Ash of Gods: Redemption – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Il mondo videoludico moderno è dominato da correnti di pensiero tutte molto simili fra loro e che spesso differiscono per minuzie. Ed ecco che, commercialmente parlando, si riscontrano moti ondosi e ondivaghi di investimento che, tralasciate le classiche impennate di un genere a cui, successivamente, segue sempre una “colata a picco” di qualche altro, permutano più o meno invariabilmente nel tempo. In questo discorso ampio e generalizzato, i giochi di ruolo posseggono una grossa fetta di mercato. Ma il roleplay è un mondo enorme, diversificato e sfaccettato: in questo enorme calderone i giochi di ruolo a turni (o come direbbero gli anglofoni, turn based), che solitamente si piazzano ludicamente parlando in un immaginario percorso mediano fra giochi spiccatamente action e il più classico degli strategici, attirano potenzialmente lo spaccato di giocatori numericamente minore, seppur tra d’essi si nascondano delle perle ludiche, sia meccanicamente sia narrativamente, di altissimo valore. Il titolo di cui parleremo oggi, Ash of Gods: Redemption, è dal 2018 disponibile per PC ed è approdato quest’anno su console, un universo che di rado danza sulle piattaforme commerciali di gioco, sviluppato dallo studio Aurumdust.

Ash of Gods: Redemption è un gioco di ruolo a turni impreziosito da elementi roguelike, con visuale isometrica e che poggerà il suo complessivo gameplay sul classico “grid”, nulla più che una scacchiera, standard o quasi delle produzioni del settore. Il primo dettaglio che salta agli occhi, sicuramente il pregio maggiore dell’intera produzione, è la manifattura estetica che il titolo porterà con se: Ash of Gods: Redemption è stato completamente disegnato a mano e la pregevole realizzazione complessiva si rifletterà sia nelle cutscene di storia – a partire dallo splendido filmato d’apertura che ci mostra una cruenta battaglia – per poi arrivare alle cutscene statiche o quasi in cui potremo apprezzare il dettaglio del tratto stilistico, sia nelle sezioni più squisitamente ludiche, dove vedremo in azione le miniature handmade dei personaggi muoversi in fondali anch’essi fuoriusciti da “ottime matite”, sia negli intramezzi narrativi. Una scelta che si rivela azzeccata non solo per l’oggettiva qualità del materiale, ma anche per la scelta dello stile di disegno che ben si amalgama con la complessiva cupezza e disperazione delle vicende narrate nel gioco e che, ben presto, ci immergeranno in una storia ben realizzata e annegante, che pesca a piene mani dalla tradizione fantasy occidentale, caratterizzata da intensi legami spesso brutalmente spezzati dalla violenza e dall’orrore di una realtà fredda e costantemente cosparsa di sangue e morte.

Ash of Gods: Redemption

Il secondo fattore che sicuramente ci consentirà di apprezzare il gran lavoro svolto dagli sviluppatori è la complessiva sceneggiatura del gioco. Ash of Gods: Redemption ci metterà nei panni di più personaggi che, innescati dalle trame imprevedibili del destino, si troveranno loro malgrado ad affrontare una difficile piaga, chiamata “The Reaping”: una pseudo apocalisse, che si traduce in una sorta di stato di follia che spinge le persone a uccidersi l’un l’altra, volontà di potenti demoni appartenenti a una razza semi-divina chiamata Umbra, le cui ragioni sono però oscure almeno durante le primissime ore di gioco. Un incipit interessante e una narrativa che sarà il vero motore della complessiva esperienza ludica: Ash of Gods: Redemption è colmo di scelte difficili, di orrore e disperazione, esponenzialmente amplificate dalla possibilità offertaci dagli sviluppatori di poter effettuare scelte di sorta nella trama, in grado di mutare il destino dei protagonisti e dell’intero universo di gioco.

Ash of Gods: Redemption

Non solo avremo la possibilità di assistere a lunghi (forse, alle volte un po’ troppo) dialoghi fra i personaggi, i quali non saranno un semplice pregevole orpello estetico ma avranno ripercussioni dirette sul tipo di relazione che intercorrerà fra i vari protagonisti dell’avventura, ma saremo anche chiamati a prendere decisioni vere e proprie che cambieranno il corso del gioco, il quale vive di finali multipli e indirizzi di trama che, almeno concettualmente, possono distanziarsi abissalmente fra loro. Non tutte le vicende saranno egualmente interessanti, ma il complessivo miscuglio di elementi narrativi, presi alle volte e come già detto dalla tradizione europea fantasy, produrrà un intreccio diversificato, con punti morti ma anche situazioni tese e immersive in grado tanto di farci gioire quanto di lasciarci con l’amaro in bocca. Ash of Gods: Redemption, in sostanza, sarà una lunga esperienza narrativamente pregevole e che, di fatto, è il principale motivo (assieme all’eccezionale caratura estetica) per cui si dovrebbe valutare la complessiva esperienza di gioco.

Se il lato artistico e narrativo è sicuramente pregevole e ben realizzato, Ash of Gods: Redemption mostra il fianco da un punto di vista più strettamente ludico e tecnico. Come già detto, il titolo alternerà fasi intramezzate di narrativa, dove assisteremo a delle scene su fondali disegnati colmi di icone rappresentanti i personaggi coinvolti nei dialoghi e nella storia, in pieno stile punta e clicca vecchio stampo, le quali ci consentiranno di accedere a spezzoni di trama primari e secondari. In queste sezioni, fra le altre cose, potremo gestire anche il nostro party in stile ruolistico, in una schermata apposita in cui potremo investire i punti ottenuti per aumentare le abilità, far indossare specifici gioielli ai nostri alter-ego e, al contempo, gestire il nostro specifico mazzo di carte che, nel gioco, sostituirà le magie. Ma, dopo le cutscene, arriverà sempre il momento di menare le mani: la visuale cambierà, traslandosi su di una camera isometrica, e il campo da gioco sarà ampiamente occupato dalla classica scacchiera a cui il genere ci ha abituato dove, ognuno nel proprio turno in questo caso collegato al singolo alter ego, saremo chiamati a gestire il party intero contro tutta una serie di nemici. Ash of Gods: Redemption, in questo senso, non apporterà nessun reale cambiamento o visione “personale” della cosa: selezionato il personaggio che vorremo far attaccare, saremo poi chiamati a selezionare un’abilità, fra attacchi e abilità di potenziamento, oppure scegliere di posizionare il nostro personaggio altrove sulla scacchiera di gioco. Prima di lanciare l’attacco, potremo optare tra destinare l’offesa ai punti ferita, oppure all’energia del nemico: nel secondo caso, la qual cosa si tradurrà in una minore possibilità per gli avversari di utilizzare abilità basate sul mana che, anzi, esaurito il pool energetico, subiranno danni doppi.

Ash of Gods: Redemption

In linea di massima, la sfida sarà piuttosto impegnativa, visto e considerato che il titolo, come specificato all’inizio dell’articolo, godrà di alcuni elementi roguelike: ogni personaggio potrà essere sconfitto, quindi perdendo tutti i punti ferita e divenendo inutilizzabile relativamente al singolo scontro, solo quattro volte di seguito. Le sconfitte accumulate saranno indicate da dei teschietti rossi sull’icona specifica del personaggio. Cosa succede quando si arriva a quattro? Il personaggio muore, definitivamente, senza che il titolo termini in un consono game over ma, anzi, continuando la trama producendo qualche effetto specifico anche nei dialoghi, specialmente se si tratta di personaggi “in vista”. Per evitare la fine definitiva, dovremo acquistare o ottenere determinati amuleti che, in aggiunta, avranno un ruolo narrativo anche nel gioco (chi li possiede, non viene colpito dalla “follia” omicida derivante dall’operato demoniaco). Il gioco ci consentirà di utilizzare diverse classi, ognuna legata ad armi specifiche anch’esse correlate ad abilità particolari: un soldato potrà, ad esempio, aumentare la difesa di uno specifico alleato, mentre un assassino avrà la peculiarità di poter recuperare vita lanciando a distanza un coltello.

Ash of Gods: Redemption

Nonostante la varietà estetica potrebbe far pensare il contrario, ben presto ci accorgeremo di un disequilibrio spiccato fra le classi e di una complessiva limitatezza del quantitativo di abilità disponibili: Ash of Gods: Redemption, per la sua difficoltà piuttosto elevata e una certa tendenza donata all’I.A. di abbandonarsi a danni critici piuttosto frequenti, vedrà prevalere più facilmente le classi più “robuste” e con un pool di punti ferita elevato le quali, al contempo, saranno anche più tendenzialmente incisive a livello di quantità di danni inflitti. La qual cosa si tradurrà, ad esempio, nello scartare automaticamente quelle classi che, seppur dalle abilità interessanti, partiranno con un quantitativo di punti ferita piuttosto basso. Il lato più squisitamente ludico-meccanico porterà con sé un altro neo non da poco, ovvero una certa ripetitività di situazioni, a livello più direttamente strategico-tattico (ad esempio, non ci sarà alcun bonus particolare visibile se riusciremo ad accerchiare un nemico oppure a nasconderci dietro un elemento dello scenario). E, a proposito di ripetitività, anche i nemici da affrontare saranno sostanzialmente tali che, tranne in pochi casi, si presenteranno esteticamente identici o variati di poco, osservando anche il complessivo skillset, spesso solo da un mero punto di vista estetico. In sostanza, Ash of Gods: Redemption proporrà un comparto più strettamente ludico piuttosto classico, sicuramente funzionante e divertente ma per certi versi poco esteso e vario e che non propone una visione non si dica rivoluzionaria, ma quantomeno personale del settore.

Ash of Gods: Redemption

Ash of Gods: Redemption, tecnicamente parlando, propone un buon comparto complessivo che però non sarà esente da alcuni difetti. A partire da alcuni piccoli rallentamenti, notabili nella versione PlayStation 4, in questa sede testata con la versione Pro dell’ammiraglia Sony, che spesso colpiscono le scene di intermezzo, in modo particolare quando nelle stesse si alternano diversi personaggi. Per il resto, anche per una mera questione di complessità generale del gioco, il titolo si comporterà egregiamente, senza soffrire di particolari difetti estetici o di programmazione, tali da rendere il titolo complessivamente accessibile e godibile.


Ash of Gods: Redemption è un’opera pregevole da un punto di vista narrativo ed estetico, ma che perde un po’ di fascino sotto l’aspetto più meramente ludico. Un titolo consigliato per gli amanti del settore, atteso che non cerchino qualche omaggio al genere ma che sappia dire la sua nel settore.

7.9

Pro

  • Esteticamente ben realizzato
  • Trama immersiva
  • Classico e rodato

Contro

  • Meccanicamente non apporta novità
  • Gameplay altalenante
  • Qualche piccola incertezza tecnica
Vai alla scheda di Ash of Gods: Redemption
Ti è piaciuto quello che hai letto? Vuoi mettere le mani su giochi in anteprima, partecipare a eventi esclusivi e scrivere su quello che ti appassiona? Unisciti al nostro staff! Clicca qui per venire a far parte della nostra squadra!

Potrebbe interessarti anche

Un commento

  1. Bella recensione. Graficamente è davvero bello, però mi gira il ‘joypad’ quando la IA bara. Per ora lo metto nei giochi a priorità bassa, si sa mai che un giorno possa dargli una chance

Lascia un commento