Armello
C’erano una volta i giochi da tavolo. Questi misteriosi esemplari di intrattenimento per tutta la famiglia, erano tanto di moda alcuni anni fa e, seppur non essendo del tutto scomparsi, hanno subito una violenta caduta nel baratro del dimenticatoio (o in qualche scaffale di casa della nonna) durante la prima decade del nuovo millennio. Tuttavia il mondo videoludico ha sempre avuto un occhio di riguardo per quel tipo di giochi e spesso ha provato a riprodurlo, anche con titoli di successo: i party games per Wii ad esempio, oppure dei piccoli capolavori come Dokapon Kingdom, per chi se lo ricorda. Negli ultimi tempi questa tendenza sta prendendo ancora più piede anche tra studi indie che stanno portando alla luce altri piccoli gioielli. Uno di questi è Armello.
In Armello impersoneremo degli animali antropomorfizzati, ognuno con le proprie caratteristiche e peculiarità, con l’obiettivo di conquistare il trono dopo la morte del Re. La trama ovviamente non è interessante, ma non cerca nemmeno di esserlo. È un mero pretesto per buttarci nella mischia e iniziare la nostra avventura. Per raggiungere il nostro obiettivo ci sono diversi modi: Armello infatti non è un semplice board game a turni, ma ci sono molti fattori che condizionano prepotentemente il gameplay e di conseguenza il risultato di ogni azione. Inizialmente infatti si potrebbe restare un po’ disorientati per la mole di dettagli che possono cambiare un risultato, mentre noi non avremo idea di cosa stia succedendo (colpa anche di un tutorial non proprio eccezionale). Col tempo e la pratica comunque riusciremo a capire meglio le meccaniche e tutto diventerà improvvisamente più interessante e profondo, per quanto possa essere profondo un gioco basato sul tiro di dadi. Il successo o la disfatta in ognuna delle nostre gesta durante l’avventura, infatti, sarà sancito da un tiro di dadi. È evidente quindi che ci sia un importante componente di fortuna nel gioco, che può piacere o no a seconda dei gusti, ma certamente enfatizza l’atmosfera da board game che Armello vuole proporre. Il tiro di dado comunque non è l’unica cosa a influenzare la riuscita delle nostre azioni, ma ci saranno anche dei modificatori che interverranno sul tiro. Questi modificatori dipenderanno direttamente dalle stats del nostro personaggio. Fight, Health, Magic e Wits sono le caratteristiche del nostro avatar e indicano rispettivamente le qualità combattive del personaggio, la quantità di danni che può ricevere, il mana e infine la capacità di evitare le trappole. Oltre ai punteggi di statistiche, a condizionare le nostre avventure ci saranno anche magie, trappole ed equipaggiamenti, tutti ottenibili da tre diversi mazzi di carte da cui potremo pescare all’inizio di ogni turno.
Abbiamo le nostre statistiche, i nostri equipaggiamenti e i nostri dadi, possiamo partire alla conquista del regno. Non si tratta però di un viaggio tanto semplice. Il gioco si svolge su una mappa abbastanza larga e da uno dei quattro angoli inizierà la nostra avventura verso il castello, piazzato al centro della mappa. Per raggiungerlo attraverseremo numerosi boschi in cui nasconderci, piccole città che ci daranno soldi ogni turno, o dei dungeon dai quali uscire vincitori, con favolosi nuovi pezzi di equipaggiamento, o perdenti, con qualche danno di troppo sul groppone e con un bersaglio lampeggiante sulla nostra schiena, alla mercé dei nostri avversari.
La maggior parte dei giocatori tenteranno di vincere la partita invadendo il castello per uccidere il Re, ma farlo è estremamente pericoloso e difficile, e sopratutto non è l’unico modo per vincere. La vittoria infatti si può ottenere anche cercando e ottenendo quattro Summon Stones, oppure diventando il giocatore con più Prestige di tutti, o ancora avendo il livello di malattia più alto alla morte del Re per cause naturali. Questa è una feature molto interessante, perché permetterà ai giocatori di adattarsi alle situazioni durante la partita, magari portandoli a cambiare il loro piano in medias res a causa di un paio di sfortunati eventi, senza però lasciarli allo sbando in una partita andata ormai in malora.
Il più grande difetto, o forse più che difetto potremmo dire mancanza, di Armello è l’assenza di multiplayer locale. È chiaro che nascondere le proprie carte sullo stesso schermo sarebbe impresa complicata, però ne abbiamo sentito fortemente la mancanza. C’è ovviamente quello online, che vanta una community abbastanza attiva: trovare una partita non sarà mai troppo difficile. Per chi non ama giocare in rete, è disponibile anche la campagna offline, ma l’AI non è particolarmente brillante e finirà per annoiare in fretta. Resta comunque un buon modo per fare pratica con le meccaniche e provare a studiare la propria strategia.
Graficamente Armello fa una bella figura, con disegni e ambientazioni azzeccate e ben riprodotte, mentre la colonna sonora di sottofondo non è niente che entrerà negli annali della musica videoludica. Tutto sommato comunque siamo davanti a un gioco ben progettato e che funziona egregiamente.