Assassin’s Creed: Origins – La Maledizione dei Faraoni – Recensione
La Maledizione dei Faraoni è probabilmente uno dei migliori DLC che abbiamo mai avuto il piacere di giocare. Non è una frase da poco per iniziare questa recensione, ce ne rendiamo conto, ma volevamo sgombrare il campo da dubbi: con questo DLC Ubisoft Montreal non solo regala una nuova avventura a Bayek dalla durata variabile tra le 10 e 20 ore a seconda di quanto tempo spenderete in attività secondarie ed esplorazione, ma anzi innalza il valore di tutto il titolo con uno spettacolare focus sul paranormale del quale ora non possiamo fare a meno.
Assassin’s Creed: Origins non è mai stato così bello da vedere, non è mai stato così soddisfacente da giocare come in questa seconda espansione, la quale succede a Gli Occulti, cambiandone completamente l’approccio. Se appunto nel primo contenuto scaricabile del gioco che ha ridato vita a una serie ormai diventata un po’ stagnante il team di sviluppo aveva voluto proporre un “more of the same” decente ma poco innovativo, qui è arrivata invece una ventata d’aria fresca… o di sabbia del deserto, come preferite.
Ma dov’è la Valle dei Re?
Una delle “strane” mancanze del gioco principale era l’assenza della splendida la zona di Tebe e soprattutto la Valle dei Re, uno dei luoghi più iconici di tutto l’Egitto. La Maledizione dei Faraoni risolve immediatamente la mancanza, gettandoci nel centro della città affacciata sul Nilo. Ma qualcosa non va. Strane presenze infestano la zona e le voci sui faraoni del passato risvegliatisi dalle tombe si rincorrono tra la gente comune. C’entrerà un’altra volta una certa tecnologia aliena a forma di frutto? Sarà vostro compito scoprirlo, ma come nel titolo principale non sarà necessariamente il filone narrativo centrale a offrire i momenti migliori, piuttosto le sempre abbondanti e intriganti missioni secondarie.
Sebbene la religione e la mitologia egiziana fossero parte integrante di Assassin’s Creed: Origins, sono il fulcro di questo DLC e il gioco ne beneficia oltremodo, soprattutto per tenere il tutto fresco e nuovo anche dopo decine di ore già passate in Egitto. Oltre alle dimensioni della nuova regione (senza particolari sorprese), le nuove armi e il nuovo Level Cap innalzato a 55, sono proprio la religione e il soprannaturale a prendere il sopravvento e a rendere l’esperienza memorabile.
Le sfide della Duat
Innanzitutto, Bayek potrà visitare finalmente la Duat, l’aldilà egizio solo “assaggiato” nella storia principale. I faraoni del passato infatti si sono risvegliati e le porte verso i loro regni ultraterreni si sono aperte. Se le dimensioni e la varietà dell’overworld di Curse of Pharaohs sono apparentemente solo OK, aspettate di entrare per la prima volta nell’oltretomba. Quattro zone di discreta estensione e soprattutto incredibile design e sorprese, abitate da animali e avversari immaginifici, frutto dell’immensa tradizione egiziana. Non sarà impossibile vedere imbarcazioni navigare su infiniti cambi di frumento, statue gargantuesche spuntare da tempeste di sabbia nel deserto o combattere scorpioni giganti a colpi di pugnali avvelenati. Non vogliamo svelarvi tutto, ma in queste zone sia il motore grafico sia il sistema di combattimento di Assassin’s Creed: Origins risplendono di una nuova luce.
Questa nuova espansione offre anche un livello di sfida più che importante, soprattutto confrontando gli agguerriti boss dell’aldilà; vi consigliamo davvero di equipaggiarvi bene, salire fino al livello consigliato e armarvi di pazienza e strategia per farcela. Se proprio vogliamo trovare un punto dove Ubisoft non si è spinta così “in là” come avrebbe potuto è nel campo dei nuovi equipaggiamenti e relativi effetti, forse non “spettacolari” come potevamo aspettarci dalle armi che una volta furono dei faraoni, i sovrani/dei d’Egitto.
Davvero, La Maledizione dei Faraoni è riuscita come espansione a migliorare un gioco già fantastico, offrendo un’avventura familiare ma allo stesso tempo nuova, un viaggio nella cultura e nel mito di un paese che ormai, come Bayek, sentiamo davvero nostro. In attesa di notizie (qualche rumor è uscito negli ultimi giorni) ufficiali sul futuro del brand, se questo dovesse essere il nostro saluto alla Valle del Nilo non potremmo esserci accomiatati in maniera migliore.
Pro
- Bayek vs le divinità egizie: fantastico
- Davvero longevo, quasi un gioco a sè stante
- Livello artistico fenomenale
Contro
- Si poteva osare anche qualcosina di più sulle armi e le abilità