Atelier Mysterious Trilogy DX – Recensione
Quando abbiamo recensito Atelier Ryza 2 a Gennaio lo abbiamo definito un’ottimo JRPG da poter prendere con calma per ore di gioco più affini a quelle trascorse in un Animal Crossing che a quelle trovabili in un Final Fantasy. Per parlare di Atelier Mysterious Trilogy DX possiamo prendere quella stessa frase e copia-incollarla su altre tre avventure publicate da GUST. Questa trilogia, che comprende Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book DX, Atelier Firis: The Alchemist and the Mysterious Journey DX, Atelier Lydie & Suelle: The Alchemists and the Mysterious Paintings DX, offre una quantità di ore di gioco esorbitante con 3 giochi di discreta qualità; tuttavia mostra anche il lato debole del brand in modo molto palese. Torniamo a craftare nei mondi delle varie alchimiste e parliamo di Atelier Mysterious Trilogy DX.
Atelier Mysterious Trilogy DX è, come accennato prima, una collection di tre titoli della serie pubblicati durante la generazione PlayStation 4 e riproposti in versione deluxe per la stessa console. Il valore principale della collection viene da un ottimo rapporto qualità prezzo piuttosto che dalla convenienza nel recuperare titoli difficilmente reperibili, tuttavia ci pare forse troppo presto per questo tipo di operazione. Il titolo più recente della collection dopotutto è uscito nel Marzo 2018, solo tre anni fa e come detto prima tutte le versioni “base” dei tre Atelier disponibili sono acquistabili senza troppi problemi. Allo stesso tempo attendere qualche tempo per riproporre i giochi sulla prossima generazione avrebbe anche potuto dare a GUST il tempo di svecchiare un po’ l’entrata più anziana, Atelier Sophie, che visivamente è invecchiata veramente male e difficilmente può attrarre nuovi fan verso la serie nella sua forma attuale. L’unica miglioria effettivamente applicata alla trilogia, grazie alla versione DX, si ritrova nell’aggiunta della corsa e nella possibilità di accelerare i combattimenti. Queste feature sono le benvenute, ma non sono abbastanza per svecchiare Atelier Sophie. Come intuibile da questo inizio di recensione, gran parte delle nostre critiche è rivolto proprio al più anziano Atelier della trilogia. Detto ciò, passiamo a una rapida panoramica di ciò che i tre giochi offrono individualmente.
Atelier Sophie: The Alchemist of The Mysterious Book DX racconta le avventure di Sophie, giovane proprietaria di un Atelier lasciatole dalla nonna alle prese con gli studi per migliorare come alchimista. Un concept molto comune nella serie, tanto che ne ritroveremo molti elementi in un altro titolo della trilogia. La storia si svolge intorno al titolare libro misterioso, un tomo parlante con un’anima, ma senza ricordi. Questi verranno recuperati man mano che Sophie riempirà il libro scoprendo ricette alchemiche. La premessa è molto semplice e non particolarmente interessante, tuttavia il gameplay loop che accompagna la narrativa è abbastanza per permettere ad Atelier Sophie di essere un titolo gradevole per i fan della saga. Le attività di Sophie sono poche e semplici, ma la loro semplicità dona un certo fascino in quanto si traduce in un’esperienza di gioco molto leggera e in grado di appagare con poco sforzo. Essenzialmente il loop è composto da: esplorazione, gathering, combattimento, crafting, con le prime due attività semplificate fino alla propria forma più basilare. Il gathering è semplicemente un raccogliere punti luminosi sul terreno senza alcuna interazione speciale richiesta, a differenza di Atelier Ryza ove per ottenere molti oggetti serviva interagire con l’ambiente. Inoltre le mappe riducono all’osso l’esplorazione a causa del loro essere piatte e noiose. Eppure le semplici missioni date dal libro misterioso per sbloccare nuove ricette riescono a dare senso a queste attività e il semplice ciclo giorno-notte aiuta a creare la sensazione di essere comunque parte di una ricerca. Nonostante la semplicità del titolo e le sue pecche, non riusciamo a negare che la ricerca di Sophie abbia un certo fascino. Tuttavia rimane un gioco che non possiamo consigliare a chi già non apprezzi la saga. Infatti Atelier Sophie è piagato anche da altri 2 enormi difetti. Il primo, come accennato nell’introduzione, è dato dalla resa grafica: detto in parole semplice, Atelier Sophie è invecchiato molto male e al giorno d’oggi è piuttosto brutto da vedere. Il secondo invece è dato dai personaggi: per quanto la serie Atelier non si sia quasi mai distinta per narrative estremamente interessanti, solitamente rimedia con un buon cast di personaggi. Atelier Sophie purtroppo non ci ha colpito sotto questo aspetto e le solite macchiette che normalmente GUST riesce a rendere memorabili qua mostrano il fianco, risultando dimenticabili e banali.
Atelier Firis è ambientato 4 anni dopo Atelier Sophie e parla del viaggio di una neofita alchimista chiamata Firis, la quale si appassiona all’arte grazie all’aiuto proprio di Sophie. In un certo senso si tratta di un sequel diretto, per quanto la narrativa leggera dei due titoli non renda necessaria la conoscenza di Atelier Sophie per apprezzare Atelier Firis. Questo titolo inizia col piede giusto, presentando una premessa piuttosto invitante grazie al fatto che la protagonista non abbia quasi mai visto il cielo in vita sua, in quanto la propria città natale è sotterranea e lei non è in grado di aprire la pesante porta che da sull’esterno. Tuttavia a conti fatti, Atelier Firis di avvincente ha solo la premessa. Tutti i problemi di scrittura discussi durante l’analisi del titolo precedente si ripresentano in questo: personaggi blandi, storia inconcludente.
Vero però che il comparto estetico subisce un netto passo in avanti e il gameplay loop prova a impreziosirsi diventando una sorta di “open world”, scelta che ai tempi della sua uscita su PSVita condannò il gioco subire pesanti cali di framerate. Questi fortunatamente sono completamente assenti in questa ri-edizione. L’open world in sé d’altro canto non è particolarmente ispirato, con lo stesso blando game design che caratterizza Sophie presente in piena forza e applicato a delle mappe ben più grandi. In retrospettiva è apprezzabile questo esperimento di Atelier Firis che gli dona una sorta di unicità rispetto ad altri titoli. Tuttavia questa originalità svanisce presto quando ci si accorge che, come già accennato, la formula open world di Atelier Firis non è altro che prendere le mappe piatte di Atelier Sophie e Atelier Lulua e allargarle. Tutto sommato si tratta di un titolo alla pari del predecessore, con un comparto grafico migliore, un comparto narrativo egualmente mediocre e un gameplay loop divertente ma ancora lontano dalla sua forma migliore.
Atelier Lidye & Suelle è il miglior titolo offerto nella Atelier Mysterious Trilogy DX, nonchè il più recente. Ambientato dopo Atelier Firis, il gioco segue le due giovani alchimiste Lydie e Suelle nella loro avventura per diventare le migliori alchimiste al mondo, scalando la gradutoria reale e nel mentre scoprire i segreti dietro ai misteriosi quadri magici dipinti dal padre. Tra i tre titoli presenti nella collection questo è quello che più si avvicina alla solidità e profondità di Atelier Ryza. Le mappe hanno finalmente un primo accenno di complessità, sono presenti meccaniche di gathering tramite degli strumenti che aiutano a dare al gameplay loop un senso di progressione e il sistema di combattimento a sei personaggi è molto interessante per quanto non venga mai “stressato” troppo. Graficamente è notevolmente inferiore agli ultimi due titoli della saga, ma mantiene un suo fascino ed è “invecchiato” molto bene. In particolare le sezioni nei quadri sono veramente gradevoli e la scelta di utilizzare uno stile simile alla pittura a olio per queste parti di gioco è un tocco di classe.
Narrativamente siamo sempre sullo stesso livello di estrema semplicità visto in Firis e Sophie, tuttavia abbiamo apprezzato molto più il tempo passato con Lydie e Suelle grazie proprio alle due sorelle. Il cast include vari personaggi dei due precedenti Atelier, tanto da avere sia Sophie che Firis, ma le star dello show sono le simpatiche sorelline in grado di avere dinamiche divertenti e memorabili con tutti i personaggi che le girano intorno. In un certo senso Suelle e Lidye migliorano i vecchi personaggi perchè danno loro un modo per esprimere i loro caratteri tramite le interazioni con le due sorelle. A livello di pura storia invece, non si tratta di un titolo troppo memorabile, tuttavia i banther tra i personaggi e la semplice soddisfazione di vedere crescere Lydie e Suelle sono abbastanza per spingerci ad apprezzare gli sviluppi del gioco. Tra i tre titoli presenti Atelier Suelle & Lydie è sicuramente il migliore ed è l’unico che consiglieremmo ad un novizio per avvicinarsi alla serie di Gust. Atelier Mysterious Trilogy DX è un pacchetto sicuramente più invitante grazie a questo titolo.
Come potete notare già solo nel descrivere in generale i tre titoli offerti nella Atelier Mysterious Trilogy DX non abbiamo potuto fare a meno di ripeterci più e più volte. Questo è probabilmente il più grande problema della trilogia e della saga Atelier più in generale. Per quanto sia difficile trovare un “brutto” Atelier, è innegabile che i titoli siano tutti estremamente simili tra loro con un unica eccezione che però non è presente in questo bundle. Per quanto l’offerta in ore di gioco e qualità delle esperienze sia molto vantaggiosa, Atelier Mysterious Trilogy DX pecca molto in varietà e con il suo titolo migliore già disponibile su PlayStation 4 non possiamo suggerire a chiunque di approfittare di questa collection. Le migliorie apportate dalla versione DX sono minime e utili più che altro in Atelier Sophie. Per questo non ci sentiamo di consigliare Atelier Mysterious Trilogy DX ai curiosi che vogliono avvicinarsi al brand. La reputiamo però una buona offerta per chi già è stato conquistato, magari grazie ai due Ryza che hanno popolarizzato il brand.
In definitiva Atelier Mysterious Trilogy DX è una buonissima collection che però rischia di non stancare i giocatori prima che questi finiscano tutti e tre i titoli. Questo a causa dell’estrema somiglianza tra i vari giochi offerti e la mancanza di una vera e propria narrativa che invogli la progressione da gioco a gioco. Atelier Firis e Atelier Lydie & Suelle sono egregi JRPG mentre Atelier Sophie risente un po’ dell’età, tuttavia uno solo tra questi sarà molto probabilmente abbastanza per molti giocatori e investire per l’intera trilogia non è consigliabile a chiunque non sia già fan della saga di Gust.
Pro
- Tante ore di gioco
- Atelier Lydie & Suelle è una piccola perla
- La formula della saga crea sempre dipendenza
Contro
- Atelier Sophie è invecchiato esteticamente male
- Atelier Firis non convince nel game design
- Contenuto di gioco e narrativo molto simile, quasi identico, tra i vari capitoli