Battletech – Recensione

Recensito su PC

Battletech è un ragazzo intelligente che però non s’impegna abbastanza. È un buon titolo: non si prende troppo sul serio, dipinge la realtà e la trama dell’universo di gioco con discreta abilità ma, alla fine, si tratta di robot che si prendono a cazzottoni e a raggi laser in faccia. Il nostro è un giudizio maturato a freddo, dopo quasi un centinaio di ore spese sul gioco prima di scrivere, ben consci di quella sensazione di euforia che possono darti giochi del genere a primo impatto: un’euforia che poi solitamente scema nella noia più totale, dovuta alla ripetitività delle missioni e dei path da seguire. Dobbiamo ammettere che Battletech, a differenza di molti altri titoli simili, riesce a mantenere una freschezza inconsueta anche dopo la novantesima ora, cosa che è sicuramente un gran punto a suo favore.

Battletech

Ma entriamo un po’ più nei dettagli: Battletech è un gioco a turni, di strategia, basato su una fantascienza hardcore (molto più ispirata alla prima trilogia di Star Wars e molto meno a Interstellar di Nolan) subito famigliare al giocatore, a prescindere dalla sua conoscenza dell’universo raccontato nel gioco. La campagna è interessante, così come il suo sviluppo e le missioni proposte: non siamo gli attori principali delle contese intersistema che affliggono l’universo nel quarto millennio, siamo dei mercenari con un’origine customizzabile che poi influirà, anche se in modo un po’ marginale, sulle nostre opzioni e scelte durante il proseguo della storia.

Come mercenari ovviamente, come ci farà notare il nostro mentore, saremo i personaggi più fighi e dotati di maggior potenziale. Questa cosa la sapremo inizialmente soltanto lui e noi però: durante la campagna dovremo dimostrare il nostro valore anche alle molteplici altre fazioni grazie a diverse missioni atte a racimolare soldini (di cui soprattutto all’inizio avremo un disperato bisogno), guadagnando la fiducia delle fazioni e, in generale, facendo aumentare di valore la nostra lancia di mercenari. Questo ci permetterà di avere sconti nei vari sistemi e di assoldare nuovo personale più qualificato.

Battletech

Il gioco riesce a entusiasmare e coinvolgere, le musiche sono degne di nota, la storia è raccontata da disegni fatti a mano di elevata qualità, anche nelle battaglie c’è un sistema di cinematiche in diretta che forzano la telecamera in angolazioni ravvicinate che spesso riescono a rendere molto avvincente lo scontro in alcuni momenti salienti, anche se a volte però fanno dei danni e non permettono di seguire l’azione come si vorrebbe, con zoom sul Mech mentre viene colpito da decine di missili provenienti dall’ignoto, poiché il gioco ha arbitrariamente deciso che era più importante mostrare le esplosioni piuttosto che chi le ha causate, scelta condivisibile per spettacolarità ma irritante ai fini del gameplay.

Durante tutta la campagna ci troveremo a vagare per l’universo seguendo il fil rouge della trama principale o, semplicemente, alla ricerca di crediti spaziali. Lo faremo sulla nostra nave, in compagnia di un personale valido che ci ha eletto a suo capo supremo e dittatore assoluto, tanto che durante le missioni parleranno, proporranno, suggeriranno, ma alla fine ci lasceranno sempre l’ultima decisione in merito alle azioni da intraprendere.

Con questa nave potremo fare molte cose: girare lo spazio è ovviamente una di queste, arruolare Mechwarriors e comprare pezzi di fattura più o meno pregiata è un altra, ma quello che faremo soprattutto sarà costruire, riparare e modificare i nostri fantastici robottoni da combattimento. Ogni Mech che il gioco offre è customizzabile in modo piuttosto intuitivo e facile, tenendo conto di pochi valori che però possono radicalmente cambiare l’utilizzo che ne verrà fatto in battaglia.

Battletech

Le battaglie vere e proprie sono l’argomento principiale del gioco, visto che il titolo stesso dedica loro un discreto spazio, anche fuori dalla sopracitata campagna, nelle skirmish single player e multiplayer. Esse si svolgono in ambienti diversi che, a seconda del clima, interagiscono in modo diverso con la nostra strategia. Ambienti desertici, lunari o marziani rendono molto più difficile per i nostri Mech raffreddarsi e  offrono terreni radioattivi in grado di schermarci dai puntatori elettronici nemici, al prezzo di un extra dose di calore; ci sono invece, per fare un altro esempio, terreni alpini, freddi e ricchi di vegetazione che ci aiuta, in parte, a difenderci dai colpi.

La strategia è una componente decisiva: l’IA è volutamente di diversi livelli, per simulare le competenze strategiche di chi affrontiamo. La cosa riesce piuttosto bene quando si incontrano mercenari allo sbaraglio, un po’ meno bene quando dovremo affrontare la “creme de la creme” dei mechwarriors galattici. Una volta dispiegata la nostra lancia di mercenari sul terreno, ci è possibile muoversi piuttosto liberamente finché non si avvista il primo nemico: da quel momento in poi il gioco si trasforma a tutti gli effetti in uno strategico a turni basato sull’iniziativa in cui muovere prima i mech più leggeri e poi man mano tutti fino ai più pesanti.

L’interfaccia utente durante le battaglie è fatta piuttosto bene: come in una realtà aumentata, ci fornisce informazioni sulla tipologia di terreno sul quale stiamo transitando, sullo status del nostro mech, sul nemico che stiamo attaccando e sulle nostre armi. La pecca, piuttosto grave, è che non sempre combacia perfettamente con la realtà rappresentata in 3D: succede piuttosto spesso di provare a ripararsi dietro una grande roccia o a un albero per poi scoprire che per il computer non si è affatto riparati. Dopo poco tempo – e consiglio a chiunque di fare lo stesso – abbiamo iniziato a ignorare la realtà grafica e a considerare quasi esclusivamente le informazione deducibili dall’interfaccia.

La fortuna è una componente stranamente presente in grande quantità per un gioco strategico. Ogni mech, infatti, ha diverse componenti con diversi livelli di armatura e diverse armi con percentuali diverse di danno, con valori da 15 a più di 100 a seconda dell’arma. Ciò comporta che potreste svuotare l’intero vostro arsenale missilistico sul mech avversario, con una percentuale di colpirlo di ogni missile del 95% e magari distribuire più di 200 danni sulla sua armatura causando danni irrisori, quando allo stesso tempo il vostro avversario con un laser medio da 25 danni potrebbe farvi un critico in testa e uccidere il vostro mechwarrior. Questo fattore fortuna, unito alla possibilità di salvare in ogni fase del turno di gioco, rende il gioco stesso piuttosto macchinoso. Per le prime ore abbiamo deciso di non salvare mai, accettando la morte in battaglia dei nostri pupilli e la distruzione dei nostri amati mech, come parte costituente dell’esperienza. Esploso un mech se ne fa un altro, morto un mechwarrior se ne assume un altro. Quando però abbiamo deciso di provare a salvare per cimentarci in un’altra esperienza, la giocabilità del titolo ne ha risentito: diventa una forzatura non da poco dover accettare che il tuo bellissimo pilota, su cui hai investito tempo e denaro, muoia al primo colpo ricevuto da un mech pesante meno della metà (tratto da una storia vera). Da qui il passo a ricaricare ogni volta che un colpo probabile fallisce, è breve.

Battletech

In conclusione Battletech è un gioco che offre molto al videogiocatore: le interazioni fra i mech nelle battaglie sono entusiasmanti, la storia è di buona fattura, le musiche sono coinvolgenti e ti trascinano nel giusto mood in poco tempo; è però un gioco che porta con sé una pesante zavorra di difetti che lo degradano da capolavoro del genere a un semplice buon gioco. Le cinematiche in battaglia, come prima citato, sono da ottimizzare (per essere gentili), dopo un paio d’ore viene automatico settarle al minimo (cosa possibile da decidere nelle opzioni) e questo è piuttosto triste visto che si rinuncia a una spettacolarità non irrilevante.

Anche la realtà grafica che non corrisponde esattamente all’interfaccia è qualcosa di discretamente fastidioso, inoltre l’esperienza videoludica è a volte accompagnata da crash ed è successo che, in un paio di missioni facoltative, l’IA dei mech nemici fosse completamente buggata (non si sono mossi per tutta la battaglia finché non li abbiamo attaccati). L’arsenale di armi fra cui scegliere è meno vario di quanto dovrebbe e la personalizzazione dei mech warriors troppo basic e troppo poco specialistica: questo toglie un po’ di profondità alla strategia.
Infine, la struttura del multiplayer lascia molto a desiderare, per la tipologia di gioco sarebbe stato possibile sviluppare un sistema di 4vs4 in simil stile MOBA recenti, invece ci ritroviamo con delle lobby effetto nostalgia Warcraft 3.

Quindi sì, un bel gioco, ma che deve curare di più alcuni suoi aspetti che sembrano poco sviluppati. Chissà se in futuro il publisher Paradox Interactive influenzerà in qualche modo la strategia di mercato del gioco, adattandola di più al sistema di “cure e DLC” con cui vizia i suoi titoli, come Stellaris ed Europa Universalis 4. Implementando qualche modifica contenutistica e strutturale ( soprattutto per il multiplayer ) Battletech potrebbe diventare l’ennesimo anello di congiunzione che ormai sta unendo il mondo degli strategici alle grandi masse videoludiche, nel bene e nel male.

7.9

Pro

  • - Resa dell'ambientazione
  • - Longevità per il genere
  • - Musiche e graphic art
  • - Coinvolgimento

Contro

  • - Multiplayer anni 2000
  • - Grafica 3D delle mappe da sistemare
  • - Troppe possibilità di save
  • - Sobria specializzazione dei Mechwarriors
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