Assassin’s Creed III Remastered – Recensione
Nell’anno in cui nessun titolo della longeva saga Assassin’s Creed è in programmazione, Ubisoft ha deciso di riproporre una delle parti più controverse del suo decennale brand. Stiamo parlando di Assassin’s Creed III, capitolo rilasciato sul finire della scorsa generazione videoludica che ha riscosso un successo molto relativo risultando, per tal motivo, uno dei capitoli meno memorabili di sempre. Per l’occasione la software house ha voluto fare le cose in grande, portando sul mercato un prodotto largamente rinnovato sul piano tecnico, ma non soltanto.
Nel tentativo di offrire qualcosa che risulti al passo coi tempi i creatori di For Honor, Watch Dogs e tante altre IP di successo hanno deciso di mettere mano anche ad alcune dinamiche di gameplay. Un lavoro encomiabile, almeno nelle intenzioni, ma che si scontra con la realtà dei fatti: i tempi sono passati e alcune cose, inevitabilmente, riescono a sorprendere e convincere soltanto con riserva. Con questo non vogliamo di certo dire che Ubisoft abbia svolto un brutto lavoro, anzi, ma chi si è abituato al nuovo corso intrapreso dalla saga, con ogni probabilità, non riuscirà ad apprezzare questo viaggio nei meandri dei ricordi. Noi, invece, tutto sommato lo abbiamo fatto molto volentieri.
Il fascino della conquista
Il comparto narrativo di Assassin’s Creed III è, senza ombra di dubbio, uno dei più sfaccettati e affascinanti di tutta la saga, sicuramente il più maturo in termini di temi tratti e per il modo in cui vengono proposti. Sullo sfondo di un Paese in continua lotta per l’espansione e il controllo territoriale, si snoda l’ennesimo conflitto tra Templari e Assassini di cui, stavolta, vestiremo ambedue i panni. Dopo aver mosso i primi passi nel presente, nei panni del compianto Desmond Miles, inizieremo la solita sincronizzazione col passato nei panni di Haytham Kenway, padre di Edward, protagonista di Assassin’s Creed: Black Flag.
Durante le sequenze in compagnia dell’uomo è impossibile non immaginare di ritrovarsi, ancora una volta, a impersonare un maestro assassino, giacché le sue movenze, il suo stile e – apparentemente – le sue intenzioni sembrano mosse dal sacro credo degli assassini. Nulla di più sbagliato: Haytham è in realtà un maestro dei Templari e nemmeno l’unione con la bella Kaniehti:io (la madre di Connor, il “vero” protagonista della storia) può dissuaderlo dalla sua missione. Una volta completate le sequenze in questione, il gioco ci mette nei panni di un giovane Connor, figlio di Haytham e di Kaniehti:io, spensierato quanto basta ma la cui vita, a causa proprio della minaccia templare, sta per cambiare inesorabilmente. Da lì in avanti, Connor compirà un percorso di sviluppo e di potenziamento impressionante, affidato alle sapienti mani del giocatore, per la prima volta coinvolto a tutti gli effetti nella crescita – in tutti i sensi – dell’avatar controllato.
La voce del popolo
In apertura vi parlavamo di quanto questo terzo capitolo abbia riscosso un successo soltanto parziale, e non per caso. Al netto di tutte le mancanze attribuibili al titolo, il capitolo dedicato al buon Rathonake:thon (in arte Connor Kenway, appunto) ha avuto dei grandi meriti, che hanno successivamente segnato il destino della saga. Il sistema di combattimento, ad esempio, ha subito dei grossissimi upgrade rispetto ai capitoli precedenti; sono state aggiunte funzioni complementari, come il crafting, che ha impreziosito non poco tutta l’infrastruttura ludica. Guardare Connor crescere ed evolversi, potenziarsi cacciando, esplorando, creando le sue stesse strumentazioni, è semplicemente impagabile, ciliegina sulla torta di un prodotto importante e fin troppo snobbato dalla critica.
Ad Assassin’s Creed III si deve anche l’introduzione – seppur approssimativa – delle battaglie navali, divenute poi, come ben sappiamo, una costante apprezzata e rifinita col passare dei capitoli (sebbene manchi completamente in alcuni di essi). Anche sul piano narrativo il terzo capitolo (numerico) della saga è risultato fondamentale: esso, infatti, aveva il difficile compito di chiudere l’arco narrativo di Desmond, per l’occasione unitosi al padre William e ai fidati Rebecca e Josh, per porre definitivamente fine ai piani di Giunone e dell’antica civiltà, decisa a distruggere la Terra una volta per tutte.
Più colore per tutti
Sul piano tecnico, le modifiche apportate al gioco base (o, per meglio dire, ai giochi) sono sicuramente apprezzabili, ma non riescono a convincere del tutto. Va detto, per essere più precisi, che la ramastered in questione include anche la versione tirata a lucido di Assassin’s Creed: Liberation, capitolo spin-off ma con riferimenti all’avventura principale, rilasciato lo stesso giorno dello stesso Assassin’s Creed III, inizialmente soltanto per PlayStation Vita, per poi approdare anche su PlayStation 3, Xbox 360 e PC. Nel titolo in questione vestiremo i panni di Aveline, impegnata anch’ella nelle stesse situazioni del periodo storico del capitolo principale della saga, seppur non collegandosi a esse mai direttamente. Il lavoro di restyling è stato sicuramente più complicato proprio per il titolo in questione, proveniente da una situazione ben diversa già di partenza, poiché progettato per un hardware nettamente inferiore in termini di potenza di calcolo come quello di PlayStation Vita. In ambedue i casi, comunque, il lavoro svolto da Ubisoft è stato certamente importante, seppur il risultato non può dirsi totalmente riuscito.
A primo impatto, la revisione totale del motore grafico utilizzato e l’ottimo lavoro svolto sull’impianto d’illuminazione, coadiuvato da un discreto funzionamento dell’HDR, porta in scena un risultato soddisfacente, ma, in realtà, fuorviante. Se si vanno a osservare con maggior attenzione i vari dettagli, a cominciare da buona parte delle texture, ci si accorge che, a conti fatti, il lavoro svolto da Ubisoft non è poi tanto invidiabile. In particolare per quanto riguarda elementi come i volti, le animazioni facciali, l’interazione ambientale e più in generale i modelli poligonali dei personaggi, la natura obsoleta del titolo fuoriesce inesorabilmente. Tutto questo senza considerare il fattore cut-scene: nelle sequenze in questione il risultato è a dir poco deludente, con modelli poligonali ridotti al minimo e texture in bassissima risoluzione in bella mostra.
Complessivamente, comunque, il titolo, gira discretamente a livello di stabilità, grazie a un frame-rate ancorato sui 30 FPS. Su PlayStation 4 Pro, poi, gira a una risoluzione dinamica in 4K, dando vita a un colpo d’occhio nell’insieme piacevole.
Il richiamo del passato
Anche sul piano strettamente ludico, le varie modifiche effettuate non fanno sicuramente gridare al miracolo. Al netto di tutte migliore, in verità ridotte all’osso, il titolo appare estremamente lento e legnoso, in cui anche l’ormai iconica corsa acrobatica risulta essere più impacciata di ciò che potrebbe sembrare. Il tutto è, chiaramente, legato anche all’evoluzione del gameplay che la serie ha subito negli anni ma, sinceramente, ci aspettavamo qualche miglioramento più tangibile. Questa legnosità si avverte anche nei combattimenti: soprattutto nella meccanica del contrattacco (schivata al tempo giusto e attacco) si avverte tutto il peso degli anni, impossibile da mascherare e probabilmente un tantino pesante da digerire.
Chi prova il titolo per la prima volta potrebbe rimanere deluso e probabilmente potrebbe abbandonare precocemente l’avventura ma, per chi ha provato il titolo all’epoca, l’occasione di rimettere le mani su uno dei giochi più intriganti della saga rimane comunque irrinunciabile.
Assassins’ Creed III Remastered è un’occasione unica per recuperare uno dei capitoli meno apprezzati della saga ma che, invece, risulta essere uno dei più intriganti di tutto il decennale corso degli assassini. Per l’occasione, Ubisoft ha deciso di tirare a lucido la produzione offrendo una totale rivisitazione del motore grafico e del sistema di illuminazione, e garantendo il supporto a feature moderne come il 4K e l’HDR. Il risultato, però, può dirsi riuscito soltanto a metà: le limitazioni ci sono e si vedono tutte, e la natura nettamente old-gen del titolo non riesce a scemare, al netto di tutte le modifiche effettuate. Anche il gameplay, ritoccato in parte per l’occasione, risulta alla fine fin troppo legnoso e difficilmente assimilabile per i novizi, abituati magari ai ritmi decisamente diversi delle produzioni più recenti del brand.
Resta comunque un lavoro di tutto rispetto che ha, in particolare, il merito di dare una seconda chance non solo ad Aveline (protagonista di Assassin’s Creed Liberation, anch’esso incluso nella remaster), ma soprattutto di Connor, uno degli assassini più affascinanti, dotato da un forte carisma ma ingiustamente passato in sordina. Il prezzo di listino non è propriamente economico: il gioco, infatti, viene venduto a 39,99€ (gratis per i possessori del season pass di Odyssey), un prezzo però tutto sommato accettabile, grazie appunto alla presenza di due titoli eccessivamente bistrattati e che meritano una seconda possibilità.
Pro
- La possibilità di rigiocare a uno dei capitoli più sottovalutati della saga con la bellezza del 4K/HDR
- Connor è uno dei personaggi più carismatici della saga
- Si possono recuperare due ottimi contenuti come Liberation e La Tirannia di George Washington, anche'essi riproposti in 4K
- Ottimo lavoro svolto in fase di restyling grafico...
Contro
- ... ma che mostra il fianco a diverse problematiche più o meno evidenti
- Il gioco rimane legnoso nonostante tutto
- Ostico da approcciare per chi si è abituato al nuovo corso della saga