BioShock Infinite Burial at Sea Episode 1 – Recensione
Tutti voi ricorderete l’incidente aereo avvenuto nel bel mezzo dell’oceano Atlantico durante il primo episodio di Bioshock. Quando l’istinto di sopravvivenza vi ha portato a nuotare tra rottami e acque gelide per raggiungere un gigantesco faro più avanti, in cerca di aiuto. E anche se ne avete ricevuto ben poco, eravate “speciali e nati per fare grandi cose”. Questo a detta dei vostri genitori che vi avevano sistemato su quell’aereo. Eppure possiamo dirlo ad alta voce: avevano proprio ragione, siete riusciti a fuggire – per ben due volte – da quell’inferno sommerso chiamato Rapture.
Avete anche solcato i cieli verso Columbia, l’immensa città voltante, esplorandola in lungo e in largo, mettendo a dura prova la vostra mente con una storia non del tutto semplice da decifrare. Ma adesso è tempo di rivisitare le origini, in una storia ritinteggiata di Noir che racchiude in sè l’essenza dei primi due capitoli della saga e l’atmosfera misteriosa dell’ultimo Infinite, ovvero Burial at Sea Episodio 1.
Le prime immagini di gioco mostrano un ufficio già noto, ma più cupo e disordinato del solito, ovvero quello dell’investigatore Booker Dewitt: una personalità ben diversa dall’ultima avventura di Columbia, intenta a fuggire da demoni psicologici creati dalla sua stessa immaginazione. Inizialmente questo suo cambiamento ha un che di misterioso, soprattutto per la sua mancanza di determinazione, ma anche in questa nuova avventura ha un incarico da portare a termine. E sarà Elizabeth a spiegare le direttive, varcando la porta di fronte ad esso all’improvviso e mostrando un carattere meno assertivo di quello che ricordavate. Dovrete cercare una bambina scomparsa di nome Sally, che è ormai creduta morta. Ma Elizabeth non la pensa così, e vi esorta a seguirla per riuscire insieme a trovarla. Booker non sembra essere interessato, eppure esce fuori da quel suo mesto ufficio, aprendosi la strada ad una Rapture in auge, dai colori sgarcianti e solari. Non quindi quella semi-abbandonata e in rovina a cui eravate abituati, ma quella descritta negli innumerevoli volantini che coprivano i pavimenti e le mura dei primi due Bioshock.
Così, con qualche vertenza psicologica e battibecco pungente, dovrete cercare di avere informazioni su questa sparizione e cercare di salvare Sally, se ancora in vita.
Ken Levine lo aveva detto che le avventure a Rapture non sarebbero terminate, e che ci sarebbe stato altro da raccontare. Questo DLC serve in parte a riportare con l’immaginazione i nostalgici a quel che fu Bioshock nel 2007. Alle ambientazioni chiuse, a tratti horror, che rendevano affascinante ogni angolo della megalopoli sommersa. L’aver riprodotto, poi, la Rapture precedente alla sua caduta è stato un vero e proprio colpo da maestro. Lo si può evincere da ogni piccolo particolare dei primi istanti di gioco: dai dialoghi che si possono origliare, al Big Daddy che lavora, alle sorelline che ricevono un addestramento quasi militare dalle loro insegnanti. Molte delle informazioni ottenibili per la città però mostrano un primo segno del futuro che l’aspetta di li a poco. Per non parlare poi della seconda metà di gioco, quella in cui l’azione prende forma in una località remota della città, meno regale e ancor più distopica.
I richiami al passato non mancheranno di certo, soprattutto per quanto riguarda personaggi già noti: come ad esempio quello del folle artista Sander Cohen. Anche il gameplay toccherà alcune meccaniche già usate come i plasmidi, lo Sky Hook e le evocazioni spazio-temporali di Elizabeth.
Sfortunatamente l’avventura di Burial at Sea Episode 2 risulta essere molto breve, concludibile anche in poco meno di tre ore. Se proprio si vuol essere buoni, esplorando la città in lungo e in largo, l’esperienza può aumentare di una quarantina di minuti, ma non di più. Ci si aspettava qualcosa di più consistente. D’altro canto, però, la limitazione della durata viene accompagnata da una buona dose di difficoltà: la AI risulta essere veramente fastidiosa e angusta; i nemici vi si catapulteranno addosso velocemente e non sarà semplice batterli.
Sia la trama che il gameplay lasciano un sapore “rivisitato” sul palato, in quanto non riescono a creare quel senso di meraviglia ricercato. È vero che la nuova Rapture è sorprendente, ma quando Booker prende in mano le armi per difendersi, la storia si ripete, e così fa anche l’azione. A parte una pistola a microonde – evitabile, poiché troppo potente – non ci sono molte innovazioni a livello di struttura di gioco. Anche la parte grafica non ha subito alcuna rifinitura. Escludendo l’estetica dei personaggi (ad esempio il vestito di Elizabeth che da blu sgargiante passa ad un cupo blu notte) e la loro caratterizzazione, non ci sono modifiche performanti alle mimiche facciali. Detto questo è tangibile il fatto che riesca ancora a togliere il fiato.
Il lato sonoro, invece, convince poiché sa essere variabile in base alle situazioni. Non si tratta di vere e proprie epopee musicali, ma risultano essere delle scelte azzeccate. Peccato, infine, per i dialoghi che sono disponibili solo in inglese. Un vero colpo basso!
A dirla tutta, dal momento che non vi sono doppiaggi in altre lingue, che il gameplay nasce dall’accoppiamento di due stili già visti, che la grafica non ha subito particolari modifiche, ci si poteva aspettare di più. Di sicuro non avrebbe guastato l’esperienza. Anche perché il prezzo dell’espansione è abbastanza altino per la sua longevità. Ciononostante, il breve ritorno a Rapture – che ad alcuni risulta noioso – un bel colpo di scena finale e questa nuova personalità più matura di Elizabeth, sembrano essere un buon motivo per completare l’acquisto. Almeno del Season Pass, che vi darà l’accesso a tutti i DLC, anche al prossimo episodio di Burial at Sea che dovrebbe essere rilasciato entro i primi mesi del 2014.
Non aspettatevi insomma una storia misteriosa e ricca di innovazioni come fu Bioshock Infinite, o vi ritroverete ad essere soddisfatti solo per metà.