Apollo Justice: Ace Attorney – Recensione Apollo Justice: Ace Attorney
La quarta obiezione
L’ormai famosissima serie di "simulatore d’avvocato" nasce nel 2001, con il primo Gyakuten Saiban per GBA: il gioco combinava elementi di visual novel a sessioni d’indagine e battaglie legali come mai se n’erano viste prima. Nonostante la popolarità raggiunta dal gioco e dai suoi due seguiti, tuttavia, un’uscita al di fuori del Giappone continua a sembrare un’utopia. Gyakuten Saiban, serie ora conosciuta come Ace Attorney, raggiunge la notorietà mondiale nel 2005 grazie a un remake per DS che viene localizzato prima negli Stati Uniti e quindi in Europa, insieme ai seguiti. I remake, pur mantenendo lo spirito del gioco originale, non sfruttavano granchè le capacità del DS: a parte un caso addizionale nel primo capitolo, infatti, l’interazione tramite touch screen si limitava alla possibilità di scorrere i dialoghi e di navigare i menù. Il quarto capitolo si propone di correggere questa mancanza, ma ci riuscirà senza trascurare gli altri aspetti del gioco? Vediamo.
La giustizia di Apollo
Apollo Justice è ambientato sette anni dopo la fine dell’ultimo caso del terzo episodio: in questo lasso di tempo i personaggi che avevamo imparato a conoscere e amare nei precedenti capitoli della saga sono scomparsi o invecchiati: lo stesso Phoenix Wright da avvocato difensore professionista si è ridotto a un giocatore d’azzardo; sempre infallibile, certo, ma il salto di qualità è comunque grande..ma cosa lo ha spinto a questo radicale cambio di vita? Lo scoprirete solo giocando: gli ultimi casi del gioco faranno infatti luce sul passato dei protagonisti, mettendo in chiaro quel che è accaduto durante quei terribili sette anni.
Se i primi 3 capitoli vedevano immancabilmente come protagonista il buon Phoenix Wright, il quarto capitolo vede il giocatore nei panni dell’avvocato novello Apollo Justice, che scende in campo per la prima volta proprio per richiesta di Phoenix..che è stato arrestato e accusato di omicidio! Grazie alle sue "corde vocali d’acciaio", Apollo deve quindi riuscire a far assolvere colui che in seguito diventerà il suo mentore, per poi fare conoscenza con un insolito cast di comprimari, che lo aiuteranno o lo osteggeranno durante le sue indagini. C’è da dire che la caratterizzazione rimane uno dei punti forti della serie, così come la trama, che pare scritta da uno degli sceneggiatori di Beautiful: nel corso del gioco salteranno fuori sorelle nascoste, madri dimenticate, cugini scomparsi e cognati da tempo dispersi. A parte gli scherzi, la trama riserva non pochi colpi di scena, non sempre di buon gusto, ma che certamente lasceranno il giocatore sconcertato. I vari casi sono decisamente ben sceneggiati: non sempre il colpevole sarà evidente, e per scovarlo e riuscire a sbatterlo dietro le sbarre dovrete penare non poco.
Il colpevole..sei tu!!
Apollo Justice, di base, conserva la formula di gameplay che contraddistingueva i precedenti capitoli della serie: dovrete prima investigare sul luogo del delitto, raccogliendo prove e interrogando i testimoni, e poi, in aula, cercare di difendere il vostro cliente facendo incriminare il vero colpevole, per mezzo di tutto ciò che si trova nel vostro "Registro delle prove".
I processi stessi si dividono in testimonianze, in cui si ascoltano i fatti dal punto di vista dei diretti interessatii, e controinterrogatori, in cui si cerca di smontare ciò che gli stessi hanno appena detto, mettendo a nudo le contraddizioni nei loro racconti.
Se è vero, come precedentemente detto, che i primi tre capitoli non sfruttavano a dovere le capacità del DS, questo quarto episodio implementa invece l’uso del touch screen in modo adattissimo a quel che ci si aspetterebbe da un gioco del genere: è ora possibile esaminare le prove sfruttando tutte le tre dimensioni -dovrete spesso rigirarle e osservarle in cerca di particolari sospetti, o addirittura impronte digitali- e durante i processi non vi limiterete più a presentare prove che smentiscano le testimonianze, ma, grazie a un braccialetto dai poteri mistici donato ad Apollo, dovrete osservare i testimoni durante l’esposizione dei "fatti" in cerca di particolari atteggiamenti o tic nervosi che vi aiutino a capire se stanno mentendo o meno.
Di caso in caso, poi, ci sarà l’occasione di utilizzare il touch screen anche per altre mansioni: nel terzo caso, ad esempio, vi troverete a maneggiare un mixer per scoprire quale dei musicisti andava fuori tempo durante l’esecuzione di una canzone. Tante le novità, insomma, che non fanno che aggiungere a una formula di gameplay che volendo poteva rimanere immutata, data la funzionalità. Una nota di favore agli sviluppatori dunque per non essersi limitati a riproporre sempre gli stessi elementi.
Klavier Gavin non ha il carisma di un Godot o di un Miles Edgeworth, ma è comunque un degno avversario
Air guitar e brillantina
La veste grafica del gioco ripropone il character design, dal tratto inconfondibile, dei precedenti capitoli, rinnovato e migliorato per l’occasione: le animazioni sono più varie e fluide che in passato, e nel corso del gioco assisterete persino alla visione di alcuni filmati in 3D. I vecchi personaggi sono cambiati, quelli nuovi sono decisamente originali: si passa dal protagonista, con le sue sopracciglia deformi e la duplice antenna in testa, a una rockstar che ricorda da vicino uno squalo con una banana di capelli in testa, passando per prestigiatori dai mantelli allucinanti. Decisamente creativo e un piacere per gli occhi.
Anche dal punto di vista del sonoro il gioco ha compiuto svariati passi avanti: se le musiche, già epiche, dei suoi predecessori erano melodie piuttosto piatte, AJ fa uso di vere e proprie tracce musicali ben elaborate che non fanno rimpiangere i "vecchi tempi". Come sempre, comunque, il gioco si fa notare per l’assenza di un doppiaggio, a parte gli ormai familiari "Obiezione!","Ecco!" e "Un attimo!" che da sempre contraddistinguono la serie.
Trucy ricopre il ruolo di aiutante del protagonista, un po’ come Maya nei capitoli precedenti
Il verdetto
Apollo Justice è oggettivamente un degno esponente della serie Ace Attorney, anche se i fan di vecchia data potrebbero storcere il naso davanti alla condizione degli eroi dei precedenti capitoli. Il gameplay è comunque quello di sempre, con qualche gradevole aggiunta, e i miglioramenti seppur minori si notano e fanno piacere: se amate questa serie, insomma, non c’è alcuna ragione per ignorare Apollo Justice.