Arslan: The Warriors of Legend
Sono moltissime le trasposizioni videoludiche di film, anime, manga, libri e molto altro. Solitamente vengono chiamati “tie-in”, e alcuni di essi sono ottimamente realizzati. Altri, purtroppo, vengono creati con una qualità a dir poco grezza, approfittando del fatto che molti clienti sono “assicurati” dal semplice titolo del gioco. Questa volta è il turno di Arslan: The Warriors of Legend, trasposizione del manga e anime Arslan Senki. Arslan Senki nacque nel 1986 come novel dell’autore Yoshiki Tanaka, e da allora a oggi ne sono uscite ben quattordici. L’adattamento manga con i disegni di Hiromu Arakawa (Full Metal Alchemist) è iniziato nel 2013 sulla rivista Bessatsu Shonen Magazine, e ha ricevuto il suo anime nel 2015, con una seconda stagione confermata per il 2016. Al momento questo manga e anime sta ricevendo un grande successo, quindi una trasposizione videoludica era quasi scontata. Ma la qualità?
Una guerra in nome di Dio
Arslan: The Warriors of Legend ripercorre passo passo gli eventi della prima stagione dell’anime di Arslan Senki. Ci troviamo nel regno di Pars (un fantasioso riadattamento dell’antica Persia), luogo dove i potenti dominano e la schiavitù regna sovrana. La guerra è però sempre dietro l’angolo, e i nemici sono gli abitanti di Lusitania, luogo dove si predica l’uguaglianza tra le persone e si venera il loro grande Dio (i cui insegnamenti pretendono la morte di tutti coloro che non vogliono credere in lui, yeah).
Il principe di Pars si chiama Arslan, figlio dell’imbattuto re Andragoras III. Il giorno della sua prima battaglia qualcosa va purtroppo storto: a causa di un traditore i Lusitaniani tendono una mortale trappola ai Parsiani decimandone le fila e vincendo la guerra. Il povero principe Arslan riesce a restare in vita grazie all’intervento del suo leale generale Daryun, e insieme fuggono via per organizzare le loro prossime mosse, incontrando molti nuovi compagni ma allo stesso tempo anche letali nemici.
Yashashin!
Arslan: The Warriors of Legend è un Musou come ce ne sono moltissimi altri da Dynasty Warriors alle sue controparti anime come Pirate Warriors, Fist of the North Star, o Dynasty Warriors Gundam. Come tutti quanti i videogame del genere Musou, questo titolo tende a essere molto ripetitivo e ad avere un approccio molto semplicistico: un singolo eroe controllato dal giocatore falcia a destra e a manca interi eserciti che fungono da carne da macello, utilizzando un pulsante di attacco debole (che possono essere messi in combo) e uno di attacco forte che varierà l’approccio verso i nemici a seconda di quanti attacchi deboli sferreremo nella combo prima. Naturalmente ci sono alcune novità nel sistema generale, che variano leggermente l’esperienza di gioco rispetto agli altri titoli di tipo Musou.
Innanzitutto questo Musou si basa pesantemente sul gameplay su cavallo e sulla gestione degli eserciti. Il campione a cavallo può muoversi molto velocemente e sferrare attacchi rapidi ma non molto precisi, tuttavia data l’ampiezza delle aree è quasi obbligatorio usufruirne il più possibile, per poi scendere da sella solamente quando c’è da affrontare nemici più imponenti o boss. Per proseguire tra le varie aree dei livelli, spesso bloccate da ostacoli, dovremo combattere fino a riempire un indicatore che farà apparire sulla mappa una cosiddetta “Heat Zone”, un cerchio molto ampio che una volta raggiunto attiverà la “Mardan Rush”. Questa Mardan Rush ci metterà al comando di tutto il nostro esercito insieme, guidando una carica letale con la quale potremo massacrare migliaia di nemici in una volta sola. Bisogna però fare attenzione a raggiungere entro il tempo limite la zona con l’ostacolo: solo così facendo avremo modo di superarlo e proseguire nella nostra avventura.
Per quanto riguarda i nostri singoli personaggi (solo quindici giocabili, purtroppo), oltre all’attacco debole, quello forte, e la “super” di rito, ognuno di essi ha anche una mossa speciale caratteristica che può variare dall’offesa, alla difesa, al supporto a seconda di chi la sferrerà. Non solo: ogni personaggio può anche equipaggiare più tipi di armi diverse (spade e lance per esempio), intercambiabili con la sola pressione di un tasto per variare i propri attacchi e le proprie combo. Premere il pulsante R1 alla fine di una combo, durante l’attacco pesante, risulterà in un “Charge Shift”, cioè il cambio immediato di arma che permetterà di continuare la combo quasi all’infinito e di aumentare in questo modo l’esperienza ricevuta e la possibilità di drop delle Skill Card (carte equipaggiabili ai personaggi che aumentano le statistiche o donano abilità opzionali).
Cel Shading da spavento
Graficamente il titolo Omega Force ci regala ottimi modelli poligonali dei personaggi, che presi singolarmente sono fedelissimi alla controparte animata e sono una gioia da guardare. Peccato per tutto il resto: le ambientazioni sono scarne e poco curate, le animazioni sono macchinose e dal feeling che lascia perplessi, e la storia è narrata con immagini quasi statiche piuttosto che con scene animate. Fortunatamente il comparto audio ci dona musiche orecchiabili e un fantastico doppiaggio giapponese.
La longevità è come sempre altissima nei Musou, che monotonia a parte terrà impegnati per decine di ore in modalità come la Storia, la Free Battle, l’Online, e l’Enciclopedia con tante voci e immagini da sbloccare.
[signoff icon=”quote-circled”]Arlsan: The Warriors of Legend purtroppo non fa un lavoro grandioso nel proporre in ottica videoludica il fantastico anime e manga che sta spopolando ultimamente. Nonostante il genere stesso dell’opera si presti moltissimo a un Musou come questo videogame, il risultato finale sia come contenuti che come resa grafica sembra ancor più sottotono rispetto alle altre iterazioni “Warriors” passate. Se siete grandi fan dell’anime o del manga potrebbe comunque darvi delle soddisfazioni, essendo oltretutto per ora l’unica scelta su console per rivivere la storia della prima stagione di Arslan Senki.[/signoff]