Atelier Escha & Logy: Alchemists of the Dusk Sky – Atelier Escha & Logy: Alchemists of the Dusk Sky
Con la serie di “Arland” ormai alle spalle, Gust Corporation porta in Europa (e in America, a distanza di pochi giorni) il sequel del primo capitolo della saga “Dusk”, Atelier Escha & Logy: Alchemists of the Dusk Sky.
Per chi non ne avesse mai sentito parlare, Atelier è una saga JRPG (con una forte e imprescindibile componente di gathering) giunta ora al suo quindicesimo capitolo: nata nel 1997 su Play Station ha subito riscosso un grande successo in Giappone, al punto da aggiungere alle proprie fila un nuovo capitolo quasi ogni anno passando dalla Play Station 2 fino alla Play Station 3. Senza contare gli innumerevoli spin off, remake e side games approdati su più console, portatili e non.
Quello che era inizialmente conosciuto come “Project A15” si è rivelato essere il seguito di Atelier Ayesha: The Alchemist of Dusk. Ambientato a distanza di quattro anni dagli eventi di Ayesha, vede alcune vecchie conoscenze fare capolino con qualche anno in più sulle spalle, pur contando due inediti protagonisti giocabili e un background dedicato nuovo di zecca.
Le vicende del nuovo capitolo “Dusk” avranno luogo nella città di Corseit, dove i due protagonisti Escha Malier e Logix Fiscario si ritroveranno reclutati come alchimisti a supporto R&D Division cittadina. Il gioco parte a rilento, fatica a ingranare e nelle prime ore dialoghi poco brillanti e inconcludenti passeggiate per la città e per l’immancabile bosco limitrofo potrebbero mettere a dura prova la vostra pazienza.
Superate le prime ore e sopravvissuti agli scarni tutorial, tra una sintesi e una caccia al materiale più pregiato i nostri verranno accompagnati col proseguire degli eventi da nuovi personaggi che li aiuteranno a scoprire i segreti delle rovine della misteriosa isola fluttuante poco lontana dalla città, in un mondo ancora in via di guarigione dopo la catastrofe conosciuta come “The Dusk”.
Una delle novità introdotte in questo nuovo capitolo è la sopracitata possibilità di vestire i panni di uno dei due protagonisti: scegliere la timida e solare Escha ci porterà ad assistere a eventi diversi da quelli del riflessivo e più esperto Logy. Allo stesso modo, differenti saranno i tools attraverso i quali porteremo a termine le nostre ricette alchemiche, così come il finale del gioco (nonostante per la maggior parte del gioco i due collaboreranno a strettissimo contatto senza differenze degne di nota). Sarà bastata questa accortezza di casa Gust per garantire un buon livello di rigiocabilità? Scendiamo nel dettaglio e scopriamolo assieme.
Atelier Escha & Logy non apporta nessuna drastica innovazione a quello che è lo stile della serie. A fianco di un sistema di combattimento dalle molte sfaccettature (seppur non dei più complessi), si affianca quello di sintesi alchemica ben più profondo e complesso.
Scegliendo Logy come protagonista, il gameplay sarà più orientato al combattimento, e la sua alchimia si rivelerà fondamentale nella creazione di armi e armature sempre più complesse. Impersonando Escha vivremo l’avventura a cuor leggero, concentrandoci sul miglioramento delle nostre capacità alchemiche. L’obiettivo finale risulterà per entrambi quello di creare un adeguato team di esplorazione delle rovine fluttuanti, con tanto di creazione di una super aereonave ad hoc per riuscire là dove nessuno è mai arrivato prima.
L’intero gioco conta diverse serie di task composti da dieci missioni principali che vanno portate a termine di volta in volta nel giro di quattro mesi, pena il game over. Una serie di missioni secondarie (all’incirca una quindicina per ogni main task), che risulteranno ben presto ripetitive e poco originali, faranno da contorno agli eventi principali. Ci verrà chiesto di esplorare il mondo, combattere nemici particolari e raccogliere materie prime sempre più rare. Ogni sintesi alchemica compiuta e ogni spostamento tra una zona e l’altra della mappa della Twilight Land comporterà un proporzionale scorrere del tempo per cui dovremo sempre avere un occhio di riguardo.
Questo interessante sistema ci permetterà di esplorare il mondo di gioco e di dedicarci alle missioni secondarie senza però dimenticare quali sono le nostre priorità. O almeno questa doveva essere stata l’dea degli degli sviluppatori. Nella pratica, una volta presa confidenza coi comandi e familiarizzato col sistema di gioco, il tempo a disposizione risulterà più che sufficiente per potare a termine non solo le missioni principali, ma anche tutte quelle secondarie. In un solo gameplay.
Quando sarà ora di venire alle armi, potremo portare in battaglia un massimo di sei personaggi, tre schierati in prima linea e tre nelle retrovie. La prima linea si avvarrà di tecniche e attacchi peculiari (secondo il classico sistema a turni dei JRPG già visto e rivisto) per infliggere quanti più danni possibili, mentre la seconda avrà funzione di supporto, garantendo tra le altre cose una più solida difesa o un maggior numero di attacchi. Alcune sinergie tra personaggi saranno poi verificabili in determinate situazioni, migliorando così l’effetto di alcuni oggetti curativi indispensabili nelle battaglie contro i (rari) Boss. Per quanto le combinazioni di gioco e gli stili di combattimento siano sufficienti, ogni scontro avrà quel sapore di “già vissuto” che difficilmente porterà il giocatore occidentale ad affezionarsi a questo sistema.
Decisamente più complesso risulterà invece il sistema di sintesi alchemica. Scordatevi di diventare Alchimisti provetti nel giro di un’ora: per eccellere nell’arte di cui sono specialisti i nostri due eroi avrete bisogno di ore di studio e tanta pratica. Ma non disperate: la soddisfazione nel creare armi e consumabili sempre più unici e devastanti ripagherà ogni singolo sforzo impiegato nella masterizzazione del sistema!
Sempre che diventare novelli Cagliostro sia il vostro sogno nel cassetto sin da bambini.
Altro gioco di luce e ombre di questo nuovo capitolo della sussidiaria di Tecmo Koei balza agli occhi sin dalle prime schermate di gioco: mentre il design dei personaggi principali in perfetto stile “anime” è superbo, al limite del cell shaded, il contrasto con i primitivi fondali di background rendono innaturale l’esperienza di gioco e ancora più l’esplorazione. In fondo AEL è esclusiva PS3, sfondi e poligoni che sembrano in ritardo di almeno una generazione giungono senza dubbio inaspettati. Degna di nota invece la composizione musicale, che accompagna in maniera evocativa e mai ripetitiva l’intero gameplay.
Anonimo il doppiaggio inglese: le voci scelte risultano spesso forzate e falliscono nel tentativo di plasmare la lingua inglese a quelle che sono le tonalità irriproducibili del nihongo, la lingua giapponese. La versione europea conta dell’esclusivo sottotitolaggio inglese: se non siete ferrati nella lingua d’Albione, sarà più difficile godere a pieno questo prodotto. Uomo avvisato.
È innegabile che l’intera saga di Atelier sia un prodotto nato da e per il pubblico giapponese. E i gusti, preferenze, richieste e aspettative dei mercati d’oriente e occidente non sempre hanno seguito negli anni gli stessi binari, sviluppando peculiarità difficili da apprezzare se non dal mercato di origine. Escha & Logy: Alchemists of the Dusk compie passi avanti rispetto al suo predecessore, senza però apportare nessuna vera e propria innovazione e senza snaturare la filosofia alla base del gioco. Filosofia che nel mercato europeo potrebbe faticare a riscuotere un successo analogo a quello conseguito nel Sol Levante.
Se siete appassionati della saga da sempre, non perdetevi questo nuovo capitolo. Se gathering, sintesi e ricette non sono nella top 5 delle vostre caratteristiche preferite in un JRPG, allora ormeggiare il vostro portafoglio presso lidi più sicuri potrebbe risultare una mossa vincente.