BioShock Infinite – Bioshock: Infinite – Recensione
Shock biologico, atto terzo
Il primo impatto con il terzo capitolo di Bioshock è estremamente coinvolgente. Come nel primo episodio, ci ritroviamo di punto in bianco in una città segreta, che comprendiamo essere accessibile a pochi eletti destinati a far parte una società migliore – che prevedibilmente non è davvero così. Ma se Rapture appariva da subito in stato di crollo sociale, mostrando un volto decisamente diverso da quello che ci si poteva aspettare, Columbia al nostro arrivo sembra esattamente quello che vorrebbe: la città è tutt’altro che abbandonata e continua il suo ciclo di vita ignorando la nostra presenza. Questo ci permette di visitarla con calma e assumere familiarità con le sue caratteristiche: tutto ciò su cui si mette piedi è di fatto una piattaforma fluttuante, di dimensioni che variano dal singolo edificio ad interi quartieri, collegate tra loro tramite ponteggi, funivie e binari sospesi. L’apparenza instabile pare non preoccupare alcuno eccetto il giocatore, che presto si abitua alla vista degli edifici mobili, e proseguendo incappiamo in una fiera, che agirà sia come tutorial che come introduzione a tutti gli elementi ricorrenti del gioco, di cui parleremo meglio dopo. Ciò a cui invece non si fa abitudine è la pace iniziale: come anticipato, la stabilità sociale che ci permette di osservare la routine degli abitanti lascerà presto spazio ai tumultuosi eventi che la presenza del giocatore porta. Booker ha un debito da saldare: non è noto con chi o perché, è solo noto che la soluzione per uscirne è recuperare una ragazza, che sappiamo di poter trovare all’interno dell’enorme statua che rappresenta la città. Qualsiasi ulteriore spiegazione negherebbe al giocatore il piacere della scoperta, ma possiamo dire che il Profeta, Comstock, vede la nostra missione come un attacco alla città, e che Elizabeth, la ragazza da portare via, è l’elemento fondamentale di tutta la trama. Le forze di Columbia entrano quindi in gioco: il proseguire del gioco è una scalata di situazioni dove avremo a che fare, prevedibilmente, con nemici sempre più agguerriti: dai semplici poliziotti, agli ultimi ritrovati automatizzati della tecnologia, e non potevano mancare ovviamente immense figure biomeccaniche simili ai Big Daddy dei primi due giochi, seppur con ruoli molto diversi in questo caso.
Non potevano mancare i "poteri"
L’aspetto conta
La spettacolarità di Columbia è influenzata prima di tutto dal lavoro stilistico di grafici e artisti, che hanno lavorato al meglio per rendere l’ambientazione e i suoi personaggi coerenti fra loro, e riempiendo ogni luogo e scenario di dettagli carichi di significato ed atmosfera: non basta certo un motore grafico d’avanguardia per rendere affascinante un gioco, che senza il giusto apporto di elementi visivi e personalità rischierebbe di cadere nel banale. Il motore, difatti, è il solito Unreal Engine 3, e se ciò potrebbe far sorgere qualche perplessità, sappiate che ormai è molto più evoluto e meglio sfruttato rispetto al passato, e che rende pienamente le sensazioni che il gioco vuole trasmettere. Colpisce molto anche la cura delle animazioni, sopratutto facciali: laddove nei primi due Bioshock l’interazione con gli altri personaggi si limitava a contatti via radio, in Infinite saremo per buona parte del gioco a contatto con Elizabeth, il cui volto spesso e volentieri rispecchierà perfettamente il suo stato d’animo.
"Stai bene?"
Su PC il gioco da il meglio di sé: le texture sono ben definite e sono applicati molti più filtri grafici, con un menù delle opzioni ben fornito da cui potremo decidere, fra le cose più interessanti, l’ampiezza del campo visivo, alcuni elementi dell’HUD (come l’evidenziazione degli oggetti utili), e persino applicare un post-processing alternativo a quello pensato dagli sviluppatori.
Ovviamente, l’accompagnamento sonoro non poteva essere da meno: le musiche costituiscono una buona metà dell’atmosfera di un gioco, e se non fosse stata effettuata una scelta efficace del tipo di brani e le situazioni in cui implementarle, non si sarebbe potuto ambire agli alti livelli che invece raggiunge Infinite.