Atelier Yumia Recensione

Recensito su PlayStation 5

Atelier Yumi Recensione cove
La mappa di Atelier Yumia è il punto forte del gioco

Dopo una trilogia di grande successo come Atelier Ryza, non ci si aspetterebbe una rivoluzione dal capitolo successivo di una serie che, tra l’altro, è sempre stata molto legata alle sue tradizioni. Eppure Atelier Yumia The Alchemist of Memories & the Envisioned Land sceglie di cambiare le carte in tavola.

Come tanti altri sviluppatori, anche i dev di Gust han deciso di prendere la loro parte di ispirazione “Breath of the Wild-iana” e di innovare la propria serie di punta con delle tinte esplorative molto spiccate. Il tutto risulta in un gioco che pur se essendo narrativamente meno solido dei Ryza, risulta molto più interessante come esperienza ludica.

Atelier Yumia Recensione

Nel corso della recensione proporrò molti paralleli con Atelier Ryza, in particolare con secondo capitolo che ho potuto recensire qui, questo non solo perchè si tratta del titolo più recente al quale ho giocato in questa saga (escluse remaster) ma anche perché è a ora quello che ritengo meglio realizzato.

Considerato quanto Yumia cerchi di innovare sulla formula del franchise è importante tenere d’occhio quale sia il punto di partenza e quali possano essere sia i vantaggi portati dalla rivoluzione, sia quali siano degli inevitabili compromessi…o proprio delle parti meno riuscite.

Un Atelier al gusto “esplorazione”

Atelier Yumia ci mette nei panni di, appunto, Yumia, una giovane alchimista che si unisce al team di ricerca delle rovine di Aladiss, vecchio impero la quale caduta in disgrazia ha lasciato un continente al limite dell’inabitabile. Questo perché nei territori di Aladiss impervia del mana nocivo che uccide chiunque ci passi troppo tempo all’interno.

Nonostante Yumia sia l’unica in grado di porre rimedio alle zone inesplorabili, non è vista da nessuno di buon occhio. Questo perché l’alchimia è un’arte proibita che ha portato a molte disgrazie, nonché si suppone alla caduta dell’impero di Aladiss.

Atelier Yumia Recensione personaggi
Yumia ha poche espressioni, belle (questa bellissima) ma si vede il downgrade da Ryza

L’avventura è quindi sia un lento scoprire il passato di un’antica civiltà sia l’esplorare le possibili implicazioni morali di un potere tanto impattante quanto quello degli alchimisti. Le premesse sono sinceramente molto buone ma nonostante possa sembrare molto semplice tirare fuori una storia “protagonista” da un concept simile, Atelier Yumia non è particolarmente dedicato alla propria narrazione.

Il principale focus infatti è sul creare un nuovo gameplay loop che conservi la centralità del crafting, affidandogli però una molto più marcata fase esplorativa in un open world dalla forte verticalità, pieno di segreti ed esplorabile partendo da molteplici direzioni.

Gran parte dell’esperienza verrà passata all’esplorazione, dal feeling molto Breath of the Wild-like, cosa che per me è decisamente un plus. Piuttosto che concentrarsi su diverse mappe medie come quelle di Ryza, approfondendole con l’introduzione di attrezzi extra per il gathering, Yumia decide di andare in una direzione opposta.

Di attrezzi di gather non ce ne sono, a esclusione della canna da pesca. Il fucile della protagonista permette di raccogliere di tutto, dalle rocce, ai tronchi ai pezzi di mostro. Di contro le mappe diventano protagoniste in modo molto più netto.

Personalmente apprezzo questo cambiamento, l’open world è separato in tre zone ben distinte ed esplorarlo è stato un vero piacere. Certo, il moveset di Yumia è decisamente più limitato di quello di Link e il doppio salto a muro è meno versatile della schivata, ma la verticalità delle mappe è comunque ben realizzata.

L’esplorazione più pronunciata si riflette anche positivamente sulla parte di sviluppo alchemico, in quanto la mancanza di attrezzi è compensata dalla necessità di costruire più oggetti per il combattimento, così da potersi addentrare in zone più pericolose.

Tutto il loop funziona molto bene e penso sia una direzione interessante in cui spingere la serie. Realizzare questo nuovo stile di Atelier è palesemente l’obiettivo principale di Atelier Yumia e penso lo abbia centrato, tuttavia ci sono dei compromessi evidenti a cui il team è dovuto scendere.

Atelier Yumia Recensione Estetica
Nonostante i compromessi grafici, Atelier Yumia sa essere stupendo

Un sistema di combattimento competente

Il sistema di combattimento proposto da Atelier Yumia è a mio parere un downgrade rispetto a quello di Ryza 2. Si tratta di un sistema un po’ particolare nel quale i personaggi girano attorno ai nemici e possono posizionarsi in due “cerchi”, uno interno agli attacchi melee, uno esterno per quelli ranged.

Il giocatore controlla un personaggio, con altri due in campo comandati dall’IA ed essenzialmente spamma attacchi per rompere la guardia al nemico. Una volta rotta, si usano gli oggetti elementali che far danno extra con degli attacchi combinati, i quali a loro volta caricano una barra “ultimate” che permette di utilizzare le abilità più forti di ogni personaggio.

I nemici attaccano quasi sempre ad AoE e si può scegliere se correre in una safe zone o affidarsi a una schivata perfetta dal timing abbastanza semplice. In generale è un sistema di combattimento funzionante, ma poco profondo e molto adatto al “button mashing”.

Si sinergizza bene con la parte di crafting alchemico del gioco e porta a qualche bello scontro con i pochi boss del gioco, ma tutto sommato ho preferito diversi altri sistemi di combattimento proposti dalla saga.

Atelier Yumia Recensione combattimento
Il combattimento è molto semplice, fa il suo ma non posso considerarlo un vero e proprio pro, così come non rientra nei contro.

Un evidente downgrade tecnico

A livello di performance, Atelier Yumia si comporta piuttosto bene su PlayStation 5. Nonostante la mappa molto grossa e molto densa sia di oggetti che di nemici, il titolo non ha quasi mai cali di frame, il “quasi” esiste a causa di alcuni problemucci dovuti all’ultima zona di gioco.

Tuttavia a livello grafico il downgrade rispetto ad Atelier Ryza 2 è palese (purtroppo non ho ancora potuto recuperare il terzo disponibile anch’esso su PlayStation 5, quindi non so come sia il paragone con quello). I modelli dei personaggi sono molto peggiori, cosa che impatta molto sulle sezioni narrative a mio parere.

Viene dato molto peso alle espressioni facciali di Yumia e all’alchimista in generale, cosa normale per un gioco della serie. Purtroppo però il compromesso grafico dovuto alla necessità di renderizzare mappe molto ampie, porta ad avere una protagonista molto meno esteticamente caratterizzata rispetto a molte altre della serie (non solo rispetto a Ryza, ma anche paragonandola Lydie e Suelle).

Un peccato perchè come artwork tutti i personaggi di Yumia son molto interessanti, purtroppo i modelli non riescono a essere all’altezza.

Una storia “ok” che poteva essere molto di più

Dalle premesse, la storia di Atelier Yumia poteva essere molto bella. Un’investigazione su un impero caduto in disgrazia per colpa di un potere pseudo-magico, portata avanti da una ragazza che usa lo stesso potere ma con fini diversi? Idea semplice, ma efficace.

La diffidenza del cast verso Yumia è inizialmente un buon segno che gli sceneggiatori vogliano sfruttare le sfaccettature dell’alchimia per creare un bel dilemma sulla responsabilità della tecnologia e del processo, cosa facilmente applicabile al mondo moderno cambiando i vari termini magici con nomi di tecnologie potenzialmente distruttive quali il nucleare.

Purtroppo però la scrittura non riesce a rendere bene ciò che vuole trasmettere. I personaggi si innamorano fin troppo in fretta di Yumia e la tensione che la rendeva interessante svanisce prima ancora che venga presentato il primo vero villain.

Il mistero alla base della storia è carino ma piuttosto timido. Con storie di questo tipo, che inevitabilmente andranno a ricordare altri grandi del genere tipo Xenoblade, serve dare un impronta ben precisa e credere nei propri mezzi. Atelier Yumia non riesce a rendersi particolarmente interessante, cosa che invece era riuscita ad Harvestella per citare un gioco dalla storia relativamente simile in concept (e di cui vi ho parlato qua).

 

Atelier Yumia The Alchemist of Memories & the Envisioned Land è un titolo che evolve la serie in una direzione molto interessante. 

8
Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land è una buona evoluzione del franchise

Pro

  • Esplorazione molto divertente
  • Il nuovo loop di gioco diverte molto
  • Buon concept narrativo..

Contro

  • ...eseguito così/così
  • Compromessi grafici palesi
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