BioShock Infinite Burial at Sea Episode 2 – Recensione

Dopo un quasi soddisfacente primo episodio che ha permesso di riabbracciare la bellezza distopica di una Rapture vista dagli occhi di Booker DeWitt, i ragazzi di Irrational Games tornano ad affascinare l’intero universo di Bioshock con la loro ultima fatica: Burial at Sea Episode 2. Questa volta l’intero palcoscenico viene donato a Elizabeth, che si dimostra essere ancor più grintosa e convincente di quanto già non fosse in passato. E sarà lei in questo nuovo capitolo – quello finale – che riporterà a nuovo vecchi ricordi, riuscendo altresì a snodare tantissimi interrogativi.

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Elizabeth, I’m sorry

La storia si apre con un’amichevole passeggiata ne La Ville-Lumière, la città che Elizabeth aveva tanto agognato: il suo camminare fra svariati Bonjour, ammiratori poco indiscreti e musiche radiose è la realizzazione perfetta della sua più grande aspirazione. Tra coppie felici e bambini in danze, la musica di Songbird si unisce, a passi lenti, a quella di sottofondo, iniziando a mostrare quanto questa realtà sia fin troppo precisa per essere vera. Ed è qui che Elizabeth si sveglia, tornando a respirare la pesante aria della desertica Rapture. È debole e non possiede più i suoi vecchi poteri. Un uomo le sta puntando una pistola alla testa e la stuzzica col gioco della roulette russa, mentre altri due uomini stanno portando via la piccola Sally davanti ai suoi occhi. Ma è proprio quando sembra non avere via di fuga, che una voce nella sua mente le dice le parole esatte da usare. Grazie a essa, ora ha una possibilità di sopravvivenza, ma le condizioni non sono facilmente gestibili. E sarà costretta a percorrere le oscure e dannate vie di Rapture, per riavere indietro Sally e la propria libertà.

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He can’t hear what’s only in your mind

Anche in questa nuova espansione la sete di conoscenza è la chiave di volta dell’intera narrazione: una tremenda caccia alle risposte, che non sempre sono ovvie e necessitano di molta accuratezza. Questa ricerca viene innestata fin dai primi momenti di gioco, poiché mostrano una Elizabeth non più onnisciente, bensì dubbiosa; una netta differenza con il personaggio presentato nel precedente episodio. Per questo motivo il gameplay ha subito alcune positive variazioni, aggiungendo una componente stealth al normale approccio di Bioshock. In fin dei conti Elizabeth non è un’omicida assetata di proiettili e di sangue. Sarà quindi il giocatore a decidere come muoversi: se sceglierà un approccio diretto, potrà gustare in piena regola l’essenza di Bioshock, partecipando a scontri divertenti con l’ausilio di poche munizioni (sono presenti i soliti distributori per i rifornimenti) e deboli attacchi frontali; nel caso in cui decida invece di sgattaiolare furtivamente, all’interno della mappa troverà alcuni condotti e altre vie nascoste che gli permetteranno di scappare senza essere notato, o potrà utilizzare manovre evasive presenti nel suo inventario. In entrambi i casi le mappe saranno perfettamente coerenti all’approccio scelto. C’è da dire che la componente stealth è stata architettata a regola d’arte, ed è capace di far sfigurare altri titoli importanti del genere.

bioshock infinite burial at sea episode 2 recensione 3A parte alcune armi note, la vulnerabile Elizabeth userà una balestra per difendersi negli scontri. Potrà scegliere tra tre diversi tipi di dardi: quelli soporiferi, quelli a gas soporifero che addormenteranno tutti i nemici vicini all’obiettivo e quelli evasivi, che creeranno un conveniente rumore quando toccheranno l’obiettivo, attirando a sé tutti i nemici. Sarà possibile utilizzare anche i plasmidi, tra cui spicca quello che permette di vedere attraverso i muri o di rendersi invisibili fino al termine dell’Eve. A parte un paio di upgrade per quest’ultimi, non esistono equipaggiamenti personalizzabili e fortunatamente l’esperienza non ne risente affatto di questa mancanza. Ancora una volta saranno importantissimi i grimaldelli, di cui Elizabeth si servirà per aprire i lucchetti di porte e casseforti o per sabotare le torrette difensive recandosi alle loro spalle. Adesso però non servirà soltanto averli nell’inventario per procedere: quando si cercherà di scassinare una serratura partirà un minigioco. Bisognerà fare molta attenzione, perché se malauguratamente Elizabeth dovesse sbagliare il tempismo, scatterà un allarme.

A man chooses, a slave obeys

Dal punto di vista tecnico l’Episode Two non ha dimostrato delle grosse migliorie. Il motore grafico si comporta abbastanza bene come al solito, e le animazioni sono più che convincenti. Rimane quella penuria di espressioni facciali che, come per l’Episode One, risultano a tratti secche e un po’ spente. Tanto di cappello invece per la realizzazione delle mappe: anche se le texture utilizzate sono praticamente le stesse (senza alcuna rifinitura), con l’aggiunta dell’elemento stealth sono stati inseriti alcuni ostacoli, come vetri rotti e corsi d’acqua, per rendere ancor più complicata l’esplorazione evasiva. La città di Rapture è bella come al solito, ma ancor di più lo è stata la rappresentazione onirica di Parigi, il vero fiore all’occhiello dal punto di vista grafico.
Alcune delle musiche già note sono tornate ad accompagnare l’esperienza, tra cui spicca quella di Songbird all’inizio del gioco. Anche questo secondo episodio manca di un doppiaggio in italiano, mentre tutto il resto – dall’interfaccia ai sottotitoli – è stato tradotto. Bisogna ammettere però che il doppiaggio in lingua originale è davvero eccellente, così come lo sono i singoli dialoghi tra i nemici e le loro vacillazioni folli.

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[signoff icon=”quote-circled”]Would you kindly…?

Tra lobotomie transorbitali, roulette russa e le più disparate follie, Burial at Sea Episode 2 è il canto del cigno di Irrational Games. L’ultima espansione del mondo di Bioshock Infinite è crudele, intricata e malinconica, ma allo stesso tempo sa mostrare, a chi avrà la volontà di osservare bene, un nascosto senso di dolcezza e di speranza. Elizabeth è la portatrice di questi sentimenti: nelle sue incertezze, ha ritrovato la sua personalità e grazie a essa riuscirà a colorare le cupe mura sommerse di Rapture e la ventosa città di Columbia. Il suo sarà un viaggio pieno di tensione, che però andrà a chiudere un cerchio narrativo ideale in cui le scelte non hanno alcuna rilevanza e non esistono finali multipli: c’è un solo e unico destino che si assolve.[/signoff]

 

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