Battlefield: Bad Company 2 – Recensione Battlefield: Bad Company 2
Sin da quando è sbarcata nel mondo degli FPS, quasi sette anni fa, la serie di Call of Duty ha cambiato radicalmente il concetto di sparatutto in prima persona. Dopo l’avvento del titolo Infinity Ward i massimi esponenti del genere hanno dovuto adattarsi ad un ritmo di gioco più serrato e dinamico, ad una narrazione lineare ma avvolgente, dando sempre più attenzione ad un comparto multiplayer online che ad oggi sembra indispensabile a qualsiasi prodotto degno di questo nome (e non parliamo solo di FPS).
Cavalcare l’onda di un titolo di tale spessore pur mantendo il proprio spirito non è facile, ed i ragazzi di Dice lo sanno bene. Conosciutissimi per la rinomata serie di Battlefield, e passati nel 2004 sotto l’ala protettiva di EA, il team svedese era riuscito a riportare in auge il proprio storico brand grazie a Battlefield: Bad Company, titolo FPS uscito nel 2008 su Xbox 360, Playstation 3 e PC, capace di incollare allo schermo schiere di videogiocatori. Pur ripercorrendo alla lontana la strada battuta dall’irraggiungibile Call of Duty, Bad Company manteneva intatto lo spirito scanzonato della saga ed un gameplay votato a spazi aperti e poco lineari. Dopo quell’ottimo e riuscito esperimento, ecco apparire sugli scaffali l’attesissimo Bad Company 2. Riuscirà a bissare il successo del predecessore, e sopratutto, quello del rivale COD? Se siete curiosi, non vi resta che imbarcarvi in questa recensione!
Sulle tracce di un’arma di distruzione di massa
Com’è facilmente intuibile dal titolo, il nuovo nato in casa Dice ci fionderà nuovamente tra le fila dell’indisciplinata Bad Company, squadra speciale formata dagli individui più irrecuperabili e folli dell’esercito, già conosciuta nel capitolo precedente. Questa volta, Preston Marlowe (nostro alter ego durante tutta la missione), Sweedwater, Haggard e Redford verranno sguinzagliati sulle tracce di una potentissima arma giapponese, sviluppata poco prima del termine del secondo conflitto mondiale e finita in mano ai Russi che, nel presente alternativo di Battlefield, sono ancora in guerra contro gli USA.
Molto più seria rispetto a quella del predecessore, la narrazione di Bad Company 2 fila liscia come l’olio, riuscendo a coinvolgere il giocatore lungo tutte le 8-9 ore necessarie a portare a termine la modalità in single player. I personaggi risultano delineati in maniera impeccabile, grazie anche ad una trama povera di veri e propri colpi di scena, ma coinvolgente ed appassionante. In questo caso, dunque, la maggior serietà del plot è servita al suo scopo. Le differenze con il capitolo precedente non si limitano ad una maggiore serietà narrativa. Predendo spunto dalle regole buttate in campo da Call of Duty, anche l’ultimo gioiello di Dice sveste in parte i panni di FPS atipico (dove per atipico oramai si intedono tutti i titoli capaci di dire la propria senza tirare in ballo il capolavoro Infinity Ward) per diventare qualcosa di leggermente diverso.
Dimenticate le vaste aree di gioco del primo Bad Company, il secondo capitolo sceglie una via ben più lineare e ricca di eventi scriptati. Sin dall’inizio ci ritroveremo spinti lungo un percorso unico e ben preciso, contornato certamente da qualche bivio e da dei confini apparentemente vastissimi, ma pur sempre lineare e precalcolato, arricchito qua e là da una serie sempre varia ed originale di ottimi script event, proprio come COD ci ha da tempo abituati. Pur abbandonando parte della libertà e della vastita del predecessore, ed abbracciando uno stile di gioco forse troppo abusato, Bad Company 2 riesce a divertire ed intrattenere grazie ad una enorme varietà nelle missioni. Non capiterà mai di ritrovarsi nella stessa situazione o di essere costretti a sparare all’ennesimo nemico nascosto su un tetto, tutto è stato calcolato con cura e grazia per non eccedere e per non annoiare. A tutto questo si aggiunge il potentissimo Frostbyte 2.0, capace di gestire la distruttibilità di oggetti ed edifici in maniera credibile. Spesso e volentieri ci ritroveremo privati della nostra copertura, fatta saltare da qualche missile di troppo, con il rischio che qualche casa o struttura ci crolli sulla testa.
Grazie ad un’attenta analisi e ad una ottima gestione dei tempi di gioco, la campagna singolo giocatore di Bad Company 2 si dimostra un concentrato di pura frenesia stipato in appena 8 o 9 ore, quasi il doppio di quella di Modern Warfare 2, che il titolo Dice supera anche per profondità e varietà. La scelta di ripercorrere le orme di uno dei capisaldi moderni del genere ha permesso di sviluppare una trama forse più adulta ed intrigante, ma ha anche significato il sacrificio delle vaste aree esplorabili del capitolo precedente. Questa scelta, com’è intuibile, farà storcere il naso ai fan più puri del brand Battlefield, accontentando però tutti coloro che si dovessero accostare alla saga solo con questo capitolo dopo una vita passata sul gioiello Infinity Ward.
Campi di battaglia online
Portata a termine la breve, ma intensa, campagna in singolo, non rimane che buttarsi nel vero cuore pulsante del titolo, ossia la modalità multiplayer. In questo campo, con la paura di doversi scontrare con l’oramai navigatissimo Modern Warfare 2, i ragazzi di Dice hanno scelto di non imboccare la stessa strada del rivale, così come fatto nel single player, ma di camminare con le proprie gambe continuando il discorso lasciato in sospeso con il titolo precedente. Il risultato è una modalità online di tutto rispetto, migliorata in maniera esponenziale dalle beta di qualche mese fa.
Il comparto multiplayer si divide in quattro modalità classiche ma indispensabili: Deathmatch, Corsa, Corsa a squadre e Conquista, tutte arricchite dalla possibilità di gestire al meglio il proprio soldato, scegliendone la classe e l’equipaggiamento. Per la modalità Deathmatch non servono presentazioni, e le altre si rivelano già conosciute nonostante i nomi. Corsa e Corsa a squadre baseranno tutta la loro essenza sulla disattivazione o sulla difesa di particolari postazioni, tanto in singolo quanto in squadre da quattro elementi, mentre Conquista si rivelerà niente di meno che l’immancabile "ruba bandiera", clichè duro a morire di tutti gli FPS multiplayer che si rispettino. Si nota la mancanza di una vera e propria modalità cooperativa, vuoto comunque non fastidioso data la profondità delle quattro modalità sopra descritte.
Arrivati a parlare di numeri, ecco che l’online di Bad Company 2 ospiterà sui propri server un massimo di 24 giocatori a mappa, il tutto per un totale di 10 vastissime mappe nelle quali muoversi e combattere usando sempre prima la testa, e dopo i muscoli. Tutto il comparto multiplayer si rivela inaspettatamente tattico e ragionato, molto meno scanzonato e adrenalinicio rispetto alla concorrenza. Se da una parte questa scelta potrà scontentare molti, dall’altra è innegabile la profondità di un sistema di gioco verosimile e abbondantemente tattico, dove vincere vuol dire avere tra le mani una strategia efficiente. Le aree abnormi, la distruttibilità degli edifici e quindi dei ripari, la non supremazia dei mezzi d’assalto, come carri armati ed elicotteri, che senza un adeguato sostegno della fanteria diverranno presto carne da macello per gli RPG, e alcune limitazioni all’azione dei cecchini (come il fumo dovuto ad esplosioni e spari o le coperture soggette al crollo causa missili o granate), renderanno necessarie tattiche di gioco ponderate, semplici ed efficaci.
Differenziandosi dall’online di MW2 per un approccio meno muscolare ma più ragionato, il multiplayer di Bad Company 2 riesce a posizionarsi tra i massimi esponenti del genere, ossia in quel vertice dominato da Halo 3 ed il già citato Modern Warfare. Alcune limitazioni all’equipaggiamento, e la mancanza di una modalità cooperativa, non riescono ad intaccare un lavoro di prima grandezza capace di raggiungere sul loro podio i campioni indiscussi del gioco online. A fronte di quanto detto possiamo considerare il multiplayer di Bad Company 2 un centro perfetto.
Paesaggi di guerra
Oltre i meriti dell’intero gameplay, tanto del single player quanto della modalità online, Bad Company 2 riesce ad incollare il giocatore anche grazie ad un comparto tecnico di grandissima qualità e dall’immensa validità. Prima di tutto, non si può non elogiare un impatto visivo magnifico, forse meno pulito di quanto ci si potesse attendere, ma in grado di orchestrare giochi di luce e potenza grafica per un risultato finale di tutto rispetto. Le texture riescono a rimanere vive e limpide anche avvicinando di molto la visuale, mentre i modelli poligonali in generale risultano ottimamemente disegnati ed in linea di massima di ottimo livello. L’unione di questi due elementi restituisce scenari "spacca mascella" impossibili da ignorare, ancor più impreziositi dall’ottima gestione dell’illuminazione.
Grazie al potentissimo motore Frostbyte 2.0, gli scenari diventano sia ripari confortevoli che trappole mortali. La distruttibilità degli ambienti rende infatti poco saggio rifugiarsi dentro una casa per proteggersi dal cannone di un carro armato, visto che un colpo ben assestato potrebbe farcela crollare sulla testa. A questo proposito gli sviluppatori sono riusciti a creare un level design mai banale e capace, allo stesso tempo, di aiutare e mettere nei guai il giocatore. Peccato per qualche leggero problema di tearing in quegli scenari molto vasti, dove gli elementi molto distanti tarderanno ad apparire e caricarsi. In ogni caso, roba di poco conto.
Assolutamente da elogiare le ottime cut-scenes, doppiate egregiamente nella nostra lingua e recitate in maniera credibile da attori digitali ricreati con tanto di particolari. A questo proposito, ecco fare capolino un inaspettato profondo comparto sonoro. Tutto, dai rumori ambientali, al doppiaggio, sino ad arrivare alla colonna sonora vera e propria, riuscirà a sottolineare i vari momenti di gioco e tutta la narrazione. Insomma, dal punto di vista tecnico ci troviamo davanti ad un lavoro certosino e curato in ogni minima parte.
Verdetto finale
Battlefield: Bad Company 2 riesce a riproporsi come l’alternativa al famoso brand Infinity Ward, una specie di anti Call of Duty che, lasciati da parte alcuni elementi peculiari, riesce a mettere in campo un’avventura in single player molto simile a quanto visto in Modern Warfare 2, (almeno come stile) ma probabilmente più avvincente. Peccato solo per l’abbandono di uno stile indipendente e meno lineare, scelta che potrà non piacere a tutti. Inoltre, sfruttando l’esperienza maturata sulla storica saga di Battlefield, i ragazzi di Dice sono riusciti a partorire un sistema online di tutto rispetto e capace di rivaleggiare senza problemi con l’agguerrita concorrenza, il tutto condito con un comparto tecnico senz’ombra di dubbio elegante, potente e riuscitissimo.
Consigliato a tutti gli amanti del genere, specialmente se interessati ad un’ottima componente online e se già fan del rivale Modern Warfare. Tutti gli altri potrebbero comunque divertirsi con un titolo appagante e profondo e con un approccio agli FPS davvero esaltante.