Arcania: Gothic 4 – Recensione Arcania: Gothic 4
Un po’ di storia…
Nel lontano 2001, una pressoché sconosciuta Piranha Bytes invade il mercato videoludico con un gioco di ruolo decisamente fuori dagli standard dell’epoca: Gothic. La profondità del gioco, la quantità di sub quest e il sistema ruolistico molto realistico adottato, fecero del gioco una piccola perla per gli amanti del genere, e spinsero gli sviluppatori a creare un sequel, Gothic 2, che del primo riprendeva gli elementi più importanti (primo fra tutti il protagonista senza nome) e migliorava tutto quello che era possibile migliorare. A breve, dato il notevole successo, uscì anche una fortunata espansione (“La notte del corvo”) e un ennesimo capitolo, Gothic 3, un ottimo gioco minato profondamente dalla fretta degli sviluppatori di farlo uscire, e di conseguenza dalla quantità soverchiante di bug presenti e mai risolti. Dopo un ottimo spin-off dalla saga – Risen – di cui si comincia già a parlare del sequel, la software house tedesca ha passato a Spellbound l’onore e l’onere di far giungere sugli scaffali il quarto capitolo della tanto discussa saga fantasy.
Un eroe senza nome? No, due!
Facciamocene una ragione: il precedente protagonista del gioco non c’è più. E’ diventato un pezzo grosso ormai, un Re, e come è consuetudine per i protagonisti di videogiochi che fanno carriera, ha ben deciso di mettere a ferro e fuoco tutto quello che gli capita sotto mano per i suoi soliti oscuri motivi personali. Ovviamente questa promozione ha lasciato un posto di eroe vacante, e, ancora una volta, toccherà ad un pastore con un’acconciatura discutibile prendere in mano spada, scudo, arco, e incantesimi vari per affrontare la nuova minaccia che si profila all’orizzonte.
Dopo alcune incertezze iniziali, lo sviluppatore Spellbound ha scelto il motore grafico Visual Engine 7 per dare vita al mondo di Arcania, e i risultati sono decisamente notevoli. Le ambientazioni sono ricche e dettagliate, con un ciclo diurno-notturno molto credibile ed effetti di ombre e luci realistici. I personaggi, siano essi esseri umani o mostri, sono decisamente ben fatti (tranne alcune donne, che a dispetto del loro fisico da modelle hanno tutte o quasi il doppio mento…), con animazioni fluide ed una fisica di tutto rispetto, specie quando assestiamo loro un colpo deciso e li vediamo volare via ed accasciarsi al suolo. Menzione speciale poi per i cambi climatici, dove la pioggia regala piccole perle come far sembrare realmente bagnati i personaggi o riempiendo eventuali dislivelli di acqua, formando vere e proprie pozzanghere.
E arriviamo quindi alle brutte notizie, almeno per i puristi di questa saga fantasy. Se la storia non è esattamente originale ma comunque molto ricca e variegata, e la grafica denota le cure che solo chi ama il proprio lavoro sa dare, la giocabilità è decisamente peggiorata rispetto ai capitoli precedenti. Per chi si ricorda i vecchi Gothic (e anche Risen), i combattimenti spesso erano un vero azzardo, dove la tattica la faceva da padrona e premere i tasti a caso serviva solo a farci contemplare il nostro alter-ego virtuale defunto al suolo, sappiate che con l’introduzione del gioco nel mondo delle console ha reso il sistema di combattimenti molto più arcade di quanto qualunque amante del gioco di ruolo vorrebbe. La telecamera non è più fissa alle spalle del protagonista, parare è diventato del tutto inutile e la schivata serve a farci schizzare come palline da una parte all’altra del combattimento, dando l’impressione di trovarsi più davanti ad un buon hack’n’slash, che ad un gioco di ruolo realistico.
Come se non bastasse, il sistema dei livelli è stato interamente rivisto, e mentre in passato per poter spendere i nostri tanto sudati punti esperienza era necessario trovare un insegnante della disciplina in cui volevamo specializzarci, adesso dobbiamo solo distribuire qualche punto nelle varie (poche) abilità. Anche il mondo attorno a noi è più statico, entrare nelle abitazioni senza permesso e svuotarle di tutti gli oggetti in esse contenuti non sarà più motivo di odio da parte degli abitanti del mondo, che si limiteranno ad ignorarci come se non fossimo presenti.
Gothic 4 non è male. Non è male affatto. Tante quest, una storia tutto sommato intrigante, una grafica superlativa e una localizzazione completamente in italiano fanno del gioco un must have per tutti gli amanti dei giochi di ruolo. L’unica cosa che può far storcere il naso è l’estrema semplicità del gioco, sia nelle sue meccaniche che nei combattimenti, che non danno più l’impressione di trovarsi in un mondo vero, vivo e attivo, ma più in una specie di gioco di ruolo giapponese, dove tutto ciò che ci circonda ci ignora finché non decidiamo di interagire con esso. Comunque, sia che siate appassionati della saga o dei giochi di ruolo in generale, un’occhiata vale comunque al pena darcela.