico, ma da’ un’idea senz’altro più chiara sui Sarafan e sulle trame dietro le loro azioni, particolari preziosi per chi ha giocato ai due Soul Reaver.
I personaggi sono caratterizzati quanto basta e alcuni si distinguono per fascino, ma la vera action star del gioco rimane il protagonista: ben definito caratterialmente e decisamente carismatico; anche nella sua posizione di vampiro riesce a emergere come "meno cattivo tra i cattivi" con motivazioni plausibili e persino etiche (sotto il suo punto di vista ovviamente).
Trovarsi nei panni di Kain risulta davvero esaltante e sarete naturalmente spronati a portare avanti questa storia di lotta tra umani e vampiri, specialmente quando si capirà che dietro questo c’è qualcosa di ben più grande.

L’Oscurità paga

Le dinamiche di gioco non si discostano così radicalmente da quelle di Soul Reaver. La differenza è che in questo caso viene enfatizzata più l’azione e i combattimenti piuttosto, a scapito della risoluzione di enigmi. Kain dovrà attraversare i vari luoghi di Nosgoth facendosi strada tra innumerevoli Sarafan e creature di vario genere. Quando incontrerete un nemico, con la sola pressione di un tasto entrerete in modalità battaglia rivolgendovi automaticamente verso di lui. Kain può contare sui suoi temibili artigli, ma per sopravvivere sarà opportuno usare le armi trovate in giro o sottratte dai nemici sconfitti: queste vanno da spade normali, asce e mazze, fino agli spadoni. Egli potrà portarne una alla volta ed ognuna di esse avrà un certo livello di resistenza che, una volta esaurito, farà andare in pezzi l’arma rendendola inutilizzabile.
Oltre ad attaccare, Kain potrà anche parare i colpi avversari. Su questo aspetto gli sviluppatori hanno voluto apportare delle novità, visto che di norma i giochi di questo genere si focalizzano molto sull’attacco e poco sulla difesa. Tenendo premuto il tasto Kain alzerà la guardia ma starà a voi utilizzarla parando i colpi nelle giuste zone e col giusto tempismo; dovrete quindi far ricorso ai vostri riflessi e memorizzare i pattern di attacco dei diversi avversari che vi troverete davanti. Per chi non vuol complicarsi troppo la vita comunque è presente un’opzione che renderà la guardia automatica. Proprio come Kain, gli avversari potranno sferrare colpi normali o colpi potenti ma molto lenti che comunque sarà impossibile parare e necessario evitare.
Oltre a sferrare colpi, Kain potrà afferrare i nemici per il collo, e da quella posizione finirli con una breve combinazione di colpi letali che varieranno a seconda dell’arma in possesso. O, se l’occasione lo permette, avvicinarsi silenziosamente alle loro spalle e ucciderli con un sol colpo in perfetto stile ninja.
Una volta uccisi i vostri avversari potrete fare quello ciò che ai vampiri riesce notoriamente meglio: bere il loro sangue. Non ci sarà bisogno di attaccarvi al loro collo comunque, Kain ne berrà il fluido vitale a distanza telecineticamente. Bere il sangue degli avversari non solo ripristinerà l’energia di Kain, ma a lungo andare ne aumenterà il livello massimo fornendo una sorta di power-up alla vostra vitalità.
Ma il vero potenziamento del protagonista avviene con i cosiddetti "Dark Gifts" (Doni Oscuri). Ogni volta che Kain sconfigge un suo ex-generale (che di solito è il boss di quel livello), ne riceverà la sua abilità peculiare e potrà usarla a suo piacimento. Alcuni di questi già li avrà all’inizio del gioco mentre gli altri dovrà recuperarli via via nell’avventura. I Dark Gifts sono tra gli aspetti più soddisfacenti ed esaltanti del gameplay, vanno dal potersi confondere nella nebbia, effettuare salti straordinariamente lunghi, spingere oggetti a distanza e persino controllare le menti più deboli (come quelle dei cittadini) per fargli fare quello che volete. Alcune di queste abilità saranno utili per il confronto corpo a corpo mentre altre saranno più adatte a risolvere gli enigmi di percorso.
Nel fare le giuste constatazioni sulla giocabilità c’è da dire che, anche se è innegabile che giocare nei panni di Kain, con tutte le sue abilità ormai e i suoi Dark Gifts, sia senza dubbio stimolante e appassionante (e se sulla carta le caratteristiche di gioco abbiano buone potenzialità), è altrettanto vero che nella pratica le cose si fanno più complicate. Gli enigmi che rallenteranno il vostro avanzare non sono molto difficili da intuire (anche se più avanti nel gioco si riscontra un sensibile miglioramento) e nemmeno ben celati. Ma questo sarebbe quasi giustificabile dal fatto che Blood Omen 2 sia più incentrato sui combattimenti, peccato però che anche questi alla lunga risultino ripetitivi e difettosi. In particolare l’intelligenza artificiale dei vostri avversari delude parecchio, specialmente quando sarete attaccati da più di uno di loro e vedrete che non faranno niente per collaborare, mentre ne picchierete uno spesso vedrete che l’altro starà a guardare spettando il suo turno o si deciderà ad attaccarvi solo dopo parecchi secondi; anche i loro schemi di attacco sono troppo simili tra loro e prevedibili. A tutto questo c’è da aggiungere frequenti problemi di collisioni che riguardano sia i vostri colpi che l’interazione con l’ambiente circostante.
Malgrado tutto, il gameplay non risulta pesante grazie all’enfasi nell’utilizzare Kain come macchina di morte sfruttando tutte le sue capacità.

Nosgothica

Graficamente il gioco si attesta su buoni livelli ma non stupisce più di tanto. Il motore di gioco è completamente differente da quello di Soul Reaver così come lo stile che qui è molto più tenebroso-gotico e meno fantastico.
Il mondo in cui vi muoverete è molto grande, anche se si estende in senso lineare. Gli ambienti non sono quasi per niente interagibili e appaiono (forse volutamente) semplici di contenuti. Ciò nonostante l’atmosfera che viene trasmessa è solida e convincente.
Kain è reso con un buon livello di dettaglio mentre i suoi avversari hanno un aspetto parecchio ordinario e semplice.
Ci sono purtroppo frequenti caricamenti e problemi di frame-rate, soprattutto quando si entra in una locazione nuova; a volte si manifestano rallentamenti anche nei combattimenti e durante l’esplorazione. Anche gli effetti speciali non si distinguono per qualità.

Il sussurro della notte

L’accompagnamento musicale è ben poco presente e si limita a brani ambientali e d’atmosfera che comunque riescono bene a trasmettere il feeling macabro e ‘pauroso’ di Nosgoth. Gli effetti sonori come urla di morte e versi vari sono abbastanza ripetitivi, soprattutto considerando che a forza di combattere ne sentirete spesso. Il doppiaggio è stato eseguito in maniera più che soddisfacente e ognuno dei doppiatori ha conferito profondità al suo personaggio. Su tutti spicca Simon Templeman che ha curato la voce inglese di Kain, assolutamente magistrale.

Fino all’ultima goccia

Completare l’avventura impiegherà circa 15-20 ore di gioco che, considerando anche altri titoli in commercio, è una buona durata. Peccato che sia del tutto lineare e non offra segreti particolari da scovare o bonus di sorta. Non ci saranno buoni motivi per ricominciarlo, se non rivivere la stessa storia e la stessa avventura.

Per concludere

Blood Omen 2 è senza dubbio un gioco con difetti notevoli, da quelli tecnici ad altri di varia natura. Nonostante tutto, però, ci sono elementi coinvolgenti che riescono straordinariamente a compensare appena sufficientemente le carenze.
Per chi ha seguito la serie, anche senza aver giocato al primo Blood Omen, sarà sicuramente un’esperienza positiva (anche se potrebbe rimanere deluso dal confronto con altri titoli!!).
Chi cerca semplicemente un action-adventure potrebbe far meglio a guardare altrove, sia perché si sentirebbe spaesato dalla storia che va ad intrecciarsi con gli altri capitoli, sia perché nel panorama videoludico c’è oggettivamente di molto meglio.

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