Blacksad: Under the Skin – Recensione
Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito alla rinascita (e forse già alla morte) delle avventure grafiche grazie alla compianta Telltale Games, che ha realizzato dei giochi notevoli basandosi anche su fumetti occidentali, come The Walking Dead e Fables (con The Wolf Among Us). Anche Microïds – Anuman Interactive in realtà: Microïds è solo un suo marchio – ci ha provato con Blacksad: Under the Skin, sfruttando la licenza del fumetto pubblicato da Dargaud, che appartiene allo stesso conglomerato della software house francese.
Blacksad è una raffinata serie fumettistica furry creata dagli artisti spagnoli Juan Diaz Canales (testi) e Juanjo Guarnido (disegni e colori), ma pubblicata dapprima in Francia (da Dargaud), che ne costituisce il principale mercato. Le vicende, squisitamente hardboiled, si svolgono nella New York degli anni Cinquanta e ruotano attorno al personaggio di John Blacksad, un investigatore privato con un passato oscuro. Attualmente la serie consta di cinque volumi (disponibili anche in un unico tomo), ma il sesto e il settimo dovrebbero essere in arrivo, quantomeno in Francia.
Anche Blacksad: Under the Skin è frutto di una collaborazione franco-spagnola: lo sviluppo è stato affidato dalla francese Microïds agli spagnoli di Pendulo Studios, estimatori di Blacksad ed esperti nell’ambito delle avventure grafiche (sono gli autori della serie Runaway, per capirci). Pendulo Studios ha lavorato a contatto con Canales e Guarnido – che hanno svolto il lavoro di consulenti – per raggiungere un buon livello di aderenza alla serie fumettistica.
Sul piano della vicenda, ciò si traduce in un episodio del tutto inedito, collocabile fra il secondo e il terzo albo (come è desumibile da alcuni piccoli riferimenti testuali), ma in ogni caso da considerarsi non canonico; d’altro canto, quest’ultima notazione è abbastanza superflua, dal momento che Blacksad non è contraddistinto da una forte “trama orizzontale”. L’idea alla base era quella di realizzare un’opera che fosse Blacksad, ma allo stesso tempo non “interferisse” col fumetto: non a caso, di 35 personaggi solo cinque (Blacksad, Weekly, Pierman, Ostiombe e Smirnov) sono vecchie conoscenze.
Anche le tematiche sono inedite: questa volta John sarà alle prese con un caso di corruzione nel mondo dello sport, che negli anni Cinquanta stava crescendo esponenzialmente grazie alla televisione. La trama è la sceneggiatura, pur non essendo opera di Canales, sono assolutamente all’altezza della situazione, senza far soffrire a Blacksad il cambio di medium; notevole l’attenzione verso il materiale originale, che si sostanzia in citazioni (la prima, proprio in apertura, è tratta dalla terza tavola del primo volume) e riferimenti (ad esempio ad Arctic Nation, di cui si tratta nel secondo volume) che testimoniano la sincera ammirazione di Pendulo Studios verso il fumetto.
Molto meno aderente all’opera originale è giocoforza l’impatto visivo. Il comparto grafico è interamente poligonale, ma avrebbe comunque potuto conservare un aspetto fumettoso – o quantomeno, più fumettoso degli screenshot che potete osservare – se fosse stato arricchito di determinati accorgimenti e raffinatezze, purtroppo assenti. La palette cromatica, pur non rivelandosi di per sé spiacevole, non è molto vicina ai fini cromatismi di Guarnido. A parere di chi scrive, l’unico modo per trasporre l’estetica di Blacksad in un videogioco è fare qualcosa di simile al lavoro di CyberConnect2 con Solatorobo: Red the Hunter, aumentando esponenzialmente la risoluzione, va da sé; già un cel shading avrebbe potuto rivelarsi difficile da gestire.
Invece, per motivi che al sottoscritto risultano abbastanza misteriosi, è stato deciso di realizzare un motore poligonale dall’aspetto decisamente più “duro” di quello delle tavole del fumetto. Tale scelta, forse inopportuna sul piano estetico, si è rivelata perfino esiziale su quello tecnico: Blacksad: Under the Skin è uno dei giochi più “scassati” sul quale possiate mettere mano quest’anno. Oltre a un livello di dettaglio non proprio current gen, il gioco soffre di gravi magagne, fra cui una notevole difficoltà nel caricare le texture, compenetrazioni poligonali e problemi di lip sync. Ma questo è nulla: la vera croce è costituita dai numerosissimi bug e glitch. Senza consumare migliaia di caratteri nell’elencare tutti quelli che ho incontrato, mi limito a osservare che non ho mai concluso una sessione di gioco perché ne avevo voglia, ma a causa di un freeze. Attualmente su Steam e su PlayStation 4 sono state rilasciate già due patch, l’ultima delle quali dovrebbe arrivare su Xbox One a breve; la versione Steam dovrebbe riceverne anche una terza dedicata al frame rate. Fatto sta che, per rendere il gioco realmente fruibile, ne devono passare di patch sotto i ponti…
Sul piano del gameplay, Blacksad: Under the Skin non si discosta molto dagli stilemi del genere, così come sono stati “rinverditi” da Telltale Games agli albori di questa decade che volge ormai al termine. Abbiamo la “solita” commistione di esplorazione, Quick Time Event e dialoghi a scelta multipla, arricchita da elementi investigativi che ricordano le avventure di Sherlock Holmes a opera di Frogwares (ad esempio, il meccanismo delle deduzioni) e L.A. Noire.
Nulla per cui strapparsi i capelli, in ogni caso: i Quick Time Event sono poco articolati e abbastanza banali, l’esplorazione è in parte minata dalle magagne tecniche e non tutte le scelte sembrano così “impattanti” come sarebbe lecito aspettarsi (ve lo posso dire perché a causa dei succitati freeze ho spesso affrontato due volte la stessa sequenza, N.d.R.), ma questo è un “difetto” condiviso da molti esponenti del genere. Nel complesso, si tratterebbe di un gioco piacevolissimo, se fosse agevole giocarci…
Blacksad: Under the Skin è una bella avventura grafica, ma soffre terribilmente a causa dei bug e glitch che rendono l’esperienza di gioco una prova di pazienza. Dopo qualche patch potrebbe diventare un gran bel gioco.
Pro
- Finalmente un'avventura grafica di Blacksad
- Ben scritto
- Sono già uscite due patch...
Contro
- ... ma è ancora la sagra dei bug e dei glitch
- Sul piano visivo non riesce a ricreare le atmosfere del fumetto