Blair Witch – Recensione
Lo studio di sviluppo Bloober Team, che lavorò a titoli del calibro di Layers Of Fear e Observer, torna con un nuovo gioco horror Blair Witch. Al titolo fa da sfondo uno degli scenari del terrore più evocativi degli ultimi vent’anni. Blair Witch si ispira al celebre film The Blair Witch Project, una pellicola apprezzata tanto dal pubblico quanto dalla critica e cha ha dato un forte impulso al genere dei mockumentary, oltre ad aver creato una vera e propria mitologia.
Il giocatore viene immerso totalmente nella tetra e sconfinata foresta di Black Hills, nel Maryland. Si tratta di una foresta realmente esistente, nelle cui vicinanze è situata la cittadina di Burkittsville, che conta poco più di centocinquanta anime. L’intera storia della strega di Blair si basa su un fatto che sarebbe accaduto nel 1785, due anni dopo la fine della Guerra d’indipendenza Americana. In quel periodo una ragazza venne accusata di rapire i bambini del posto per privarli del sangue e, dopo essere stata “processata” dagli abitanti del luogo, fu condannata come strega e portata in mezzo alla foresta, dove venne abbandonata. Stando alla storia, è a partire dal mese di novembre dell’anno successivo che iniziarono a scomparire i bambini e, in generale, le persone che avevano denunciato la ragazza. A quel punto non ci furono più dubbi: a rapirli era stata proprio lei. I cittadini se ne andarono e la città venne rifondata nel 1824 sotto il nome di Burkittsville ma, evidentemente, ciò non è bastato a interrompere le sparizioni.
Blair Witch inizia proprio così, con l’apertura dell’ennesima indagine su una sparizione. L’obiettivo dei poliziotti e di Ellis (un ex poliziotto, protagonista della vicenda) è ritrovare un ragazzino del luogo, Peter Shannon. Ad essere sinceri, però, la motivazione che spinge Ellis a unirsi alle ricerche con il suo fidato pastore belga Bullet è il ritrovamento di sé stesso. È un uomo distrutto dallo stress postraumatico, che viene tenuto in piedi dal rapporto con Bullet e con l’ex moglie, Jess. Entrare in quella foresta e cercare il ragazzino è la sua occasione per superare il trauma.
I primi passi nella foresta di Black Hills ci consentono di capire come interagire col mondo di gioco e gestire il rapporto con Bullet. Quest’ultimo ci sarà utilissimo nel corso del nostro viaggio, non solo perché ci porterà oggetti utili per la ricerca, seguirà le piste e ci indicherà la presenza di nemici ma anche da un punto di vista umano. Bullet è l’unico compagno di Ellis nella foresta, l’unico argine alla follia che cresce passo dopo passo. I primi momenti in cui ci si rende conto dell’importanza di averlo al nostro fianco è quando si inizia ad avere l’impressione di aver perso l’orientamento e di tornare sempre negli stessi luoghi. Bullet aiuta a spezzare i momenti di solitudine e standogli vicino è possibile ridurre l’intensità del disturbo postraumatico del protagonista.
Anche la tecnologia ha la sua importanza nell’esperienza di gioco. La torcia, il walkie talkie, il cellulare e, soprattutto, la videocamera ci saranno di aiuto nell’addentrarci in una foresta che, in modo sempre più progressivo, tenderà a rivelare la propria ostilità, contribuendo a farci sentire soffocati e intrappolati. La zona boschiva del gioco è sicuramente una delle migliori mai viste in un videogioco, sia per quanto riguarda il lato tecnico e visivo sia per quello sonoro. Buona parte dell’inquietudine che avrete nel corso dell’esperienza sarà causata proprio dal senso di smarrimento – che a tratti potrebbe iniziare a risultare addirittura frustrante – ma anche dal comparto sonoro, costituito principalmente da fruscii, rami che si spezzano e gracchiare di corvi.
Una dinamica interessante di interazione con l’ambiente è quella delle telecamere, che possono modificare la realtà visualizzando e bloccando nel momento giusto le cassette rosse trovate durante l’esplorazione. Si tratta di una meccanica ben riuscita e che avrebbe potuto conferire al titolo un po’ più di varietà. Bloober Team, tuttavia, ha voluto ricorrere ad essa in troppe occasioni e, pur trattandosi di un escamotage di gameplay interessante, non poteva fare altro che diventare un sistema ripetitivo e fin troppo scontato.
La funzione della telecamera lo rende abbastanza simile a The Vanishing Of Ethan Carter, dove non c’erano videocamere ma l’osservazione dell’ambiente e la raccolta di indizi permettevano al protagonista di rivivere gli eventi pregressi vividamente. È vero, si tratta di tue titoli che portano con sé differenze sostanziali, ma hanno anche diversi punti in comune. Entrambi vogliono raccontare una storia intensa e lasciare che il giocatore si orienti nell’ambiente per proseguire nel gioco. Blair Witch, tuttavia, pecca anche sotto questo di vista. Il gioco sviluppato dai creatori di Layers Of Fear, infatti, può contare su una foresta riprodotta in modo a dir poco curato e magistrale, ma non spinge realmente il giocatore ad addentrarvisi, discostandosi dai sentieri stabiliti dagli sviluppatori, poiché essi rappresentano l’unico modo per avanzare nell’esperienza. Si tratta di veri e propri binari, ben realizzati, per carità, che tuttavia rendono il territorio di Black Hills molto meno affascinante di ciò che sarebbe dovuto essere.
Una volta portata a termine l’avventura si ha la sensazione che tutto ciò che è successo sia avvenuto solo perché era previsto che noi facessimo certe mosse, sebbene non sia presente un solo finale. Ciò contribuisce a non rendere più molto chiaro in che modo dovrebbe essere incisivo il tracked behaviour. Nonostante questi difetti, Blair Witch è un gioco che esercita un forte fascino e che presenta dei momenti angoscianti così come altri più lenti, che servono ad allentare la tensione. Ne è un esempio la presenza di zone in cui è possibile utilizzare il cellulare e telefonare a persone care come Jess, che sebbene non fisicamente presente al nostro fianco sarà una presenza costante nel nostro percorso, proprio come Bullet, rappresentando un contatto con la realtà che sembra sfumare sempre di più mano a mano che si prosegue nell’indagine.
Ellis si troverà ad affrontare nemici quasi invisibili con il solo aiuto di Bullet, che si rivela utilissimo per puntarli con la torcia e sconfiggerli. Questo particolare è ovviamente simile ai combattimenti di Alan Wake, ma è stato reso veramente molto bene dagli sviluppatori.
Un totale cambio di registro avviene nel finale, dove la tecnica di usare la luce per scacciare le presenze della foresta non funzionerà più ed Ellis dovrà ricorrere ad altri metodi. La sequenza finale di gioco, che vede Ellis sprofondare nel pieno della follia dovuta allo stress postraumatico e agli eventi causati dalla Strega, sembra quasi rovinare quanto di buono era stato fatto nelle ore precedenti. Gli sviluppatori avevano proposto una tematica piscologica interessante che coerentemente è degenerata. E, se il finale è perfettamente in linea con i due film della Strega di Blair, c’è da considerare che purtroppo è stato suddiviso in sequenze ripetitive e interminabili. Qui, alcune trovate ludiche interessanti vengono sommerse da altre più inutili e ripetitive come i jumpscares, che risultano totalmente superflui tenendo presente il buon lavoro che era stato fatto per costruire una tensione sempre più elevata durante le circa 6 ore di gioco.
Se siete appassionati della storia della Strega di Blair e degli horror psicologici, questo Blair Witch è sicuramente un acquisto che fa per voi e che, accettando qualche compromesso, vi regalerà un’esperienza horror di tutto rispetto.
Pro
- Buona creazione di tensione e stress
- Ottima riproduzione della foresta
- Durata adeguata al tipo di Esperienza postraumatico trattata in modo interessante
- Rapporto tra Ellis e Bullet ben realizzato
Contro
- Eccessivo ricorso al sistema dei binari per creare senso di smarrimento
- Il tracked behaviour non sembra funzionare come previsto
- Sequenza finale veramente troppo lunga e ripetitiva
- I jumpscares rovinano la scala di tensione costruita nell'altra metà dell'esperienza